Attualità

Nei luoghi dell'omicidio. Un parco alla memoria del giudice beato Livatino

Antonio Maria Mira domenica 12 febbraio 2023

Nasce il “Parco Livatino”, in memoria del giudice beato, martire della fede e della giustizia, e di tutte le vittime di mafia che hanno perso la loro vita per servire fedelmente lo Stato e i cittadini. Sorgerà proprio dove il 21 settembre 1990, il giovane magistrato, beatificato il 9 maggio 2021, venne ucciso dai killer mafiosi. Ieri nel Seminario arcivescovile di Agrigento è stata presentata l’iniziativa promossa dalla delegazione provinciale del Co.N.Al.Pa. (Coordinamento nazionale per gli alberi e il paesaggio) intitolata al “Beato Rosario Livatino”, e fortemente sostenuta dall’Arcidiocesi.

Il “Parco Livatino” interesserà l’area adiacente la stele commemorativa dell’uccisione del giudice in Contrada Gasena sulla statale 640, e interesserà circa 4.500 metri quadrati concessi gratuitamente per dieci anni dall’Anas. Dal luogo dove l’utilitaria del giudice venne bloccata dai killer, alla scarpata dove Livatino cercò di sfuggire, fino al luogo dove gli assassini mafiosi lo raggiunsero per infliggergli il colpo di grazia. Il progetto prevede la bonifica l’area che circonda la stele che ricorda il magistrato, la realizzazione di un percorso che raggiunga il luogo dove Livatino, fuggendo lungo la scarpata dopo i primi colpi, venne raggiunto e ucciso dai mafiosi, ai quali si rivolse dicendo: «Picciotti che cosa vi ho fatto?». Saranno costruite due piccole rampe, per superare il dislivello, con staccionate e impianto di illuminazione alimentato da pannelli fotovoltaici, anche per il funzionamento di un sistema di videosorveglianza. Bisogna, infatti, ricordare che la stele, posta sul luogo dai genitori di Livatino, è stata più volte danneggiata e oltraggiata. L’area sarà inoltre rimboschita con alberi e altre piante tipiche della vegetazione siciliana, un altro modo per ricordare il giovane magistrato che fu tra i primi a occuparsi di inchieste in tema ambientale, come quelle sull’abusivismo edilizio e gli incendi boschivi, anche su questo un vero precursore.

Anche questo sarà ricordato su alcune tabelle che illustreranno la sua vita e quella di carabinieri, poliziotti, magistrati che sono stati uccisi dalla mafia. Infatti, spiega Domenico Bruno, presidente del Co.N.Al.Pa. agrigentino, ex commissario del Corpo forestale siciliano e stretto collaboratore di Livatino nelle inchieste ambientali, «il Parco della Memoria dovrà diventare una meta speciale per le scolaresche, le famiglie e tutte quelle persone che intendono onorare la memoria dei nostri eroi, gli eroi del popolo siciliano che sono stati uccisi dalla mafia perché cercavano di riscattare tutte le persone oneste che vivono la loro vita spesso offesa da uomini senza scrupoli, privi da valori e sentimenti di umanità».

E non è dunque un caso che la progettazione del Parco è stata curata da Giovanni Lo Iacono, agronomo e presidente della cooperativa Rosario Livatino che nei territori di Naro e Canicattì, il paese del magistrato, coltiva terreni confiscati ai clan mafiosi, alcuni dei quali proprio per opera del giovane giudice, dando lavoro vero e pulito, un modo concreto per trasformare la memoria in impegno. E così vuole essere il Parco, che verrà realizzato senza alcun finanziamento pubblico, e solo grazie alla buona volontà di chi vuole mantenere vivo il ricordo e l’esempio del “piccolo giudice”. Infatti a breve sarà online il sito www.parcolivatino.it e attivato un conto corrente bancario sul quale confluiranno le donazioni da parte dei cittadini che vorranno contribuire alla realizzazione dell’opera.