Vai a capire se è un’atroce, beffarda presa in giro del caso o un piccolo segno di speranza: un medico, sette o otto giorni fa, è dovuto entrare nella zona rossa per recuperare qualcosa dalla sua abitazione inagibile e s’è accorto che, lì vicino, c’era una televisione rimasta ancora accesa in un appartamento altrettanto inagibile. La vita intanto resta più forte di tutto: nelle tendopoli c’è un giorno fisso della settimana per il cambio delle lenzuola. E i bagni chimici per chi vive in queste case di stoffa stanno, pian piano, lasciando il posto a quelli più o meno fissi e soprattutto collegati alla rete fognaria. I pomeriggi nei campi d’accoglienza sono soprattutto nelle piccole mani dei bambini che giocano allegri e tutti insieme, che ti scorrazzano intorno e scherzano coi volontari. Gli anziani no, loro più sono in là con gli anni e più spesso se ne stanno seduti, silenziosi, davanti la tenda che li ospita. Alle 3 e 32 della notte appena trascorsa, un mese fa, il 6 aprile, uno spettro aveva agitato d’improvviso la terra, aggredito una città e tanti paesi. Eppure non lui ha ucciso 303 persone e lasciate quasi settantamila senza casa, non lui ha sbriciolato tanti edifici costruiti chissà in quale ' modo' qui dove tutti sanno da sempre che questo spettro ama apparire. E neppure adesso è pago, ma continua a usare i nervi della gente come elastici di fionda. Le tendopoli sono ormai 177, sparse in tutta la zona colpita. E percorrendo in lungo e in largo la provincia aquilana ci si accorge che nelle strade sono spuntate pubblicità di strepitose offerte per la «fornitura chiavi in mano di case in legno», perché va bene il volontariato e un mare di solidarietà, ma anche il business vuole la sua parte, magari facendo leva sulla paura (che garantisce belle e solide prospettive). Poco lontano da uno di questi cartelloni, nella tendopoli di piazza d’Armi la prima e la più grande con le sue 1.300 persone e, forse proprio per questo, quella in qualche modo un po’ più simbolica - un gruppo di psicologi ha radunato gli adolescenti, ha capito che a molti di loro piace la musica latinoamericana e così sta attrezzando una specie di 'scuola' per questi balli. E anche questa è normalità, anche questa è una strada per reagire alla tragedia. Sempre nella tendopoli di piazza d’Armi da ieri pomeriggio è aperta anche una 'Sala studio' per gli universitari: nessuna pretesa, è solamente una gran tendone con tavoli e sedie, però ci si può concentrare meglio sui libri e addirittura far finta che assomigli al soggiorno o alla camera dove si studiava fino a un mese fa. I giorni non sono facili, non fosse che perché cominciano a essere tanti, come tanta è la gente costretta e ammassata. Certo, anche questo si prova a combatterlo, per esempio la domenica vedendo le partite davanti alla grande televisione e tifando, sfottendosi, imprecando. Sempre però tutti insieme, ché, a dividerli, i disagi certi momenti sembra diventino più leggeri. Nel frattempo in città e nei paesi vanno avanti i rilievi sugli edifici. Fino a ieri sono stati 24.009 i sopralluoghi fatti dalle squadre dei tecnici per il censimento dei danni: 21.684 in edifici privati, 633 in edifici pubblici, 38 in ospedali, 108 in caserme, 422 nelle scuole e 1.119 in edifici per attività produttive. I dati raccontano che il 53,4% delle strutture è risultato agibile e il 23,2% inagibile, però a guardarsi in giro (specie dopo aver sentito la gente di qui) paiono percentuali assai... larghe, specie la prima. Non solo scuola e lavoro, infine. Laboratori di gioco e ricreativi si stanno realizzando in coordinamento con gli psicologi del Dipartimento della Protezione civile, la Croce Rossa Italiana, l’associazione di Protezione civile ' Radio e Non solo' e con l’Agesci. Feste per i più piccoli sono state organizzate nella tensostruttura della mensa di Acciano ( dove sono arrivati i bambini di Acciano, Goriano Valli, Tione degli Abruzzi e Santa Maria) e in quella di Pizzoli (dove vivono i ragazzi di Pizzoli, Barete e Arischia), per un progetto che la Protezione civile ha intenzione di estendere in tutti i campi. E sabato s’inaugura la prima chiesetta che non sia sotto una tenda: a Cansatessa. È in legno e alluminio, costruita in un batter d’occhio dalla provincia di Trento e dai suoi volontari. Curata fin nei particolari. Bellissima. Un pezzetto di Trentino calato alle porte dell’Aquila...