La proposta. Un logo per i prodotti delle scuole: potrebbe funzionare davvero?
Studenti all'esterno di un liceo romano
La scuola alla perenne ricerca di fondi per promuovere nuove iniziative, potrebbe commercializzare prodotti realizzati dagli studenti, con il logo del Ministero dell'Istruzione e del Merito. Un segno distintivo che caratterizzerebbe il frutto dell'ingegno di alunni e insegnanti. L'idea del “marchio di qualità” è venuta al ministro Giuseppe Valditara, che l'ha annunciata pubblicamente questa mattina all'inaugurazione del liceo musicale “Zucchi” di Monza. Ad allievi e docenti, il ministro ha proposto «l'incisione di brani da commercializzare con il logo del ministero» quale «strumento di finanziamento della scuola». E la pratica potrebbe essere diffusa in tutti gli istituti italiani, con il logo “made in scuola” cucito su felpe, zaini e materiale vario.
L'idea di Valditara si inserisce nel solco di un «proficuo dialogo» tra la scuola e il mondo dell'impresa, per cui «abbiamo voluto creare una direzione apposita», ha ricordato il Ministro. «Questo modello è l'antidoto più forte contro ogni forma di devianza, di bullismo e dispersione - ha sottolineato Valditara -. Quando un ragazzo, qualunque sia la sua origine, trova nella scuola un momento di realizzazione, trova insegnanti generosi e preparati, trova istituzioni così armoniche, quel ragazzo sa che il futuro è nelle sue mani, ha possibilità di crescere in modo sano. L'antidoto più forte è una scuola che sappia valorizzare i talenti. È da qui che voglio partire».
La proposta di Valditara è stata accolta con favore dall'Associazione nazionale presidi: «Le scuole hanno sempre bisogno di risorse finanziarie aggiuntive - sottolinea Mario Rusconi, presidente Anp di Roma -. Quindi, nuove iniziative sono utili per acquisire le risorse di cui la scuola ha bisogno». «Ben vengano tutte le idee utili ad esaltare il grande e qualificato lavoro che studenti, insegnanti, dirigenti e personale Ata realizzano a scuola - interviene Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola -. Questo è un esempio concreto di quanto non sia necessario un “liceo del made in Italy”, perché la cultura del “made inj Italy” è trasversale a tutte le esperienze formative delle nostre scuole».
Netta contrarietà arriva, invece, dalla segretaria generale della Flc-Cgil, Gianna Fracassi, che definisce le parole dei Ministro uno «scherzo». Ricordando che «chi deve trovare i modi, ma più che altro le risorse per finanziare la scuola, è il ministro non gli studenti, vendendo “i prodotti” come li ha chiamati Valditara».