Ventimiglia. A decine dormono in spiaggia. Il vescovo: governo riapra centro migranti
Una foto di archivio: migranti al confine tra Italia e Francia
La diocesi di Sanremo-Ventimiglia chiede al governo un rinvio della chiusura del centro di accoglienza di Campo Roja, prevista per oggi. La struttura di Bevera, frazione di Ventimiglia, non ha in effetti mai riaperto dopo il lockdown, ma ora la situazione rischia di precipitare: almeno 100-150 persone sono in attesa per provare a varcare la frontiera francese, da soli o con i passeur, e dormono qualche giorno in spiaggia o sugli argini del fiume, continuamente sostituiti dal turn over della speranza. Finita l’emergenza Covid, Campo Roja si è progressivamente svuotato fino a ospitare solo una trentina di persone che hanno chiesto asilo.
Ieri è arrivata alla Croce Rossa, che ha in gestione la struttura, la comunicazione di cessata attività dalla prefettura di Imperia; gli ultimi ospiti sono stati trasferiti in un centro di accoglienza straordinario in provincia. Domenica scorsa le associazioni solidali del territorio avevano protestato invano con un flash mob per scongiurare tale esito. Il 7 luglio il centro era stato visitato dal prefetto Michele Di Bari, capo del dipartimento delle libertà civili e immigrazione, il quale aveva assicurato le autorità locali sull’intenzione del Viminale di alleviare il territorio dai disagi e la prefettura e le forze dell’ordine hanno fatto sapere che puntano sul blocco preventivo dei flussi in arrivo nella città di confine.
Ieri sera il vescovo Antonio Suetta ha scritto una lettera al ministro dell’Interno per chiedere perlomeno un rinvio, visto il numero elevato di persone che dormono all’addiaccio, bambini compresi. Il prelato non nasconde preoccupazione e perplessità: «È una decisione che fatico a capire, non tanto nel merito perché non conosco le ragioni della scelta, ma nella prospettiva della gestione del fenomeno migratorio, soprattutto in questa stagione di aumento degli sbarchi. Per due ragioni. Primo perché aumenta la sofferenza dei migranti, in particolare quelli più fragili, come le famiglie con minori. Poi c’è un problema per la città perché, senza un punto di accoglienza, le persone stazionano all’aperto».
Dalla prefettura nessuno ha fornito spiegazioni, a parte l’assicurazione al sindaco che i migranti saranno prima di Ventimiglia. «Non so quanto sia effettivamente possibile – aggiunge il vescovo – , ma forse era meglio prima fermarli e poi smobilitare il campo. Invece la visione del governo è che la presenza di un campo attrae migranti. Questo è a mio avviso solo parzialmente vero, perché Ventimiglia rimane una rotta obbligata per i migranti sul territorio italiano che desiderano andare altrove, meno complicata della Svizzera e del Brennero. Se gli stranieri continueranno ad arrivare, il disagio aumenterà. Vista l’emergenza sanitaria, non è nemmeno possibile per le parrocchie effettuare accoglienze come nel 2015. In una parrocchia abbiamo potuto ospitare qualche famiglia. Auspico che le autorità dispongano modalità alternative per far fronte alle diverse situazioni, con un rinvio della chiusura di Campo Roja a dopo l’estate».
Aperto nel luglio 2016 proprio per accogliere le centinaia di persone che dormivano da un anno nella parrocchia delle Gianchette, nel massimo dell’emergenza il campo di transito (specie peraltro non prevista nell’ordinamento italiano) è arrivato a ospitare oltre 750 migranti. Numeri progressivamente ridottisi a causa della diminuzione degli sbarchi. Nel marzo 2017 la prefettura aveva imposto una stretta: al campo, dove agli uffici della Croce Rossa si era affiancato un presidio fisso di polizia, potevano accedere solo gli stranieri che accettavano di farsi identificare tramite impronte digitali.
Ricorda bene quel periodo Maurizio Marmo, presidente della Caritas Intemelia, il cui centro di ascolto vicino alla stazione è il riferimento per cibo, docce e abiti prima di provare a varcare il confine: «I migranti continuano ad arrivare, in media tra i 40 e i 70 al giorno. Ora avremo persone costrette a muoversi in diversi luoghi della città. Noi continueremo a fornire le colazioni al mattino e sicuramente le associazioni francesi lo faranno la sera. Ma mancherà l’assistenza legale che veniva fornita al Campo Roya, come una serie di funzioni utili a chi era in transito e pure a chi si fermava. Si prevedono arrivi in aumento sia dalla rotta balcanica che dall’Africa». In questi giorni si sono visti in città i primi tunisini diretti in Francia: Lampedusa e Ventimiglia sono più che mai legate da un lungo filo, anche se pochi se ne ricordano.