È l’ultima volta che gli ispettori dell’Unione europea verranno a Napoli. La promessa, o la minaccia, è del capo delegazione Pia Bucella: «Ora vogliamo un piano di gestione del ciclo dei rifiuti chiaro, preciso e messo in atto – ha affermato ieri, ultimo giorno di visita in Campania –. La Regione ha detto che le linee per il ciclo della gestione dei rifiuti saranno pronte entro la fine di dicembre, a marzo saranno adottate. Vedremo. Vogliamo solo essere sicuri che vengano spesi bene i fondi europei».Se il piano della Regione Campania dovesse, ancora una volta, dimostrarsi un fallimento. l’Italia sarà nuovamente deferita alla Corte di Giustizia europea oltre a vedere definitivamente allontanarsi i 150milioni di euro stanziati dall’Ue per il ciclo dei rifiuti e da tre anni congelati dalla Commissione europea. «Le risorse saranno sbloccate solo quando la Regione Campania avrà approvato un Piano per i rifiuti credibile, che individui anche le soluzioni transitorie nelle more dell’entrata in funzione degli impianti necessari per lo smaltimento dei rifiuti, che richiederanno almeno due, tre anni», ha ulteriormente precisato Pia Bucella indicando in Napoli «la chiave di volta per uscire dall’emergenza. La città deve compiere un grande sforzo per incrementare i livelli di raccolta differenziata; nel contempo, dovranno essere individuate soluzioni-ponte verso gli impianti capaci di evitare che si cada nell’ennesima emergenza».Il problema infatti è sempre lo stesso: la raccolta differenziata resta al palo e i sacchetti di spazzatura tal quale bloccano il ciclo dei rifiuti.Ieri la delegazione europea ha ispezionato il sito di Taverna del Re dove da anni sono stipate 8 milioni di tonnellate di rifiuti in balle, impossibili da smaltire perché non c’è inceneritore in grado di bruciarle e se mai esistesse occorrerebbero 25 anni. Gli ispettori europei hanno mostrato disappunto ed espresso molti dubbi, gli stessi di quando hanno visitato l’impianto di Acerra. «Per smaltire le ecoballe occorrono tempi tecnici non coerenti con quelli della Corte europea, ma la Commissione ha capito che se realizzeremo subito gli impianti, si possono allungare i tempi per la sentenza», ha spiegato l’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano, che propone una soluzione aggiuntiva a quella prevista dal decreto legge del governo di un termovalorizzatore dedicato: «Trattarle per produrre combustibile da rifiuti di qualità che normalmente è impiegato per centrali elettriche, fonderie e acciaierie». I tempi stimabili per il completamento dell’operazione sono comunque lunghi, 6 anni.La situazione a Napoli e provincia resta intanto drammatica anche se non ci sono rischi immediati di tipo sanitario. «Certo, non si può dire che il rischio non esista – afferma il Direttore del Dipartimento prevenzione della Regione, Giuseppina Amispergh - ma finora non c’è stata alcuna impennata e la situazione è sotto controllo». Non così sul fronte caldo dei cumuli di rifiuti. «La situazione è ormai senza vie d’uscita», lamenta l’assessore all’Igiene urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli. Si cerca un sito di stoccaggio, un’alternativa alla situazione determinata dalla chiusura della discarica di Terzigno e al congestionamento degli impianti di tritovagliatura di Tufino, Giugliano e Caivano. «Domani (oggi, per chi legge) andremo a Roma – dice Giacomelli – al tavolo tecnico unificato, ma lì si parlerà di altro. Si penserà ai termovalorizzatori e non a un’emergenza che è invece molto semplice».Sarà ribadita la richiesta di solidarietà alle altre Regioni per trasferire i rifiuti fuori dalla Campania. «Ma – preannuncia l’assessore – non vedo prospettive rosee».