Una raccomandazione è sempre la stessa: l’Italia e i Paesi membri dell’Unione europea devono accelerare sui ricollocamenti dei migranti. Da Bruxelles arriva l’ennesimo richiamo. I progressi compiuti nell’ultimo mese non sono sufficienti, soprattutto in vista del periodo estivo con la nuova e temibile (dal punto di vista numerico e quindi gestionale) ondata di arrivi. L’Italia, fra i primi approdi di chi fugge dalla guerra e dalla fame, deve quindi organizzarsi e aprire altri hotspot. Secondo la Commissione europea, infatti, i centri di identificazione operativi di Pozzallo, Lampedusa, Trapani e Taranto non sono sufficienti per gestire il flusso attualmente in arrivo sulle coste italiane. «Visti i picchi nel numero degli arrivi degli ultimi giorni, è diventato chiaro che la capacità degli hotspot operativi non sarà sufficiente durante i mesi estivi» evidenzia la Commissione europea nel suo terzo rapporto sulla redistribuzione e il reinsediamento, pubblicato ieri. L’esecutivo comunitario, oltre ad invitare l’Italia ad aprire al più presto gli hotspot già programmati ad Augusta e a Porto Empedocle, sollecita l’apertura e l’individuazione di strutture 'mobi-li', in aggiunta alle sei già identificate e previste. «Dato l’alto numero di sbarchi avvenuti fuori dalle zone degli hotspot attuali, le autorità italiane dovrebbero velocizzare la creazione di hotspot mobili. A questo scopo, le autorità italiane stanno finalizzando la loro creazione che dovrebbe essere operativa prima dell’estate », prosegue il rapporto. Disponibilità assoluta da parte del Viminale. «Decideremo dove metterli in base alle esigenze», ha detto Alfano. «Gli hot spot galleg- Lgianti permetteranno – ha aggiunto il ministro – di fare operazioni di identificazione direttamente a bordo delle navi senza far fuggire nessuno». Intanto però i numeri del ricollocamento sono ancora lontani da quelli previsti e concordati dall’agenda comunitaria: ad oggi solo 6.321 persone sono state reinsediate da Grecia e Italia sulle 20mila previste da luglio 2015. «In base alle ultime informazioni disponibili, circa 46.000 richiedenti asilo e migranti si trovano nella Grecia continentale, in attesa che la loro situazione venga esaminata» sottolinea il rapporto. Il numero di quelli dalla Turchia «continua ad aumentare» e «dal 4 aprile 2016 sono stati reinsediati 177 siriani». Il numero maggiore è stato accolto dalla Svezia (55), seguita da Germania (54) e Olanda (52). In tutto 19 Stati membri e uno associato hanno indicato che attualmente circa 12.200 posti sono stati previsti per i reinseidamenti dalla Turchia, di cui 1.900 tra maggio e giugno 2016. «Non possiamo considerarci soddisfatti dei risultati ottenuti finora » commenta il commissario per la migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, Dimitris Avramopoulos. «Dobbiamo reagire velocemente – aggiunge – all’urgente situazione umanitaria in Grecia e impedire qualsiasi deterioramento della situazione in Italia. È importante aumentare il ritmo delle ricollocazioni e produrre pieni risultati per quanto riguarda il meccanismo 1:1 come parte della dichiarazione Ue-Turchia». Ma proprio per l’attuazione del tanto contestato accordo, una famiglia siriana, composta da quattro persone - una coppia di genitori con due figli - è stata rimandata ieri dalla Grecia alla Turchia. Lo stesso viaggio al contrario, fatto alcuni mesi fa, sfidando il mare e i trafficanti.