Che tipo di missione sarà quella ipotizzata ieri dai ministri degli Esteri e degli Interni a Lussemburgo, ancora nessuno lo sa bene. Una portavoce del commissario europeo alle Migrazioni Dimitri Avramopoulos ieri era sembrata confermare che sarà una missione militare, in realtà poi si è capito che è stato un fraintendimento. Tanto più, sottolineano fonti Ue, che una missione del genere non dipende dalla Commissione Europea, ma dagli Stati membri e dal Servizio di azione esterna Ue guidato dall’Alto rappresentante Federica Mogherini. «Siamo a una fase appena embrionale, tutto è molto vago ed è troppo presto per poter qualificare la possibile missione», sottolineano fonti comunitarie. Qualche elemento in più potrà emergere domani al summit straordinario Ue. Una cosa è però chiara già da lunedì: almeno una componente militare è plausibile, visto il “modello” cui dovrà ispirarsi, con le debite differenze, citato dal comunicato finale della riunione a Lussemburgo:
la missione militare Ue “Atalanta” contro la pirateria a largo della Somalia.La missione fu lanciata nel 2008 per rispondere ai crescenti attacchi di pirati somali nel Mar Rosso e nell’Oceano indiano contro mercantili internazionali e navi Onu. La missione, prolungata fino al 12 dicembre 2016, dal 2012 può inoltrarsi nelle acque territoriali della Somalia ed è coperta da due risoluzioni Onu del 2008. Vi partecipano 15 stati Ue più la Norvegia, in totale sono in servizio cinque navi militari (a rotazione tra i partecipanti), tre aerei militari e un drone, destinati alla sorveglianza ed al riconoscimento di attività legate alla pirateria. Al momento l’Italia partecipa con la fregata Grecale dotata di un elicottero. I risultati sono ottimi: gli attacchi di pirati sono crollati da 168, di cui 43 riusciti, nel 2008, a 3 nel 2014, di cui nessuno riuscito.Si potrebbe insomma pensare di compiere sulla costa libica contro i trafficanti di uomini e le loro barche quello che Atalanta ha fatto contro i “nidi” di pirati sulla costa somala, usando droni e altri mezzi aerei partiti dalle navi militari, le quali a loro volta potrebbero intercettare e distruggere i barconi in mare, salvando ovviamente i profughi. Come per Atalanta, comunque - dovendo intervenire sulle coste di un paese sovrano, per quanto in guerra - sarà necessario un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Insomma i tempi non sono immediati, anche se a Bruxelles sperano che si possa riuscire a completare l’iter entro l’estate. Ma il condizionale è d’obbligo.