Coronavirus. Ue, ecco la road map per ripartire. Von der Leyen: non è un "libera tutti"
Uscire progressivamente dalle misure di isolamento, con protezione prolungate per i gruppi più vulnerabili, rientro a fasi al lavoro, con permanenza di telelavoro, mascherine e applicazioni sui telefonini. Sono alcune delle otto raccomandazioni che questa mattina la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha presentato a Bruxelles. Attenzione, non è un «libera tutti»: la presidente sottolinea che il documento di 13 pagine, intitolato «Comunicazioni su una tabella di marcia verso la soppressione delle misure di contenimento da Covid-19», «non è un segnale che le misure possano essere soppresse già ora», ma il tentativo di «offrire un quadro per assicurare un coordinamento a livello Ue e transfrontaliero». Una risposta indiretta alle critiche di vari Stati (tra cui l’Italia) che proprio per il timore di un segnale sbagliato avevano inizialmente stoppato Bruxelles, costringendola a rinviare la presentazione del documento, inizialmente previsto per l’8 aprile.
Raccomandazioni, appunto: la sanità è da trattato Ue stretta competenza nazionale. «Sebbene la via per il ritorno alla normalità sarà molto lunga avverte il testo - è chiaro che le misure straordinarie di isolamento non potranno durare all’infinito », ma un allentamento «richiederà un approccio ben coordinato tra gli Stati membri e il livello Ue».
Del resto, «il virus continua a circolare e qualsiasi livello di graduale allentamento dell’isolamento inevitabilmente porterà a un aumento di nuovi casi. Ciò richiederà un monitoraggio costante e dettagliato e la disponibilità ad adattare e reintrodurre nuove misure se necessario. Dovremo convivere con il virus finché non sarà stato trovato un vaccino o una terapia». Secondo la prima raccomandazione, «l’azione deve essere graduale », con allentamento «in diversi passi, con tempo sufficiente tra l’uno e l’altro, ad esempio un mese» per verificare gli effetti.
La seconda chiede che «le misure generalizzare siano sostituite da altre mirate». Così «i gruppi più vulnerabili dovranno essere protetti più a lungo »: anziani e malati cronici. Inoltre «le persone con diagnosi o sintomi moderati dovranno restare in quarantena e trattate in modo adeguato». Il documento inoltre propone, tra le «misure di accompagnamento», «una rete per il tracciamento dei contatti attraverso applicazioni di telefonia mobile», su base volontaria, per avvertire i cittadini di un incremento del rischio per la vicinanza di persone infette. Applicazioni «particolarmente rilevanti nella fase di rimozione delle misure».
La terza raccomandazione propone che «la soppressione delle misure inizi con quelle con impatto locale, e poi sia gradualmente estesa con più ampia copertura geografica, tenendo conto delle specificità nazionali». Ad esempio il Lazio potrebbe allentare prima della Lombardia. E poi ci sono i controlli di frontiera che molti Stati hanno reintrodotto. Quelli ai confini interni Schengen, recita la quarta raccomandazione, «devono esser rimossi in modo coordinato», soprattutto quando «la situazione epidemiologica di regioni di confine convergano in modo sufficiente».
Solo in una seconda fase si potranno riaprire i confini esterni. Gradualità anche per il mondo del lavoro: «non tutta la popolazione - quinta raccomandazione - dovrebbe ritornare al lavoro allo stesso tempo, con un focus iniziale su gruppi e settori meno in pericolo ed essenziali per facilitare l’attività economica, ad esempio i trasporti». Inoltre, «visto che il distanziamento sociale dovrebbe restare in vigore, il telelavoro dovrebbe continuare ad essere incoraggiato».
La sesta prevede un progressivo allentamento del divieto di assembramenti di persone, differenziando per categorie: scuole, università, attività commerciali, ristoranti. Nella settima si parla della necessità di continuare a fare intensa comunicazione per convincere la popolazione che «si devono proseguire gli sforzi per prevenire la diffusione del virus». Tra questi, Bruxelles evidenzia l’importanza delle mascherine che «possono ridurre la diffusione dell’infezione», considerando anche quelle di stoffa fatte in case per usi non medici. Infine, Bruxelles raccomanda un «monitoraggio continuo delle azioni intraprese».