Open Arms. Al via udienza preliminare, Salvini: no allo sbarco fu decisione del governo
Ha scelto anche stavolta di essere presente in Aula, Matteo Salvini. Stamattina infatti il leader della Lega è di nuovo a Palermo, nell’aula bunker dell’Ucciardone, per partecipare all’udienza preliminare per decidere se rinviarlo, o meno, a giudizio per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso Open Arms. Dopo una breve sospensione, il gup ha deciso di ammettere tutte e diciotto le parti civili, tra cui ci sono sette migranti e undici associazioni. La difesa di Matteo Salvini avrebbe chiesto, la produzione di alcuni documenti, nell'ambito dell'udienza preliminare a carico dell'ex ministro. Tra i documenti richiesti la deposizione dell'ex ministro Danilo Toninelli a Catania, e i contenuti di una pen drive dove ci sono comunicazioni, mail, libri di bordo della Open Arms e del contratto di governo Lega-M5s.
L’avvocato della difesa Giulia Bongiorno ha insistito sulla sua versione che il divieto di approdo della nave sul territorio italiano è stata una decisione dell’intero governo giallo-verde, non del solo ministro Salvini. Anche il diretto interessato, durante una pausa dell’udienza, ha ribadito che «mi sembra evidente che non ho agito da solo. Secondo Conte non ho agito da solo ma con il governo». Poi riferendosi a due dei migranti presenti quel giorno sulla Open Arms ha aggiunto: «Due dei presunti sequestrati sono tuttora in carcere. Adesso stiamo cercando di capire per quale reato. Due galantuomini che sono in carcere, uno a Ragusa e uno ad Agrigento». Inoltre, le parole di Matteo Salvini alla fine della mattinata in tribunale «a processo c'è il ministro che senza morti e feriti ha difeso le leggi e i confini del suo Paese». Al contrario, ha aggiunto, «durante il mandato dell'attuale governo con l'attuale ministro dell'Interno si sono registrati morti e feriti». L'udienza è stata aggiornata al 20 marzo.
Ma nel pomeriggio è il legale della ong spagnola Open Arms a replicare a Salvini punto su punto. Innanzitutto «concedere il place of safety era un dovere del ministro dell'Interno», ha detto l'avvocato Arturo Salemi, aggiungendo che a Malta non era possibile lo sbarco per motivi di sicurezza. In più il legale dice che «Salvini ha più elementi di me», se sa che alcuni dei migranti arrivati su quella nave nel 2019 ora sono in carcere e crede che «ci siano tutti gli elementi per poter arrivare al dibattimento».
Il processo
Il caso, il terzo che vede imputato Salvini all’epoca dei atti ministro dell’Interno, fa riferimento alla vicenda dei 164 migranti salvati il primo agosto 2019 dalla nave di una ong spagnola, ’Open Arms’, a cui viene vietato l’ingresso nelle acque italiane. Il 20 agosto 2019 il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, dopo un’ispezione a bordo della nave, bloccata fuori dal porto di Lampedusa, dispone il sequestro preventivo d’urgenza della nave, l’attracco e l’evacuazione immediata dei migranti a bordo, ravvisando una situazione di emergenza. I reati ipotizzati, anche in questo caso come in quello precedente della nave Gregoretti, sono sempre gli stessi: sequestro di persona e per abuso e omissione di atti di ufficio.