Profughi ucraini. Storie di accoglienza, dal neonato a chi studia italiano per lavorare
Profughi di Odessa in attesa di lasciare l'Ucraina per l'Italia
Sono 113.239 le persone in fuga dal conflitto in Ucraina e giunte fino ad oggi in Italia. In particolare, informa il Viminale, si tratta di 58.964 donne, 15.527 uomini e 38.748 minori. L’incremento, rispetto alle ultime 24 ore, è di 513 ingressi nel territorio nazionale. Si sono intanto conclusi i termini per la presentazione da parte dei Comuni delle domande di allargamento del Sistema Sai per far fronte all’accoglienza dei profughi ucraini. «Siamo in una fase molto delicata in cui si stanno definendo nuovi equilibri e si stanno sperimentando nuovi modelli. Ma i segnali dai territori parlano chiaro, basti infatti guardare ai risultati dei due bandi di allargamento del Sai: quello di ampliamento di progetti già attivi e quello per nuovi progetti. In entrambi i casi, le risposte dei Comuni sono andate ben oltre i posti messi a finanziamento dagli avvisi. I posti finanziati dal Governo sono 4.530, i Comuni, più di 500, hanno risposto per circa 13.000 posti» ha rimarcato il delegato dell’Anci all’immigrazione e sindaco di Prato, Matteo Biffoni.
Il neonato «che si oppone alla guerra»
(Antonio Averaimo, Napoli) È nato a oltre 2mila chilometri da casa sua il piccolo Danyiil, circondato dall’affetto della madre e dell’intera comunità di Ogliastro Cilento, mentre nel suo Paese infuria la guerra e il suo papà è trattenuto al fronte a combattere gli invasori russi. Dopo il parto, avvenuto presso l’ospedale di Agropoli, Danyiil e sua madre Yulia sono tornati nella sede della fondazione "Matteo e Claudina de Stefano", che li ha accolti nel marzo scorso al loro arrivo dall’Ucraina.
Per la nascita di Danyil l’amministrazione comunale di Ogliastro Cilento, piccolo Comune in provincia di Salerno, ha organizzato una festa di benvenuto a cui ha partecipato l’intera comunità. La madre Yulia è una delle madri accolte con i propri bambini nel Comune cilentano da quando è scoppiato il conflitto russo-ucraino. Provengono dalla regione di Kiev. I loro mariti sono rimasti in Ucraina a contrastare l’invasione russa. Per ora stanno tutti bene.
A favorire l’arrivo delle mamme ucraine a Ogliastro è stata una comunità di connazionali che vivono nella vicina Agropoli, che hanno fatto anche da mediatrici linguistiche per le rifugiate provenienti dal loro Paese. Le donne e i loro bambini hanno trovato posto sia nella sede della fondazione intitolata a Matteo e Claudina de Stefano che nella casa canonica della parrocchia retta da don D amiano Modena, che dopo gli anni trascorsi a Milano come segretario particolare del cardinale Carlo Maria Martini è tornato a fare il parroco in Cilento.
«Noi non abbiamo fatto niente di straordinario – dice don Damiano –. Ci è stato chiesto un aiuto da questo gruppo di badanti ucraine e ci siamo semplicemente limitati a darlo». Secondo il sacerdote, la nascita del piccolo Danyiil «rappresenta la vita che si oppone alla morte seminata dalla guerra in Ucraina, dalle tante altre guerre che insanguinano il mondo e dalla fame».
Non solo. «Questo bambino è una benedizione anche per la nostra terra, da cui in tanti vanno via e in cui non nascono più tanti bambini. In un Cilento che si sta svuotando, la nascita di Danyiil è un segno di speranza. Il Cilento – osserva don Damiano – ha in sé un’alta vocazione all’accoglienza, dimostrata anche dall’alta diffusione del turismo in queste aree. I cilentani sono dunque abituati ad accogliere lo straniero». Così è stato anche per le mamme ucraine e i loro bimbi. Fin dallo scoppio della guerra, don Damiano e tutta la comunità di Ogliastro hanno raccolto beni di necessità da inviare in Ucraina.
All’arrivo delle rifugiate ucraine con i loro bimbi la macchina della solidarietà si è moltiplicata, sostenuta dal sindaco Paolo Astone e dall’intera amministrazione comunale. Sono stati proprio loro a dare l’annuncio della nascita di Danyiil sulla pagina Facebook del Comune, salutandola come «simbolo di accoglienza, di rinascita e di amore che vince su tutto».
A Ogliastro c’è chi ha preparato il corredino, chi ha acquistato il passeggino, chi ha raccolto soldi per acquistare pannolini e giocattoli. Sono solo alcune delle cose che la comunità cilentana ha fatto per le nuove arrivate e i loro piccoli. Il maresciallo Viviana Ruocco e il comandante della polizia municipale, Giovanni De Caro, hanno raccolto indumenti. Altri hanno offerto i prodotti dell’orto o hanno fatto la spesa al supermercato, sempre con un occhio alle esigenze dei bambini. Tutti a Ogliastro Cilento si sentono in qualche modo padri e madri adottivi dei bimbi arrivati dall’Ucraina e dell’ultimo arrivato, il piccolo Danyiil, nato nella loro terra.
Imparare la nostra lingua e trovare lavoro
(Chiara Pazzaglia, Bologna) Prima la conoscenza della lingua, poi la ricerca di un lavoro dignitoso. Sono queste le chiavi per l’integrazione delle donne di recente immigrazione. Se hanno figli piccoli, la questione si complica: l’armonizzazione dei tempi di studio, di lavoro e di vita è complessa per le mamme italiane, figurarsi per quelle straniere. Tante giovani ucraine, appena arrivate nel nostro Paese, sono già state coinvolte in percorsi di conoscenza e di responsabilizzazione. Non da sole, ma insieme ad altre donne di altre comunità straniere.
A Bologna, la presidente del quartiere Santo Stefano, Rosa Maria Amorevole, con l’ausilio del consorzio di cooperative Arcolaio e del centro Riesco (Centro servizi consulenza risorse educative e scolastiche), ha messo a disposizione il parco della Lunetta Gamberini e le sale della Casa di quartiere per un corso di lingua italiana e un cammino di accompagnamento di una ventina di migranti appena arrivate in Italia. Metà ucraine, metà pachistane. Mercoledì scorso si sono trovate nel parco per cominciare il loro nuovo percorso di vita nel nostro Paese. Hanno dai 18 ai 70 anni e le accomuna il fatto di non conoscere una sola parola di italiano, o quasi.
Alcune di loro hanno figli piccoli; a questi pensano le volontarie, che si sono messe a disposizione per accudirli, mentre le mamme si dedicano allo studio, ma anche alla socializzazione: il corso si è subito rivelato l’ambiente ideale per fare nuove amicizie. Questo è solo l’inizio: il quartiere Santo Stefano infatti, intende offrire alle partecipanti consulenze gratuite in materia di welfare e diritti sociali, con l’ausilio di alcune associazioni del territorio. Non solo: appena finirà la scuola, i bambini di queste donne potranno frequentare un centro estivo gratuito organizzato nel parco da diverse realtà del Terzo settore.
La presidente, però, ci tiene a puntualizzare che «non stiamo facendo beneficenza. Ci deve essere reciprocità». Infatti, alle migranti verrà proposto di dedicare il tempo libero dal corso, in attesa che anche i figli terminino le loro attività educative estive, alla cura del territorio. «Potranno dare una mano a sistemare la sala, o i giochi usati dai bambini, a fare piccole manutenzioni del parco» dice.
Esperienze e competenze che, poi, potranno rivelarsi utili anche nella ricerca di un lavoro. «Sono tra le ideatrici della Banca del Tempo, in cui ognuno mette a disposizione della comunità le proprie abilità, in cambio di altri servizi – spiega Rosa Maria Amorevole – dunque ritengo che questo stesso principio di reciprocità possa ben adattarsi alla circostanza».
L’ausilio del Terzo settore è stato fondamentale, ma l’ente pubblico ha «cercato di dare concretezza alle azioni che, in maniera un po’ disordinata, si stavano attivando sul territorio per l’accoglienza, in particolare delle donne ucraine». Le fa eco proprio una donna ucraina, Oxana, che partecipa al corso con la figlia Darynna: hanno scoperto dell’iniziativa col passaparola tra connazionali. Sono appena arrivate a Bologna, dove la nonna lavora da tempo come badante.
«Non parliamo italiano, per cui abbiamo cercato un corso che prevedesse una mediazione linguistica e ci permettesse di socializzare con altre connazionali della nostra età» spiegano, in un inglese un po’ stentato. Il loro primo desiderio? «Quello di trovare subito un lavoro», dicono. Anche se Oxana ha già trovato un impiego di qualche ora presso una famiglia. «Saremo qua tanto tempo» aggiunge Darynna, in italiano.