Ucraina. Italia vulnerabile allo stop del gas russo. Con la guerra crescita Ue -1,7%
Un impianto di Gaz System vicino a Varsavia, in Polonia
Crescita negativa nel 2022, con impatto pesante per l’Italia: ecco la conseguenza di un taglio improvviso delle forniture di gas da parte della Russia, secondo la Commissione Europea, che ieri ha presentato le previsioni economiche di primavera.
Non è la stima di base, fondata invece sul proseguimento del normale flusso di gas, ma uno scenario alternativo. Un esercizio inconsueto ma necessario vista l’elevatissima incertezza della situazione legata alla guerra in Ucraina. Con un monito preciso all’Italia: sì a ulteriori misure di sostegno, ma non con lo scostamento di bilancio.
Partiamo dalle previsioni di base, tutte al ribasso per la crescita rispetto a quelle di febbraio e al rialzo per l’inflazione, per via della guerra, del caroprezzi energetico e delle strozzature delle catene di produzione. Si passa sia per l’Ue, sia per l’eurozona dal 4% al 2,7% nel 2022, e dal 2,8% (per l’eurozona 2,7%) al 2,3% nel 2023.
Per il 2022 la Commissione avverte inoltre che quel 2,7% è in realtà, per circa il 2%, un effetto di «trascinamento» del forte rimbalzo dell’economia del 2021 dopo la frenata da Covid nel 2020, la crescita effettiva nel corso dell’anno sarà dello 0,8%. Per l’Italia il taglio è dal 4,1% al 2,4% nel 2022, e dal 2,3% all’1,9% nel 2023.
L’inflazione nel 2022 per l’eurozona è prevista ora al 6,1% contro la stima del 2,7% di febbraio, con un picco al 6,9% previsto per il secondo trimestre. È il dato sull’inflazione, avverte Gentiloni, «più alto nella storia dell’Unione monetaria». Nel 2023 dovrebbe poi ridiscendere al 2,7%. Per l’Italia il dato è il 5,9% per il 2022 e il 2,3% nel 2023.
Lo scenario alternativo, dice Gentiloni, «simula l’impatto di prezzi energetici più elevati nonché il taglio secco delle forniture di gas dalla Russia». Secondo la Commissione, in questo secondo caso, il più grave, la crescita Ue-eurozona sarebbe nel 2022 di circa il 2,5% di percentuale inferiore rispetto alle previsioni di base, nel 2023 di circa un punto. «In entrambi gli scenari – avverte il commissario – la crescita a un anno sarebbe in territorio negativo».
Al contrario l’inflazione schizzerebbe di altri tre punti nel 2022 rispetto alle previsioni base, sfiorando il 10%, mentre l’anno successivo sarebbe più elevata di un punto. L’Italia è tra i Paesi più esposti, giacché, si legge nel documento, «in quanto uno dei maggiori importatori del gas naturale russo tra i Paesi Ue, sarebbe gravemente colpita da brusche interruzioni delle forniture».
Complessivamente, avverte Gentiloni, «per l’Italia, le prospettive a breve termine rimangono deboli, poiché la guerra ha intaccato il sentimento economico e ha esacerbato gli ostacoli esistenti alla crescita». Certo è che l’Italia «non aveva raggiunto il livello pre-pandemia entro la fine dello scorso anno» (al pari di Germania, Spagna e altri quattro Stati membri), dovrebbe farlo nella seconda metà del 2022.
Quanto ai conti pubblici, il deficit italiano dovrebbe continuare a scendere: 9,6% del pil nel 2020, 7,2% nel 2021, 5,8% nel 2022 e 4,3% nel 2023, grazie all’aumento del gettito e della riduzione della spesa primaria. Il debito pubblico è previsto al 150,8% del pil quest’anno e al 146,8% il prossimo.
Il Patto di Stabilità, comunque, resta sospeso quest’anno, e potrebbe esserlo, vista la guerra, anche nel 2023. La Commissione si esprimerà la prossima settimana.
Il governo italiano, avverte il commissario, «fa molto bene a insistere sul fatto che il rispetto del Pnrr è la risposta migliore a tempi difficili». Per ulteriori misure politiche di sostegno, dice, «c’è spazio, ma con prudenza», sottolineando che il governo ha dimostrato di collegare le misure di supporto, che devono essere mirate e temporanee, a fonti di entrate», come «tagli temporali di alcuni programmi» o «la tassazione straordinaria sugli extra profitti».
Se invece tali misure «venissero prese con scostamenti di bilancio, la prudenza sarebbe meno considerata». Altro monito a chi vuole ridisegnare in blocco l’utilizzo del Pnrr: «Sarebbe molto sbagliato – avverte il commissario – in particolare per un Paese come l’Italia che è il principale beneficiario in termini assoluti di Next Generation Eu, avere l’idea che si debba ricominciare da capo».