La nave Diciotti. Migranti, Catania vuole restare umana. La Chiesa: fateli sbarcare
Manifestazione a Catania (Ansa)
A Catania, città dell’accoglienza e dell’integrazione, si guarda con preoccupazione al blocco dei migranti sulla nave 'Diciotti' nel porto. Un luogo in cui da tempo le istituzioni, le realtà ecclesiali e di volontariato si ritrovano, dialogano e agiscono nell’intento di far sentire sicuri e accolti quanti vi approdano.
In prima linea c’è la Croce Rossa che il 21 sera ha rifornito la nave di felpe e di coperte da distribuire per le mutate condizioni climatiche ed è pronta con i volontari: «Siamo in stretto contatto con il comandante della nave – dichiara Stefano Principato, presidente del Comitato di Catania – in questa situazione molto delicata. Va trovata una soluzione al più presto e, in generale, indicare regole a livello europeo, poiché si tratta di un fenomeno e non di un’emergenza, che riguarda persone in condizioni di enorme vulnerabilità».
L’arcivescovo Salvatore Gristina segue con cura la vicenda e ha affidato alla Caritas diocesana il suo pensiero: «La Caritas – afferma il direttore don Piero Galvano – è sempre pronta a fare la sua parte per le sorelle e fratelli che fuggono da situazioni di estrema povertà e sofferenza. Ormai da anni siamo chiamati in causa dai servizi sociali del Comune. Anche nel caso della nave 'Diciotti' forniremo sostegno e conforto, perché è necessario, in questo tempo difficile, essere un presidio di solidarietà umana e spirituale che esorti a tenere le porte aperte per tutti, senza alcuna distinzione. Naturalmente ci auguriamo che l’Europa definisca al più presto una politica di accoglienza che possa garantire i diritti fondamentali di ogni persona».
A questa voce si aggiunge un appello diffuso dall'arcidiocesi metropolita di Catania e dalla diocesi di Acireale: "La Chiesa di Catania unisce la sua voce alle tante che in questi giorni si levano verso le autorità competenti perché i migranti giunti al porto della
nostra città, sulla nave Diciotti, possano finalmente sbarcare e dopo tante peripezie e sofferenze trovare una giusta soluzione alla loro difficile situazione. Chiediamo - si legge nella nota del vicario generale, monsignor Salvatore Genchi - che alle tante ragioni invocate venga anteposta quella umanitaria, che non può e non deve essere ultima fra le tante considerazioni. Abbiamo appreso con sollievo che ai minori è stato permesso di lasciare la nave; chiediamo con insistenza che anche a tutti gli altri migranti, uomini e donne, sia concesso di sbarcare e porre così fine alla drammaticità che stanno vivendo. Attendiamo con fiducia risposte
positive ed eleviamo al Padre, difensore dei deboli, la nostra preghiera".
Particolarmente presente in città è l’opera della Comunità di Sant’Egidio che ha da poco concluso “Tre giorni senza frontiere”, una manifestazione con centinaia di giovani, italiani e migranti, per ricordare il valore dell’inte- grazione. «Al centro va messo sempre l’uomo – dice Emiliano Abramo, presidente di Sant’Egidio – e non la questione politica. Non è certo un’invasione, i numeri sgonfiati parlano chiaramente, eppure si continua a fare campagna elettorale. Da cristiani siamo chiamati all’accoglienza, ma con il blocco sulla nave il diritto viene calpestato e il buon senso messo da parte. In questi giorni si è parlato di sequestro di Stato, una provocazione che rende bene l’idea di ciò che sta succedendo. Fa bene il procuratore Zuccaro ad attivarsi in tal senso. Trovo indecoroso e disumano il modo in cui vengono trattenute 177 persone. Forti sono poi le perplessità sulla legittimità delle decisioni prese dal ministro dell’Interno. Ed è preoccupante la situazione dei minori non accompagnati ai quali, nonostante siano soggetti vulnerabili, è stata concessa la possibilità di sbarcare solo dopo lunghissime trattative. Una nave italiana è già territorio italiano, ancor di più se presente in un porto italiano. Le persone sulla nave sono private del loro diritto alla richiesta di protezione internazionale. La Comunità si offre di far firmare l’istanza di diritto d’asilo. Siamo pronti ad intervenire».
Da Roma la Comunità di Sant'Egidio chiede che si inizino subito le procedure di identificazione dei migranti a bordo della Diciotti, e che sia consentito a chi ne fa richiesta di presentare la domanda di protezione internazionale e che infine sia consentita la libertà di culto, con l'accesso sulla nave dei ministri di culto.
Per i minori non accompagnati a Catania da alcuni anni operano anche i salesiani laici dell’Associazione Don Bosco 2000 con progetti che permettono la scolarizzazione, l’avvio alle professioni o agli studi universitari, ma pure il rientro in alcuni paesi di origine per fare sviluppo nella propria terra con gli strumenti acquisiti. «I migranti sulla' Diciotti' non sono un problema – afferma il presidente di Don Bosco 2000, Agostino Sella –. Catania ne ha già accolti in passato molti di più. Negli ultimi anni le fake news hanno danneggiato milioni di italiani con una comunicazione priva di contenuto e di verità. Ci si è concentrati non su come risolvere i problemi, ma su come farli diventare una risorsa elettorale per una parte o per l’altra! Piuttosto che chiudere i centri che fanno business, si continua a farli esistere per gettare fango su tutti. Si è puntato sulla chiusura dei porti ma la migrazione è un fatto strutturale: non si può bloccare, si può solo governare».
Accoglienza ed integrazione a Catania sono frutto di un intenso e costante dialogo interreligioso e culturale, soprattutto con la comunità islamica guidata dall’imam Keith Abdelhafid che esprime la propria preoccupazione per quanto sta accadendo: «I migranti hanno già passato l’inferno lungo il viaggio e ora si trovano in bilico, proprio quando potrebbero essere accolti e sentirsi sicuri in una città che ha dimostrato ogni volta solidarietà. Non sono certo quest’ultimi il problema del Paese, ma c’è un clima negativo che solo un Europa unita può rasserenare».
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