Eurozona. Cos'è il Mes e cosa prevede la riforma in discussione
Il Meccanismo Europeo di Stabilità (noto anche come Mes o Esm in inglese) è un organismo intergovernativo della sola zona euro che ha il compito di intervenire nelle crisi finanziarie legate ai debiti sovrani e al sistema bancario. Il trattato mette in comune risorse (80 miliardi) che possono essere utilizzate nel caso in cui uno Stato membro si trovi in difficoltà, evitando che il “contagio” finanziario si diffonda in tutta l’eurozona.
Creato nel 2012, la sua cattiva fama è legata alla crisi della Grecia quando furono imposte condizioni draconiane al governo ellenico in cambio del salvataggio finanziario: condizionalità negoziate dalla cosiddetta “troika” – formata dalla Bce, dalla Commissione Ue e dal Fondo monetario internazionale – e caratterizzate da misure impopolari con forti tagli della spesa pubblica. Ma cosa prevede la riforma, attesa sul tavolo del Consiglio Europeo di domani e venerdì? Intanto va ricordato che la linea di credito del Mes destinata al sostegno della sanità, di cui molto si sta parlando in Italia, non è in discusione in questo passaggio.
Come ha spiegato in audizione il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, la riforma prevede l’introduzione del backstop comune (un paracadute finanziario) nel Fondo di risoluzione per le banche, alimentato con contributi annuali del settore bancario, anticipandolo al 2022 (doveva essere il 2024). Il common backstop entra in gioco, se le risorse del Fondo di risoluzione non sono sufficienti, con i fondi del Mes in caso di dissesto di un istituto bancario per garantirne l’operatività e scoraggiare le speculazioni. Non sono state accolte – ha sottolineato il ministro – le richieste di prevedere un regime di condizionalità macroeconomica a carico dello Stato membro della banca avviata alla risoluzione.
L’accordo non prevede tuttavia la garanzia europea sui depositi bancari. Nel corso della trattativa l’Italia e i Paesi con maggiore debito hanno anche chiesto che le linee di credito precauzionali erogate dal Mes agli Stati potessero essere concesse senza bisogno di sottoscrivere un piano preventivo di tagli, ma con una meno vincolante lettera di intenti. Nella versione finale questa modifica, su richiesta del fronte rigorista del nord Europa, è stata limitata solo ai Paesi che rispettano il Patto di Stabilità. L’Italia (e parecchi altri Stati) per usufruire degli aiuti finanziari dovrebbe invece firmare un accordo.
L’intervento del Mes può comportare anche la ristrutturazione del debito dello Stato interessato, quindi una perdita di valore per chi ha titoli pubblici di quel Paese. Secondo i critici, dal 2022 le clausole di azione collettiva (Cacs) renderebbero più facile questa operazione e, quindi, esporrebbero a maggiori rischi i titoli italiani. In realtà le Cacs esistono fin dal 2013. Le nuove regole, ha detto Gualtieri, «non aumentano la probabilità di una ristrutturazione, essendo peraltro attivabili esclusivamente per iniziativa dell’emittente. È solo lo Stato che può decidere, se vuole, di attivarle. È stata quindi evitata la previsione e applicazione di meccanismi automatici di ristrutturazione del debito».