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Calabria. Turni massacranti per 2 euro l'ora. Gli "schiavi" dei lidi: «Noi calpestati»

Domenico Marino, Catanzaro venerdì 5 agosto 2022

A sinistra: la bandiera della Cgil piantata davanti al lido dove Beauty è stata picchiata per aver chiesto la paga che le spettava

Pochi euro l’ora per una giornata a lavare piatti e posate, o fare pulizie. Straordinari inesistenti, contratti in nero o al massimo in grigio. Cioè con una somma ufficiale annotata in busta paga e un’altra pagata in nero, ma a volte negata dai datori di lavoro. Come è successo – se le indagini aperte dalla Procura dopo il video choc girato dalla donna lo accerteranno – a Beauty Davis, 25 anni con una bambina di 4, nigeriana malmenata a Soverato, perla della costa ionica catanzarese. Di solito i casi emergono a fine stagione, quando gli imprenditori negano la somma non certificata. Il problema è nazionale, sottolineano le sigle sindacali, tant’è che domani a Forte dei Marmi è prevista una manifestazione organizzata dall’Usb nell’ambito della campagna 'Cercasi schiavo'. Nel Catanzarese il gruppo è coordinato da Giuseppe Ranieri, oggi insegnante precario ma in passato (dal 2014 al 2021) anch’egli stagionale del turismo. Ha fatto di tutto, dal lavapiatti all’aiuto cuoco, dal cameriere al bagnino, con paghe che andavano da un minimo di 2,5 euro l’ora a un massimo di 6,5 euro.

Su questo ennesimo volto del dramma sfruttamento insiste Vittorio Sacco dell’Usb Calabria, il quale ringrazia Beauty per il coraggio che ha permesso di svelare «ciò che avviene sempre, soprattutto in estate. Lei, tra l’altro, è migrante, quindi ultima tra gli ultimi. Difficilmente personale di colore si vede in sala, relegato in cucina lontano dagli occhi dei turisti. Sono i più sfruttati tra gli sfruttati», aggiunge Sacco. «Dovevamo essere qui perché quel video non racconta una storia episodica, ma di tanti lavoratrici e lavoratori del turismo che non si vedono riconosciuti i loro diritti» conferma il segretario della Filcams Cgil Calabria, Giuseppe Valentino, spiegando il sit-in di Soverato, dinanzi al lido-ristorante 'Mare nostrum' teatro dell’aggressione a Beauty, colpevole, secondo la ricostruzione emersa sinora, d’avere chiesto il pagamento per intero di quanto le spettava per il lavoro nel locale: mancherebbero 400 euro tra quanto previsto e quanto ricevuto dalla giovane, la quale, quando s’è recata nel locale, ha avviato una diretta su Instagram diventata virale. «Un episodio ignobile e di gravità inaudita l’aggressione alla lavoratrice di Soverato cui va la nostra vicinanza e solidarietà. Bisogna reagire uniti di fronte a chi non ha alcun rispetto per la persona e per i diritti fondamentali di una società democratica» ha commentato il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra.

Beauty Davis con la sua avvocata - Ansa

Intanto, mentre per la giovane donna è scattata una gara di solidarietà (con numerose offerte di lavoro), la Procura di Catanzaro ha avviato un’inchiesta: il titolare del 'Mare nostrum', Nicola Pirroncello, 53 anni, è indagato lesioni personali, minacce e furto. Ma l’uomo non ci sta, si difende, dicendosi «affranto e dispiaciuto dell’accaduto» e respingendo «le ignobili accuse rivolte nei suoi confronti. Pur dando atto della reciproca animosità dell’episodio ripreso dalla ex dipendente, deve darsi parimenti contezza di quanto effettivamente accaduto prima delle riprese» hanno scritto in una nota diramata i suoi avvocati Gianni Russano e Salvatore Giunone. «L’ex dipendente – prosegue la nota dei legali – si era portata all’interno dei locali, sedendosi al centro sala, da diverse ore e nonostante già regolarmente remunerata a mezzo bonifico, ha impedito il regolare svolgimento dei servizi di balneazione e ristorazione e reiterato, urlando, la infondata pretesa di pagamento in verità già assolta».

Una condotta, ha poi detto lo stesso titolare del lido in un altro video, «che mi ha costretto a chiamare il 112». Versione respinta dall’avvocata di Beauty Davis, Filomena Pedullà: «Gli inquirenti stanno vagliando i dati relativi al contratto e dell’accordo verbale tra le due parti – ha detto –. Alla ragazza è stato inviato un bonifico di 200 euro quando era stato pattuito un compenso di 600».