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Sanità. Tumori, ecco perché in Italia si sopravvive sempre di più

Vito Salinaro sabato 18 gennaio 2020

Radiografie prima di un intervento

Rispetto alla media europea gli italiani sopravvivono di più alla seconda causa di morte in assoluto (dopo le malattie cardiovascolari): il cancro. La notizia circolava da tempo. Ma è stata confermata, con l’ufficialità dei numeri, ieri mattina, a Bari, nel corso del rapporto "State of health in the EU: Italy. Country health profile 2019". In particolare per il tumore alla prostata – che fa registrare, nei maschi italiani, un’incidenza del 18,1% – la sopravvivenza a 5 anni è del 90%, contro una media dell’87% ottenuta nel vecchio continente. Per il cancro ai polmoni (che ha un’incidenza, in Italia, del 14,1%) la sopravvivenza nel belpaese è del 16% (15% in Europa), mentre per quello del seno il rapporto è del 64% (Italia) contro il 60% (Europa).

Scontato il riferimento del Rapporto al Sistema sanitario nazionale (Ssn) che, «fornendo di norma cure efficaci e tempestive per i pazienti oncologici», fa guadagnare all’Italia «il secondo tasso più basso di mortalità prevenibile nell’Ue, dopo Cipro».

Nel Rapporto ci sono anche note meno liete: tra il 2010 e il 2018, viene evidenziato, oltre 8.800 neolaureati in medicina o medici già in possesso di una formazione completa, hanno infatti lasciato l’Italia. E questo per mancanza di un tirocinio o di una specializzazione per completare la formazione poiché i posti sono limitati a un numero totale assai inferiore a quello dei laureati.

Resta però il dato del progressivo aumento delle percentuali di guarigione in Italia che, come sottolineano l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e l’Associazione italiana registri tumori (Airtum), ha raggiunto, nel 2018, il 63% nelle donne e il 54% negli uomini.

«Concordo nel dire che da noi il Sistema sanitario nazionale fa ancora la differenza. E se in Italia la cultura dello screening raggiungesse le percentuali auspicate si otterrebbero risultati ancora più lusinghieri nella lotta a questa malattia»; così Paolo Ascierto, direttore della struttura complessa di "Oncologia medica, melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative" dell’Istituto nazionale tumori "Pascale" di Napoli.

«Gli italiani – aggiunge – sono comunque sempre più attenti ad alcune delle cause scatenanti del cancro. Qualche esempio? Il fumo di sigarette, in generale, è in diminuzione, mentre cresce l’attenzione a quello che mangiamo, privilegiamo la dieta mediterranea e alimenti come olio d’oliva e pomodori. Inoltre – spiega Ascierto – facciamo meno lampade abbronzanti che rappresentano un fattore di rischio. Tutto questo incide perché la prevenzione inizia dai corretti stili di vita».

E il futuro? «I trattamenti anticancro più innovativi sono sempre più diffusi in tutto il Paese e non necessariamente riservati agli irccs (istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, ndr) o agli ospedali universitari – dice lo specialista –. Certo, i centri ad alta specializzazione non possono essere dietro ad ogni angolo però tutte le regioni hanno almeno un punto di riferimento accreditato. Il futuro ci apre a grandi speranze», assicura l’oncologo.

Nei prossimi 10 anni «la percentuale dei pazienti guariti salirà ulteriormente e in modo considerevole». Le innovazioni nella cura «sono continue grazie all’immunoterapia, alle terapie combinate, ai farmaci target. Solo due mesi fa abbiamo riscontrato avanzamenti importanti nella ricerca su due tumori: l’epatocarcinoma e quello della mammella di tipo triplo negativo. Ma molte altre molecole già si annunciano come determinanti per aumentare decisamente l’efficacia delle attuali terapie».