Dieta vegana. Troppe fibre, ecco perché gli integratori in gravidanza non bastano
(Ansa)
Per un corretto sviluppo del bimbo le diete latto-ovo-vegetariane e vegane sono inadeguate, soprattutto considerando l’ambito neurologico, psicologico e quello motorio. Lo hanno affermato i pediatri riuniti in congresso che sono preoccupati dal problema dell’adeguatezza delle diete vegetariane relativamente alla crescita e allo sviluppo neuro-cognitivo dei bambini. Fortunatamente, nell’ultimo anno, la percentuale dei consumatori vegani è scesa dal 3% circa allo 0,9%. È stato ribadito che l’alimentazione onnivora, basato sul modello della dieta mediterranea, è la chiave della buona salute, in particolar modo per gli infanti e i bimbi piccoli, ma non solo...
Le diete prive di alcune categorie di alimenti inducono spesso all’insorgenza di malattie, se non nel breve, certamente nel lungo termine. Il modello vegano, soprattutto, evidenzia molte carenze nutrizionali come quelle di proteine, zinco, calcio, ferro, vitamina D, Omega 3, iodio, taurina, che è un aminoacido essenziale e soprattutto manca di vitamina B12. Essa è particolarmente importante perché influenza moltissimi processi biochimici come la maturazione dei globuli rossi e il funzionamento del sistema nervoso e può recare danni gravi specie al cervello, in tutte le età, perché è coinvolta nella sintesi dei neurotrasmettitori. Nelle donne, la carenza di B12 provoca la sindrome premestruale con cefalea, astenia, stipsi o diarrea, acne e depressione.
Come integrare allora le carenze nutrizionali della dieta vegana? Introducendo una dieta onnivora, invece la soluzione adottata da vegani e vegetariani è quella di assumere integratori. Mangiando solo verdure, frutta, cereali e legumi si ha la presenza di troppe fibre, che sequestrano molti minerali, fra cui il ferro, il calcio, lo zinco, il selenio e ciò provoca danni alla salute. La giusta quantità di fibre è di 25-30 grammi al dì. Sono molto utili per regolarizzare il transito intestinale, per ridurre l’effetto di sostanze tossiche e per dare senso di sazietà. L’approccio vegetariano – che risulta ugualmente insufficiente durante la gravidanza – è comunque più equilibrato di quello vegano, perché pur rifiutando carne e pesce e salumi, ammette l’introduzione di uova, latte e latticini, per cui le proteine nobili e il ferro di tipo eme e la vitamina B12 sono presenti in giusta quantità e non provocano malattie.
Come dicono correttamente i colleghi pediatri, bisogna evitare qualunque restrizione alimentare almeno fino ai 4 anni di età perché il fisico del bambino ha necessità di assimilare ottime proteine e gli altri nutrienti sopra descritti per costruire muscoli e ossa, e sviluppare tutti gli organi, specie il cervello e il cuore. Se i genitori decidono ugualmente per un’alimentazione vegana, il piano deve obbligatoriamente essere supervisionato da un nutrizionista esperto di età evolutiva, che prescriverà gli opportuni supplementi, in particolare di zinco, ferro tipo eme (contenuto in carne e pesce), vitamina D, vitamina B12 e omega-3. Non è 'naturale' per un soggetto sano o per un infante fare da subito ricorso ad integratori, laddove è possibile si dovrebbe reperire in natura tutto il necessario.
* Docente di Dietetica e Nutrizione Umana all’Università di Torino