Coronavirus: il territorio. Troppa gente in strada, verso una stretta
C’è l’Italia che prova a resistere rispettando le prescrizioni e un Paese spavaldo che, nonostante gli appelli, non accetta di «stare a casa».
Accanto all’Italia prudente che prova a resistere, c’è un’Italietta spavalda e strafottente che non ci sta. E per la quale i continui appelli istituzionali a «stare a casa» non contano nulla. Ne fanno parte tutti quelli che se ne infischiano dei precetti generali, che fanno come gli pare e hanno sempre una scusa pronta. O, a volte, neppure quella.
Ancora ieri, ad esempio, in una Milano angosciata dallo spettro del contagio c’era chi tranquillamente continuava ad affollare i Navigli. In Emilia Romagna, visto il tempo primaverile, dopo la spesa c’è stato chi ha improvvisato un pic-nic in collina. Mentre in Toscana una signora, pare incredibile, ha messo il cane in macchina, è partita ed è arrivata fino a Viareggio per farlo “passeggiare” sul lungomare. Insomma, nonostante ogni giorno la Protezione civile fornisca dati angoscianti su vittime e contagiati dal Covid-19, sono ancora molti gli italiani che continuano a non rispettare i limiti agli spostamenti personali, disposti dal governo per non diffondere il contagio.
I dati del ministero dell’Interno, diffusi ieri, parlano chiaro: in una settimana, su un milione di cittadini controllati dalle forze dell’ordine, 43mila sono stati denunciati, quasi tutti perché fermati mentre erano in giro senza una motivazione valida. E il governo pensa adesso a un ulteriore giro di vite, mentre il governatore campano Vincenzo De Luca afferma, dopo un colloquio con Conte, di aver ottenuto un placet all’utilizzo dell’Esercito per evitare assembramenti.
Sport all’aperto. All’inizio della stretta governativa sugli spostamenti, la possibilità di correre e passeggiare nei parchi era stata lasciata ai cittadini, purché da soli e distanziati di un metro da altri passanti. Poi i sindaci hanno chiuso quasi dappertutto parchi e ville cittadine. Ma gli irriducibili dello jogging si sono ritrovati nelle poche aree verdi agibili, come a Caracalla, nel cuore di Roma, dove ancora ieri mattina erano in molti ad allenarsi. Ma ora il rischio di contatti ravvicinati e di ulteriori contagi preoccupa il governo. «Credo che nelle prossime ore bisognerà prendere in considerazione la possibilità di porre il divieto completo di attività all’aperto», annuncia il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora: «Abbiamo lasciato questa opportunità perché ce lo consigliava anche la comunità scientifica – ragiona il ministro –. Ma se l’appello a restare a casa non sarà ascoltato, saremo costretti anche a porre un divieto assoluto».
Le verifiche del Viminale. Riguardo ai controlli, fanno sapere dal ministero del-l’Interno, nella maggior parte dei casi la denuncia è relativa alla violazione dell’articolo 650 del codice penale, ossia al non aver rispettato un provvedimento dell’autorità. Nella sola giornata di martedì, sono state controllate 187.455 persone: fra queste, 8.089 sono state denunciate in base all’articolo 650, mentre altre 204 per falsa attestazione a pubblico ufficiale. Nella stessa giornata sono stati controllati 111.512 esercizi commerciali: 154 titolari sono stati denunciati e per 33 esercizi è stata sospesa l’attività. I controlli nelle città, lo ricordiamo, sono partiti l’11 marzo e il primo giorno i denunciati furono circa duemila. Ma il secondo giorno si è assistito al raddoppio delle denunce e nel terzo si è raggiunta quota 7mila, poi superata martedì. L’aumento di denunce può essere letto in due modi: da un lato, è figlio di una maggiore capillarità e severità nei controlli; dall’altro, però, conferma come continuino a essere numerose le persone decise ad andare in giro, nonostante i divieti.
L’ira di sindaci e governatori. Una situazione che preoccupa il governo e fa infuriare, da Nord a Sud, gli ammini-stratori locali. A partire dal presidente della regione più colpita, il lombardo Attilio Fontana: «State a casa, se non lo capite con le buone dovremo chiedere al governo provvedimenti più rigorosi». Il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, si sfoga: «Sono arrabbiata. Mentre un sacco di gente sputa sangue e rischia la vita perché il contagio si arresti, ci sono ancora tanta leggerezza e menefreghismo. A Crema e nel circondario, c’è un carnevale di persone che passeggiano in ogni dove. E fanno allegre comitive e chiassosi capannelli, senza rispetto minimo di distanze e spesso senza mascherine». È la sagra dell’irresponsabilità e delle scuse da “furbetti all’italiana”, quella che affiora dai verbali delle forze di polizia. Da Bari, il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, annuncia di aver inviato alla Procura i video degli assembramenti cittadini e di aver proposto di aumentare a 2mila euro la sanzione per chi verrà trovato in strada senza un valido motivo.