Il giorno dopo la tromba d'aria, l'Emilia si appresta a fare un nuovo conto dei danni. Da compilare c'è un ennesimo bollettino di emergenza per una terra che si avvicina all'anniversario del sisma e che, ancora una volta, ha suo malgrado a che fare con parole come crollo, evacuati, ricostruzione. Come se non bastasse la provincia di Ferrara è stata svegliata poco dopo le 7 da una scossa di magnitudo 3.8, senza conseguenze, ma avvertita nettamente dalla gente lungo quasi tutto il cratere. Sono 119 le persone che, tra Modenese (86) e Bolognese (33), hanno dovuto passare la notte fuori di casa per inagibilità, gran parte sono poi rientrate grazie ad interventi tempestivi. Ammonta comunque a diversi milioni il valore delle lesioni, non solo abitazioni con il tetto parzialmente o totalmente scoperchiato dal vortice, ma anche capannoni e casolari agricoli, strutture industriali. E se i feriti alla fine risultano essere poco più di una dozzina, nessuno grave, è l'agricoltura a lamentare il quadro peggiore. Coldiretti valutase chiedere lo stato di calamità: oltre al vento, la grandinata ha rovinato frutteti e colture. La Regione ha annunciato un incontro urgente per attivare le procedure necessarie alla dichiarazione di "evento calamitoso", mentre la Protezione Civile ha ribadito che dopo le recenti frane e alluvioni ci sonoulteriori elementi per chiedere lo stato di emergenza. Ieri sera il presidente della Regione, Vasco Errani, ha visitato i luoghi colpiti, lunedì sarà completato il rapporto d'evento.Intanto per domenica si annunciano piogge e temporali, motivo per cui sono subito scattati i lavori per la messa in sicurezza e per riparare e coprire con teli le aperture sui tetti. "È un altro terremoto", spiega il sindaco di Mirandola,
Maino Benatti. Se San Martino Spino era stata una delle frazioni meno rovinate dal sisma, ci ha pensato la tromba d'aria "a equipararla alle altre", dice amaramente. Gravi danni sono stati registrati alla scuola, all'area artigianale, al centro sportivo. Lì ieri c'era una squadra di calcio, 14 bimbi tra i nove e gli 11 anni pronti a giocare: all'arrivo del vortice hanno trovato rifugio in uno spogliatoio, grazie alla prontezza di riflessi dei dirigenti della Sammartinese. Che era una cosaseria, per il presidente
Riccardo Martinelli, "l'avrebbe capito chiunque: abbiamo visto i container di una struttura vicina che volavano a diversi metri di altezza e si rincorrevano per aria".Anche l'alto Bolognese ha vissuto scene simili: "È stato terribile, non c'è più un albero in piedi, e dire che erano grandi, avevano radici enormi", racconta
Anna Clara Cataldi, proprietaria di un omonimo palazzo settecentesco a Cinquanta di San Giorgio di Piano, a cui la tromba d'aria ha portato via il tetto. "Non ne possiamo più, vogliamo solo rialzarci e tornare alla normalita", dice
Rita Cerchi, consigliere comunale del Pda Mirandola, residente a San Martino.