Attualità

Trivelle e Tempa Rossa, scintille nel Pd

ROBERTA D’ANGELO martedì 5 aprile 2016
Cuperlo: non hai la statura del leader ma coltivi l’arroganza dei capi Renzi: sacrosanto non andare a votare per un referendum sbagliato ROMA È più dura del previsto per Matteo Renzi. La direzione rinviata dopo i fatti di Bruxelles ha più temi di quanti ne avrebbe avuti due settimane fa. Lo scandalo di Tempa Rossa ha esacerbato gli animi e il premier-segretario – che pure era arrivato a Largo del Nazareno ben preparato, con tanto di slide e con un discorso ampio e circostanziato – si ritrova a stringere il campo per far fronte a una opposizione quanto mai agguerrita nei toni, che però si lascia dominare, a conclusione della lunga riunione del 'parlamentino' Pd, da una maggioranza schiacciante, che vota la relazione del leader democratico concedendogli 98 sì contro 13 no (anche degli ex leader Bersani ed Epifani, ma a fronte dei 24 che avevano chiesto al vertice di cambiare linea sul referendum contro le trivelle). Così Renzi parla per più di un’ora, partendo da lontano, attraversando gli Usa e i problemi dell’Europa. Quando si ferma in Lucania, lo fa per vantare al suo governo quell’attivismo mancato da anni in Italia. «Su Tempa Rossa si dice che il governo ha fatto attività di sblocco di un’opera privata che era stata individuata nel 1989. Credo che se si decide che un’opera va fatta nel 1989, c’era ancora il muro di Berlino, ventisette anni dopo lo scandalo non è l’emendamento approvato ma che per 27 anni sono state buttate via occasioni », dice replicando al duro attacco sferratogli in mattinata dal governatore della Puglia Michele Emiliano. E allora se c’è un referendum da fare, il segretario del Pd si sente libero di invitare all’astensione per dire il suo no. Una posizione corretta nel metodo e nel merito, secondo il leader dem. «Ci sia l’onestà intellettuale di riconoscere che la posizione dell’astensione a un referendum che ha il quorum, è una posizione sacrosanta e legittima. Non riconoscerlo è sbagliato e profondamente ingiusto», ragiona. «Non votare un referendum inutile e sbagliato è diritto di tutti: richiederebbe maggiore onestà intellettuale dire che è una posizione costituzionalmente corretta». Quanto alle accuse di essere schiavi delle lobby, questi «sono altri – controbatte il premier – , visto che noi abbiamo fatto la legge sui reati ambientali e siamo pronti a votare il conflitto di interessi». Ma gli argomenti del segretario non convincono l’intera platea. Ad aprire il fuoco è Gianni Cuperlo. «Ti ammiro per come costruisci i tuoi discorsi e i tuoi ragionamenti, con passione, ma penso che non ti stai mostrando all’altezza del ruolo che ricopri in questi passaggi delicati per la vita del Paese e della sinistra, che non hai la statura del leader anche se coltivi l’arroganza dei capi». Da un’altra area della minoranza, il leader della sinistra dem Roberto Speranza non è da meno. «La tua segreteria è stata del tutto insufficiente», accusa. Nel Pd «c’è un leader forte e una sommatoria di comitati elettorali. Quello che manca è un partito». Dopo aver escluso di volerlo sfidare alle prossime politiche, anche Emiliano si toglie qualche sassolino: «C’è un errore politico gravissimo nel confondere un’opera privata con un’opera pubblica, nel consentire alle opere private di saltare le Regioni e quindi di non negoziare neanche le compensazioni ambientali». E allora, per il governatore della Puglia l’emendamento incriminato ha tolto alle Regioni la possibilità di parola sull’opera, ad esempio «sulle compensazioni ambientali », e ha fatto «un regalone ai petrolieri». Accuse che Renzi giudica «volgari». Ma il premier ascolta e non si scompone. Attende la replica per correggere il tiro sulle battute riservate ai magistrati, e rimette in riga l’opposizione. «Questo continuo spararsi addosso è profondamente ingiusto. Questo partito esiste grazie al lavoro di Walter, di Dario, di Pier Luigi, di Guglielmo, di tanti che hanno lavorato a questa comunità», risponde a Cuperlo, per il quale meglio sarebbe una politica di investimenti pubblici che di detassazione. Quanto all’accusa di non essere di sinistra, «ho l’ambizione, Cuperlo direbbe l’arroganza, di dire che essere di sinistra oggi vuol dire creare posti di lavoro», come accade per Tempa Rossa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Renzi domenica a 'In 1/2 ora' (LaPresse)