Attualità

Trieste. La lettera delle associazioni al Paese: «Sulle riforme dialogo costituente»

Viviana Daloiso lunedì 8 luglio 2024

Un momento di confronto tra i delegati

Crocevia di culture e città di confine, Trieste non è solo il luogo geografico della fine e dell’inizio di tutte le cose. Dopo la 50esima Settimana sociale non più. C’è un mondo sull’orlo del baratro della guerra, c’è un’Europa segnata dalla divisioni che non riesce a chiedere pace e riconoscimento della dignità della persona con una sola voce, c’è un’Italia in cui la democrazia, per usare le parole del Papa, «non gode di buona salute», rappresentanza e partecipazione sono in crisi, i cittadini sono più che mai lontani dalle istituzioni, le nuove generazioni e le periferie (anche esistenziali) sono tenute sempre più ai margini. Serve una svolta. Serve che lo spazio di così tante contraddizioni diventi generativo e che tutti siano coinvolti.

I cattolici l’hanno capito. I lavori della Settimana sociale – un’esplosione di democrazia ai tavoli e nelle piazze della città, con oltre mille delegati e seimila partecipanti accorsi da ogni punto d’Italia a interrogarsi sul futuro del Paese – hanno dimostrato più che mai la possibilità d’un dialogo costruttivo sulle grandi sfide sul cammino dell’Italia e la necessità che quel dialogo diventi sistema. Lo scrivono in una lunga lettera al Paese, la firma è quella delle principali sigle dell’associazionismo: Azione cattolica italiana, Acli, Associazione guide e scouts cattolici italiani, Comunità di Sant’Egidio, Fraternità di Comunione e Liberazione, Movimento cristiano lavoratori, Movimento politico per l’unità e Focolari, Rinnovamento nello Spirito e la Segretaria della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali. «È necessaria oggi più che mai quella tensione costituente, che recuperi con magnanimità un desiderio di confronto reciproco nelle differenze, che superi il rischio di radicali polarizzazioni e che diventi impegno a realizzare, a ogni livello, quella “democrazia sostanziale”, la quale consiste nella piena concretizzazione dei diritti sociali per i poveri, per gli “invisibili” e per ogni persona nella sua infinita dignità che rappresentano – come ha ricordato papa Francesco – il cuore ferito della democrazia perché la democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale». È un impegno che parte dall’ambito educativo: dare vita, scrivono, «ad una democrazia partecipata e dal basso, garantita dall’equilibrio di pesi e contrappesi dell’assetto istituzionale della Repubblica, e sostenuta dalla promozione delle autonomie locali in una prospettiva sussidiaria e solidale».

Il riferimento è esplicitamente al tema delle riforme: «Sentiamo il dovere – scrivono in particolare le associazioni – di favorire in ogni modo il dialogo sulle riforme costituzionali. Desideriamo affermare che ogni riforma della Costituzione, nata da istanze sociali plurali e concorrenti debba essere frutto di una comune responsabilità nell’incontro, che crediamo sempre possibile, tra le argomentazioni e le ragioni di ciascuna parte. Analogo metodo, concertato e improntato al dialogo tra forze politiche, sociali e culturali, chiediamo nella valutazione degli impatti complessivi dell’autonomia differenziata sull’unità sostanziale del Paese. Ogni qualvolta negli interventi di revisione costituzionale sia stato violato o venga ancora violato lo spirito di condivisione, a favore invece della ordinaria dialettica dei dibattiti parlamentari tra maggioranza e minoranza, a essere indebolita è la nostra democrazia». Quella democrazia, tornano in mente le parole di Mattarella, «che non è mai conquistata per sempre» e che non è mai «della maggioranza». Va costruita insieme.