Maltempo. "Bomba d'acqua" a Treviso, giovedì i funerali
Di nuovo al lavoro, questa mattina, i vigili del fuoco e la Protezione civile per mettere in sicurezza il torrente Lierza e il suo bacino, nei Comuni di Refrontolo e Cison di Valmarino, in provincia di Treviso, dove sabato sera è avvenuta la tragedia con l'esondazione del corso d'acqua, e un bilancio di quattro morti e otto feriti, di cui due in prognosi riservata. Le vittime sono Maurizio Lot, 52 anni, di Farra di Soligo, Fabrizio Bortolini, 48 anni, di Santa Lucia di Piave, Giannino Breda, 67 anni, di Falzè di Piave e Luciano Stella, 50 anni, di Pieve di Soligo. Per loro sarà celebrato un funerale congiunto giovedì 7 agosto, alle 15. I magistrati della Procura della Repubblica di Treviso hanno aperto un fascicolo d'indagine, per il momento senza indagati e nemmeno ipotesi di reato. Il dragaggio del torrente, di solito limitato a pochi centimetri d'acqua, mentre nelle precedenti alluvioni il volume si alzava di 10, al massimo 20 centimetri, contro il metro e 40 di sabato, è reso necessario e urgente perché le ricognizioni in elicottero del Corpo forestale dello Stato hanno riscontrato numerosi smottamenti e frane a monte del Molinetto della Croda, la località in cui è avvenuto il disastro e dove nel tendone della Pro Loco era in corso la tradizionale "Festa dei omeni", con circa 100 partecipanti. Sulle cause di quanto avvenuto sta indagando la Procura. Diverse le ipotesi: l'eccezionale pioggia caduta verso le 20 di sabato tra le colline del prosecco, in un territorio circoscritto, ma disseminato di piccole frane, il cui scivolamento potrebbe aver appesantito di fango il deflusso del Lierza, e l'ostruzione provocata da alcune balle di fieno, avvolte nel pvc, oltre che dai detriti, materiali che avrebbero fatto da tappo presso una passerella a monte della cascata, nonchè la scarsa manutenzione del torrente. Sia il governatore regionale Luca Zaia, che la Protezione civile e i sindaci, a partire da Loredana Collodel di Refrontolo, hanno tutti respinto le accuse di incuria, sottolineando piuttosto la quantità eccezionale d'acqua precipitata in un ambiente ristretto e fragile. Zaia, che parla di una dinamica da "piccolo Vajont", per altro tenendosi lontano da qualsiasi paragone con l'immane tragedia che nel 1963 ha colpito Longarone e con le responsabilità accertate per quel disastro, ha infatti chiesto il riconoscimento della calamità naturale. E per quanto riguarda l'iniziativa della Procura, il presidente afferma che "è un atto dovuto", tanto più che "è necessaria la massima trasparenza". Il Governo ha rassicurato con l'attivazione di 570 cantieri anti-dissesto per la sicurezza del territorio ed il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha manifestato la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e alla comunità locale. I primi cantieri dell'emergenza, a Refrontolo, si concluderanno tra questa sera e domani mattina, come assicurano i vigili del fuoco che nella giornata di domenica hanno asportato le auto travolte dall'acqua, gli alberi e una quantità enorme di detriti. Subito dopo sarà urgente avviare la ricostruzione. C'è bisogno di un piano Marshall nazionale contro il dissesto del territorio. Piano - protesta Zaia - che oggi non c'è. Solo il Veneto avrebbe urgenza di un miliardo e 700 milioni di euro per finanziare il programma di lavori già predisposto". Lavori che secondo il governatore andrebbero svincolati dal patto di stabilità.