È il momento «di riaprire il cantiere delle riforme e delle cose da fare». Di «tornare a ragionare sulla riforma fiscale, con l’obiettivo di semplificare le aliquote e mettere in campo agevolazioni per famiglia, lavoro e ricerca». Giulio Tremonti arriva in forma al Meeting e rilancia le otto priorità per agganciare la ripresa e mettersi al passo degli altri. Ma sulla riforma fiscale, e sui tre settori da agevolare che prospetta, indica con forza la priorità della tenuta dei conti, invitando a diffidare da chi prospetta soluzioni del tipo «oggi da bere per tutti, al bar, e poi non si sa chi paga». Insomma, par di capire, il quoziente familiare è nel programma, e del resto già lo era: «Avevamo cominciato questo impegno, poi è arrivata la crisi greca e la nostra attenzione è stata distolta». Adesso occorre «studiare e fare i giusti calcoli, perché – avverte – è il politico che firma l’assegno, ma se è scoperto sono le famiglie che lo pagano».Tremonti comunque rivendica che «siamo orgogliosi e convinti della politica che con il governo abbiamo fatto». Il titolare di via XX settembre annuncia poi che potrebbero essere le Poste il luogo per una sperimentazione della «politica di combinazione tra capitale e lavoro con una remunerazione calcolata sugli utili delle imprese». Inoltre Tremonti – in un riferimento indiretto colto dalla platea al caso-Fiat di Melfi – afferma che «una certa quantità di diritti e regole è un lusso che non ci possiamo più permettere: il rischio è avere i diritti perfetti ma poi la fabbrica va da un’altra parte».E il mondo economico appare sollevato dell’esito del vertice del Lago Maggiore, che sembra allontanare la prospettiva del voto. «Sono soddisfatta», dice Emma Marcegaglia appena concluso il suo intervento, alle 17 e lo stesso dirà un’ora dopo al ministro dell’Economia in un breve colloquio alla Fiera di Rimini. «La nostra posizione è molto chiara – ribadisce Marcegaglia – il governo deve governare e portare avanti il programma». Di più: «Se non vengono portate avanti le riforme – rimarca – sarebbe un tradimento della gente seria che nel nostro Paese vuol fare le cose». E avverte: «Alla politica chiediamo concretezza. Non ci interessano cognati, appartamenti e amanti, ma lavoro e occupazione. Compostezza del comportamento, nello stile e nel linguaggio», aveva attaccato nel suo intervento. Poi, nel pomeriggio le notizie più rassicuranti dal Lago Maggiore; gli industriali però hanno chiaro che la legislatura resta a rischio: «Ma non si può accettare di vivacchiare, si devono fare delle scelte: l’economia ha bisogno di crescere».Ma se in mattinata Roberto Maroni era andato all’attacco dei "poteri forti" che avevano attaccato la classe dirigente, da Passera a Montezemolo («la leggo come un’autocritica visto che anche loro sono classe dirigente»), ieri al Meeting, dal mondo economico sono arrivati solo incoraggiamenti al governo, come ribadito dal presidente delle Assicurazioni Generali Cesare Geronzi: «Il governo ha il dovere di andare avanti», dice Geronzi. Sulla stessa linea anche l’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni: «L’Italia ha retto bene. Ora vada avanti».