Manovra. Tregua su evasori e contanti
Dopo le polemiche a ripetizione dei giorni scorsi, i partiti cercano l’accordo su alcune modifiche da introdurre in Parlamento. La web tax esce dal decreto fiscale: sarà recuperata nella legge di bilancio Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri / Ansa-Palazzo Chigi
Manette agli evasori, regime fiscale delle partite Iva, sanzioni per i commercianti che non permettono i pagamenti elettronici, stretta sul contante. E poi ancora quota 100 sulle pensioni e le minitasse come quelle sulle bevande zuccherate. Ruota attorno alle modalità di intervento su questi temi il giro di incontri e vertici che ha visto impegnati ieri da una parte il premier Giuseppe Conte, affiancato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, dall’altro le delegazioni delle quattro forze di maggioranza – M5s, Pd, Italia Viva e Leu – nel tentativo di trovare un punto di intesa sulla manovra.
Una lunga giornata che ha visto prima un faccia a faccia Conte-Di Maio poi gli incontri bilaterali, quindi in serata una riunione collegiale che ha costretto a rinviare a ora tarda il Consiglio dei ministri. Sono gli aspetti sui quali nei giorni scorsi, dopo il varo 'salvo intese' della legge di bilancio e del decreto fiscale collegato, hanno sparato a zero le contraeree dei renziani e del Movimento 5 stelle, ognuno a difendere le sue bandiere e le sue priorità e che ha fatto registrare momenti di forte polemica soprattutto tra il capo dei 5s e il presidente del Consiglio. Una escalation di tensioni che, avverte il Pd, sta mettendo a rischio la navigazione del governo. Come in un canovaccio dal finale scontato, a tarda serata dopo il vertice sembrava raggiunta una tregua politica anche se 'armata', traduzione di un compromesso sul piano tecnico che resta in parte da trovare.
Del resto il governo ha fretta di chiudere il capitolo: la manovra, varata il 15 ottobre, avrebbe dovuto essere già presentata entro il 20 in Parlamento mentre a breve occorrerà dare una risposta ai chiarimenti sollecitati in queste ore dalla Commissione Ue. Alle preoccupazioni sul giro di vite sul contante e le multe ai commercianti che non usano il Pos, si farebbe fronte rinviando al primo luglio l’applicazione delle sanzioni (secondo l’ultima bozza del Dl fiscale 30 euro più il 4% della transazione negata, ma potrebbero ridursi). Sei mesi in più nel corso dei quali il governo si adopererebbe con le parti in causa per tagliare le commissioni bancarie a carico degli esercenti.
Altro discorso quello sull’aggravamento delle sanzioni penali per i grandi evasori, istanza cavalcata dal M5s (che invece frena sulle misure per il commercio) e raccolta dagli alleati ma che sarebbe affrontata in un successivo provvedimento. Più difficile la mediazione in merito alla flat tax al 15% per le partite Iva con ricavi entro i 65mila euro. Una misura già in vigore e confermata dal nuovo governo ma resa dal 2020 meno lineare, con l’introduzione dell’obbligo della tenuta delle scritture contabili e una serie di limiti di spesa. Sull’esigenza di una semplificazione c’è concordanza, ma Palazzo Chigi e il Mef non vogliono indebolire il valore finanziario del provvedimento, che porta alla manovra circa 250 milioni di coperture.
L’idea con cui si è aperto il vertice serale a Palazzo Chigi è quella di un accordo che garantisca l’impianto della manovra, così come delineata nel Documento di bilancio già inviato a Bruxelles, e nel contempo preveda alcune modifiche al testo da introdurre con emendamenti in Parlamento. Durante la giornata però si sono sommate le richieste dei partiti: il Pd ha portato a Palazzo Chigi la proposta di ripristinare il fondo Imu- Tasi per i Comuni e abolire le comunicazioni trimestrali Iva, «per semplificare la vita alle imprese e agli autonomi».
Italia Viva insiste con l’abolizione di quota 100, ma soprattutto non vuole la 'sugar tax' da 200 milioni. Sia Pd, che Iv e Leu, poi, avrebbero dubbi sulla richiesta del M5s di introdurre nel decreto fiscale il carcere agli evasori. Intanto la web tax, l’imposizione fiscale sui giganti di inernet, non appare più tra le misure previste dall’ultima bozza del decreto fiscale e verrà inclusa nel Ddl di Bilancio, spiegano fonti del Mef, dal momento che scatterà dal primo gennaio e non necessita quindi di un’immediata entrate in vigore. L’articolo del Dl che introduceva l’imposta sui servizi digitali a decorrere dal 2020, rendeva operativa la misura introdotta dalla legge di bilancio 2019, con un gettito stimato tra i 600 e 700 milioni annui.