Attualità

Tre scacchieri per mettere alla prova il «sistema italiano»

FABIO CARMINATI giovedì 31 marzo 2016
Tre fronti, tre obiettivi e tre rischi. La “partita” che in questi giorni il governo italiano sta giocando nello scenario nordafricano e asiatico è delicata. Ma fondamentale. In Libia siamo il Paese che più di ogni altro è impegnato in prima persona a fianco del governo di Fayez al-Sarraj: ieri, addirittura, si era sparsa la notizia che a portare il premier sulle coste del Paese che dovrebbe governare fosse stata «una fregata italiana». Notizia poi smentita, ma di fatto “icona” di una situazione che vede il ministro Paolo Gentiloni come principale fulcro della volontà Onu di insediare un governo di unità nazionale, nonostante l’ostilità degli altri due “governi” del Paese: quello di Tripoli e soprattutto quello di Tobruk (un tempo beniamino della comunità internazionale) e ora reietto perché si è rifiutato di ratificare i ministri decisi da Sarraj e dall’inviato delle Nazioni Unite Martin Kobler. Con l’India, nonostante le pacche sulle spalle di facciata da parte dell’Unione Europea (anche ieri reiterate nel vertice tra Unione e New Delhi), l’Italia si trova anche lì sola fronteggiare un colosso con più di miliardo di abitanti. Da anni, (non volendo indugiare sugli errori commessi dalla diplomazia), si lotta tra un tribunale e l’altro sulla pelle di due fucilieri di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Ora all’Aja, in Olanda, la contesa appare ancora lunga: almeno quattro settimane solo per il pronunciamento iniziale dei giudici per l’arbitrato internazionale. Ma anche lì la eventuale possibilità di “ritorsione” da parte del nostro Paese va a fare i conti con gli “interessi nazionali” e con i rapporti bilaterali (anche commerciali). Lo stesso che da più parti viene brandito nella questione delicata e terrificante della morte di Giulio Regeni in Egitto. La Farnesina ha usato parole forti, per ottenere semplicemente quella «verità» che le autorità del Cairo modificano in continuazione. Soltanto tra cinque giorni ci sarà la visita in Italia delle autorità egiziane. Aspettarsi un cambiamento di rotta è improbabile. Come l’appoggio diretto, non equivoco e soprattutto unitario, da parte dell’Unione Europea della quale siamo tra i fondatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA