"Entro pochi giorni penso tre o quattro, e comunque al massimo entro una settimana saranno liberati". Lo ha detto
Mohammed Nuttah, esperto di questioni marittime e consulente del goevrno libico, che fa parte della delegazione libica nei lavori dell'Osservatorio della pesca del Mediterraneo, in corso a Mazara del Vallo (Tp), a proposito dei tempi per il rilascio dei tre pescherecci sequestrati ieri da motovedette libiche. "È tutto a posto, siamo al bordo del peschereccio nel porto di Bengasi e qui con noi c'è anche il console italiano in Libia e il parlamentare Bellotti". L'ha detto per telefono
Francesco Di Giovanni, il capitano del motopesca "Antonino Sirrato", della marineria di Mazara Del Vallo (TP), sequestrato dalle motovedette libiche insieme ad altri due pescherecci, il "Maestrale" e il "Boccia". Di Giovanni ha 35 anni, è padre di due bambini piccoli. "Stiamo bene - continua - Quando tornerò, visto che l'Italia non offre altro, continuerò a fare il pescatore". Intanto, dopo momenti di paura e tensione, la moglie di Di Giovanni, Antinonina Gancitana, è più tranquilla: "Spero di riabbracciare Francesco - dice - al più presto".
MOTOVEDETTE LIBICHE SEQUESTRANO TRE PESCHERECCI ITALIANI Tre motopesca della flotta di Mazara del Vallo sono stati sequestrati nella serata di ieri dalla motovedette libiche. Secondo le prime informazioni comunicate via radio mentre il sequestro era in corso, le imbarcazioni si trovavano tra le 30 e le 50 miglia dalla costa di Bengasi, il porto in cui sarebbero stati dirottati. A bordo dei tre pescherecci ci sono 19 marittimi, di cui 12 siciliani. L'equipaggio del motopesca "Antonino Sirrato" è composto dal comandante Francesco Di Giovanni, dal direttore di macchina Salvatore Gabriele, dal giovanotto di macchina Ottavio Parrinello, dal nostromo Vito Ballatore e dai marittimi Giacomo Gennaro e Antonino Rallo. A bordo del "Boccia" si trovano il comandante Pietro Russo, il direttore di macchina Giuseppe Zinerco, il marinaio Pietro La Spisa e quattro tunisini, mentre sul "Maestrale" sono imbarcati tre italiani, compreso il comandante Gaspare Castano, e tre tunisini.Non sono stati sparati colpi di arma da fuoco per fermare le imbarcazioni, ma i militari libici sarebbero saliti a bordo. . "Questo fermo fa crescere la tensione nella marineria siciliana ed in quella di Mazara del Vallo in particolare. Mi auguro che la vicenda venga chiarita al più presto e le barche possano tornare al lavoro senza alcuna preoccupazione per i marittimi imbarcati sugli stessi natanti. Attendiamo gli sviluppi e siamo convinti che le nostre autorità diplomatiche faranno di tutto perché venga restituita serenità alle famiglie dei pescatori fermati ed a tutta la marineria". Lo dichiara il sindaco di Mazara del Vallo,
Nicola Cristaldi.Della vicenda si sta occupando l'ambasciatore d'Italia a Tripoli, Giuseppe Buccino Grimaldi, al quale il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha chiesto di effettuare interventi presso le Autorità libiche, auspicando che si arrivi al più presto a una positiva conclusione della vicenda. Il console generale a Bengasi, Guido de Sanctis, si è immediatamente attivato per una rapida soluzione del caso e ha già svolto una visita delle tre imbarcazioni, constatando la buona salute degli equipaggi, con i quali si mantienein costante contatto.Si tratta del secondo fermo nel dopo Gheddafi. Il primo risale al novembre del 2011. Protagonista del sequestro, il peschereccio 'Twenty two', fermato dai militari libici a 35 miglia dalla costa, in acque internazionali, e rilasciato dopo cinque giorni grazie ad una pronta attivazione della Farnesina che, tramite l'Unità di crisi e l'ambasciata d'Italia a Tripoli ha subito posto il caso all'attenzione della nuova dirigenza libica. Il presidente del Distretto produttivo per la pesca (Cosvap) di Mazara del Vallo,
Giovanni Tumbiolo - che negli ultimi anni ha stabilito rapporti di cooperazione con diversi Paesi africani - ha già interessato della nuova vicenda il governatore libico Abu Ajar e il viceministro dell'Agricoltura, con delega alla Pesca, Adnan Jibrial. Tumbiolo ha provveduto anche ad informare l'ambasciatore d'Italia a Tripoli, Giuseppe Buccino Grimaldi, ancora all'oscuro del sequestro. "Confidiamo - ha dichiarato Tumbiolo - in una veloce e pacifica soluzione di questa crisi. I buoni rapporti istaurati tra la Libia e la Sicilia nel settore della pesca ci dovrebbero in tal senso essere di aiuto".