Il retroscena. Lo scontro tra Meloni e Salvini sui trattori e il peso del voto europeo
Il leader del Carroccio e ministro della Infrastrutture Matteo Salvini
La testa è al voto di giugno. Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno chiaro un numero e chiaro quello che quel numero vuol dire: agricoltori e allevatori sono complessivamente un bacino elettorale di circa 4 milioni di voti che fanno gola in vista delle elezioni europee. Ecco come va letto lo scontro tra Lega e Fratelli d'Italia su chi si intesta gli aiuti al settore. Su chi è l'interlocutore più affidabile. Per Fratelli d'Italia la colpa è dell'Europa. Per la Lega è molto dell'Europa ma un po' anche del governo che deve ripristinare la sospensione dell'Irpef agricola che costa 200 milioni di euro. Sbaglia insomma chi pensa che lo scontro si tutto "italiano". Lo scontro è europeo. Da giorni i cortei dei trattori hanno invaso le piazze e le strade di mezza Europa per protestare contro le politiche della Ue. Si protesta in Francia. In Belgio. In Germania. In Romania. In Polonia. E i temi sono tanti: la riduzione dei sussidi alla tassazione del settore, le norme green e sui pesticidi, i lauti guadagni della grande distribuzione che falcidia gli utili dei coltivatori.
Ecco perché le manovre e le parole di Salvini vanno anche lette come il tentativo di spezzare l'ipotesi di “Ursula bis” vagheggiata al contrario da Meloni. Con dichiarazioni. E con una serie di contatti sempre più frequenti tra la presidente del Consiglio e quella della Commissione Ue. La sfida tutta italiana su chi parla con i Trattori è allora (in qualche modo) anche la sfida su quale Europa sarà dopo giugno. E il ministro Roberto Calderoli, uno dei generali della Lega, che dice di saper guidare il trattore («Ho la patente da sette anni», ci tiene a far sapere mostrando con orgoglio le foto che lo immortalano sul mezzo della riscossa nel suo noccioleto da 25 mila alberi a Ossano, in provincia di Alessandria sono un messaggio a 4 milioni di agricoltori/allevatori che vogliono segnali immediati da Palazzo Chigi e da Bruxelles.
E Meloni? La premier non parla. Ma il fastidio verso le manovre della Lega cresce ora dopo ora. Come cresce la preoccupazione che le proteste che scuotono mezza Europa oggi sono benzina (e a giugno potrebbero essere voti) per una destra da cui vorrebbe staccarsi. E allora guai a entrare in rotta di collisione con i trattori. Meloni lo ripete in tutte le conversazioni più private. E con le anche Ursula von der Leyen che crede ancora nella corsa per un bis alla guida di Palazzo Berlaymont e strizza l'occhio agli agricoltori: «... Sono la spina dorsale della sicurezza alimentare dell'Ue...». E ora il dialogo politico con il settore e i governi dovrà "continuare".