Attualità

IMMIGRAZIONE. Lo spettro delle adozioni illegali dietro il racket dei documenti falsi

martedì 4 ottobre 2011
Producevano documenti falsi per immigrati africani, non esclusi i bambini, ai quali chiedevano cifre esorbitanti in cambio del 'serviziò. I carabinieri di Roma hanno sgominato una banda indagando 27 persone, nove delle quali arrestate tra Milano, Roma, Civitavecchia, Napoli e Cosenza. Le misure sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Paola Della Monica, che ha accolto la richiesta dei pubblici ministeri, Leonardo Frisani e Barbara Zuin. Le indagini, condotte anche con intercettazioni telefoniche e protrattesi per oltre un anno, hanno consentito ai carabinieri di accertare che l'organizzazione produceva documenti falsi venduti a prezzi esorbitanti a cittadini di paesi africani, che poi espatriavano nel Regno Unito, in Svezia e in Canada transitando per l'Italia. Il giro di affari, tenendo conto solo dell'ultimo anno, è stato stimato in circa due milioni di euro.L'operazione, convenzionalmente denominata 'Piccoli Angelì, vede coinvolti nel traffico migratorio anche bambini. Non si esclude che dietro l'espatrio dei minori ci possano essere adozioni illegali. A capo dell'organizzazione un cittadino eritreo che aveva stabilito la base logistica nella Capitale. Diversi i ruoli rivestiti dai componenti dell'organizzazione: c'era chi era in grado di produrre e fornire documenti falsi; c'erano i finanziatori per le attività di produzione di documenti, compresa la fabbricazione di timbri;  mediatori incaricati di mettere in contatto i migranti e l'organizzazione; infine altre figure fornivano la propria disponibilità a contrarre matrimoni fittizi per consentire l'acquisizione della cittadinanza. Decine le perquisizioni effettuate in Lombardia, Lazio, Campania e Calabria, a seguito delle quali sono state denunciate a piede libero altre 18 persone. Si tratta di cittadini italiani ed eritrei. Sotto la lente d'ingrandimento anche  due agenzie di viaggio, un ristorante e un bar utilizzati con varie finalità dall'organizzazione. All'interno del ristorante, perquisito, è stato rinvenuto materiale per la produzione e falsificazione dei documenti, motivo per cui i carabinieri hanno sequestrato il locale.