I serbatoi a secco dei pullman di Napoli sono l’immagine di un sistema, quello del trasporto pubblico locale, in grave sofferenza, soprattutto per il taglio dei finanziamenti statali operati negli ultimi anni. Il caos di ieri nel capoluogo campano è «solo la punta di un iceberg potenzialmente enorme», conferma Marcello Panettoni, presidente di Asstra, l’associazione che riunisce le aziende di trasporto pubblico locale del paese. Le dimensioni del problema stanno tutte nei numeri che lo rappresentano: nell’ultimo biennio il settore si è visto decurtare le risorse per 893 milioni di euro, oltre il 15% dei 6,5 miliardi stanziati nel 2010 per finanziare il servizio nelle quindici regioni a statuto ordinario. Per garantire la «certezza delle risorse», il presidente Panettoni chiede al governo che verrà «l’istituzione di un fondo nazionale per il trasporto pubblico locale, che assicuri almeno le risorse previste nel 2010». In assenza di segnali concreti da parte della politica, che «non ha mai veramente affrontato questi problemi», la situazione non potrà che aggravarsi e, dopo Napoli, anche altre grandi città saranno costrette a fermare i bus.«La Campania – ricorda Panettoni – soltanto nel 2012, ha ridotto del 27% i finanziamenti, il taglio più consistente a livello nazionale. Ciò ha comportato il fallimento della Eav bus di Napoli, mentre la Anm è costretta a far circolare appena il 40% dei mezzi perché non ha i soldi per il gasolio. Sempre in Campania abbiamo assistito al fallimento della società di trasporto pubblico locale di Caserta, mentre quella di Salerno è in liquidazione volontaria. La situazione – prosegue Panettoni – è drammatica un po’ ovunque e non è circoscritta al Sud Italia. A Genova le difficoltà gestionali sono fortissime, mentre a Firenze il Comune ha ceduto l’Ataf a Trenitalia per poter garantire la continuità del servizio».Che non conosce contrazione della domanda. Anzi, complice la crisi economica, che costringe molte famiglie a lasciare la macchina in garage, ha visto costantemente aumentare il numero dei passeggeri. «Nelle città oltre i 250mila abitanti – conferma il presidente di Asstra – abbiamo avuto un incremento di passeggeri tra il 3 e il 14%, cui corrisponde un aumento della domanda di mobilità a cui siamo costretti a far fronte con risorse drammaticamente scarse».L’aumento del numero di biglietti venduti non ha certo rimpinguato le casse delle aziende. La tariffazione copre infatti appena il 30% dei costi complessivi, percentuale tra le più basse d’Europa, inferiore addirittura al limite minimo stabilito dalla legge, fissato al 35%. A tutto ciò si aggiungono i tagli dei finanziamenti statali e il ritardo dei pagamenti di Regioni ed enti locali.«Con questi chiari di luna – riprende Panettoni – per mandare avanti il servizio, le imprese hanno dovuto aumentare le tariffe, tagliare i servizi, bloccare il turn over, ricorrere a misure straordinarie come esodi incentivati, contratti di solidarietà difensiva ed in alcuni casi utilizzare degli ammortizzatori sociali in deroga».Con le organizzazioni sindacali, le aziende stanno anche discutendo il rinnovo del contratto di lavoro. «La nostra proposta – spiega Panettoni – è arrivare a uno scambio produttività contro salario. Ad aumenti di produttività corrispondono più soldi in busta paga. Anche così vogliamo aumentare l’efficienza del sistema e chiediamo alla politica di aiutarci, per esempio attraverso l’introduzione dei costi standard. In questo modo – conclude il presidente di Asstra – eviteremmo che servizi analoghi abbiano costi dei biglietti anche significativamente diversi. Soprattutto, però, introducendo dosi massicce di efficentamento, eviteremmo ai cittadini di essere presi come ostaggi ignari di una situazione drammatica».