Arriva l'app per tradurre creata da giovani richiedenti asilo. Sei ragazzi: dall'Afghanistan, dalla Siria,
dall'Iran e dalla Nigeria, richiedenti asilo che,
in virtù del "regolamento Dublino" sono stati rimandati nel Paese
in cui sono state prese le impronte, nel caso specifico l'Italia,
dopo essere riusciti a raggiungere la loro vera meta: il nord
Europa. Tutti under 30, tutti molto bene istruiti. A Bologna hanno partecipato a un laboratorio di programmazione: lezioni a distanza con Alessandro
Bogliolo, docente di informatica dell'Università di Urbino, che
hanno portato all'ideazione di Translate, una app di traduzione. Lo racconta il Redattore sociale.
Translate fa parte di un progetto di dottorato in Scienze della
complessità, realizzato da Caterina Soldati presso l'
Università
di Urbino in collaborazione con la società cooperativa bolognese
Lai-momo, che cofinanzia la borsa di dottorato di ricerca per
l'innovazione Eureka. "Attraverso una piattaforma adeguata -
spiega Soldati - partecipavamo alle videoconferenze: il
professore da Urbino, noi da Bologna. Dopo le prime lezioni nelle
quali abbiamo imparato i rudimenti della programmazione,
insegnati attraverso una straordinaria metodologia intuitiva,
abbiamo realizzato questa app. O meglio, questo embrione di app:
adesso stiamo scrivendo un progetto per reperire i fondi per
realizzarla. E per farlo, ci servono programmatori
professionisti. Noi, per il momento, abbiamo rotto il ghiaccio".
Un'applicazione che traduce quanto scritto in italiano e in
inglese nelle lingue dei vari ragazzi.Scuotendo il dispositivo,
si ottiene la traduzione vocale: "Questo almeno per adesso, poi
si vedrà. Quello che è certo è che, oltre ai programmatori,
lavoreranno alla messa in pratica di Translate anche i ragazzi
che l'hanno ideata: vogliamo dar loro input, farli diventare
abili e dar loro gli strumenti per valorizzare le loro
competenze".
La app è stata presentata la scorsa settimana a Bologna, alla
presenza di M., siriano, laureato in Business and administration
alla Damascus University di Damasco e O., iraniano, che ha
studiato Architettura presso la Islamic Azad University, due dei
ragazzi che hanno progettato Translate: "Altri due sono entrati
nei percorsi Sprar e non sono più in Emilia-Romagna. M. e O.
erano entusiasti: insieme stiamo addirittura pensando di far
diventare Translate uno strumento per l'apprendimento della
lingua italiana".