Attualità

L'OPERAZIONE. Stroncato traffico d'armi italo-sloveno «Erano destinate ai terroristi»

mercoledì 17 agosto 2011
Un sodalizio criminale italo-sloveno dedito al traffico internazionale di armi è stato smantellato dalla Guardia di Finanza di Trieste in una vasta operazione transfrontaliera denominata "Shooter", incollaborazione con la polizia criminale di Capodistria.  Le armi, un vero e proprio arsenale di guerra, tra cui un bazooka perfettamente funzionante,  una pistola mitragliatrice Uzi completa di silenziatore, due caricatori con 78 colpi, e un revolver Smith&Wesson 357 magnum a canna lunga munito di 249 cartucce, erano probabilmente destinate a cellule terroristiche operanti in Europa, come affermano gli stessi militari."Sono armi spesso utilizzate dai terroristi, sia in Afghanistan che altrove - ha spiegato il tenente colonnello Mario Palumbo, neoinsediato comandante del Gico delle Fiamme Gialle di Trieste - ipotizziamo quindi che fossero destinate ad attività terroristiche, sebbene indagini siano ancora in corsoper individuare i compratori finali". Cinque le persone finite in manette, due pregiudicati triestini, Marino Paoletti, 54 anni, e Marino Suc, 53, entrambi con precedenti per traffico d'armi e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e tre cittadini sloveni, tra cui Edi Palcic, 53 anni, corriere della banda,  già noto alle autorità italiane proprio per fatti di terrorismo: dal carcere in cui scontava una condanna per traffico di stupefacenti era infatti stato intercettato dagli investigatori mentre  cercava di organizzare un attentato, immediatamente sventato, per colpire il magistrato triestino Federico Frezza, lo stesso che ha coordinato l'odierna indagine. Altri due piazzisti, entrambi sloveni, uno dei quali figlio di un pericoloso criminale omicida, sono finiti in carcere a Capodistria.  Lo scambio di armi e denaro  avveniva  principalmente lungo il confine italo-sloveno di Fernetti e San Bartolomeo, ma i numerosi appostamenti da parte degli investigatori hanno potuto accertare che gli incontri fra i membri del sodalizio avvenivano anche in pieno centro a Trieste. La merce, proveniente dall'ex Jugoslavia e prevalentemente di fabbricazione sovietica,  era nascosta in un casolare di Padriciano, sull'altipiano carsico triestino, utilizzato come deposito dalle cellule italiane del sodalizio, mentre i fornitori sloveni occultavano le armi in  un vero e proprio bunker sotterraneo  nella campagna diCapodistria. L'indagine era partita lo scorso novembre da alcune intercettazioni telefoniche nel corso di un'operazione antidroga. Nel bunker sloveno sono stati rinvenuti anche notevoli quantitativi di sostanze stupefacenti già confezionati e pronti per essere immessi sul mercato italiano.