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L'indagine. Strage al Bardo, Touil: «Perché sono in cella?»

venerdì 22 maggio 2015
"Perché sono qui in cella? Non capisco, non ho fatto nulla". Stando a quanto è trapelato, è questa la domanda che Abdelmajid Touil, il marocchino arrestato nei giorni scorsi nel Milanese con l'accusa di essere stato coinvolto nell'attentato del Museo del Bardo di Tunisi del 18 marzo scorso, va ripetendo in queste ore a chi ha avuto modo di parlargli. Parole espresse in arabo da un giovane che non ha ancora dimestichezzaa con la lingua italiana."Questa è un'udienza tecnica che serve solo per l'interrogatorio di identificazione del soggetto e per la raccolta dell'eventuale consenso all'estradizione. Consenso all'estradizione che evidentemente non è stato dato", ha spiegato Silvia Fiorentini, avvocato di Abdel Majid Touil.La facoltà di non prestare il consenso all'estradizione è prevista dal codice di procedura penale.Anche la Procura della Repubblica di Roma ha avviato accertamenti sulla posizione di Abdel Majid Touil. La Tunisia ha già presentato all'Italia la domanda di estradizione di Touil. "Le autorità tunisine hanno chiesto la sua estradizione", ha confermato un portavoce del ministero dell'Interno tunisino, Mohammed Ali Aroui, aggiungendo che il giovane è accusato di aver fornito "supporto logistico" al commando che compì l'attentato al museo del Bardo di Tunisi il 18 marzo scorso. Le autorità tunisine hanno fatto sapere di aver emesso mandati di arresto internazionale anche per un algerino e un secondo marocchino. La procedura di estradizione di Touil potrebbe essere complicata dal fatto che in Tunisia vige la pena di morte, anche se le esecuzioni non vengono eseguite dagli anni '90; l'ordinamento italiano, infatti, vieta l'estradizione per reati puniti all'estero con la pena capitale. di Luigi Gambacorta Il primo giallo è la presenza di Abdel Majid Touil a Tunisi il 18 marzo, mercoledì della strage. Ha funzionato a suo favore il registro del corso di italiano che lo dà presente in classe a Trezzano sul Naviglio il 16 e 19 marzo. Tutto rafforzato dalle testimonianze dei docenti, del preside e del sindaco. Infine una compagna di classe marocchina che ne ricorda l’affabilità, l’estrema indigenza e i ricorrenti mal di testa, ultimo quello del 19 marzo. Sicché anche in procura tutti i dubbi volgono a favore di Touil. Ma nulla smonta ancora l’ipotesi che sia un terrorista. Per la Digos il 'ragazzo' all’inizio di febbraio si è fermato a Tunisi prima di passare in Libia dove - si fa notare - ci sono i campi di addestramento dell’Is. Un racconto che, tranne che per lo scopo del viaggio, si sovrappone a quello della madre: «È andato a Tunisi in aereo, vi è rimasto tre giorni (in albergo), poi si è fermato in Libia una quindicina di giorni per cercare lavoro. Quindi è partito con un barcone». Avviato a soluzione il primo giallo se n è subito proposto un altro. Il portavoce del ministero degli interni tunisino, Mohamed Ali Larou, continua a garantire la partecipazione attiva del marocchino ventiduenne alla mattanza al museo, ma introduce una variante: «Ha prestato sostegno al gruppo terroristico che ha condotto l’attacco». Il passo successivo è affidato a «una fonte ufficiale che – riporta l’agenzia Reuters – ha chiesto di rimanere anonima. Afferma che Abdel Majid Touil è un trafficante d’armi, che ha portato le armi per gli attentatori del Bardo dalla Libia alla Tunisia prima della data dell’attacco». Ma con le 'informative', seppure autorevolmente avallate, non si fanno processi. Stamane tocca ai giudici della corte d’Appello sentire Touil a San Vittore, e risolvere il terzo giallo. Il marocchino 22 enne è stato identificato come il terrorista del museo, riparato in Italia attraverso una o più foto chieste a Tunisi. I vigili urbani di Gaggiano che lo hanno fermato alle 12 e gli uomini della Digos e del Ros ,che lo hanno catturato all’una di notte, non sono incorsi in un errore di persona. Un giornale tunisino on line, Ahker khebar, ripreso e amplificato sui nostri schermi da 'Chi l’ha visto', affianca a quella del ragazzo la foto di un uomo più maturo sui 52 anni. I due hanno nome cognome identici, ma sarebbe il 'vecchio' il vero terrorista. In assenza di documenti fondamentali per i giudici italiani potrebbero rivelarsi determinanti le impronte digitali, richieste in Marocco e da Tunisi per confrontarle con quelle di Touil, prese una prima volta all’atto dell’inutile espulsione, decretata dal questore di Agrigento. Una cosa è certa, il marocchino rimarrà in carcere nel nostro paese verosimilmente a lungo. Nessuno si aspetta che acconsenta all’estradizione immediata, domanda rituale per i giudici. L’estradizione è una prospettiva molto problematica. Se nell’ipotesi più pesante Touil fosse uno degli assassini dei 24 turisti, quattro dei quali italiani, «abbiamo l’obbligo giuridico – sostengono alla Procura Generale – di processarlo nel nostro paese». L’ergastolo scontato renderebbe inutile spedirlo a Tunisi. Questo risolverebbe anche il problema di condizionare l’estradizione alla rinuncia scritta da parte di quel governo a non applicare le pena di morte. Un processo in Italia si augura, seppure solo al peggio, anche Silvia Fiorentino, avvocata d’ufficio, coetanea con i suoi 24 anni del suo cliente.