Attualità

L'inchiesta. Torture e violenze in un centro gestito dalla Croce Rossa

Simone Marcer martedì 16 luglio 2024

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Parte da una segnalazione interna l’inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, che ha portato agli arresti domiciliari per dieci operatori e operatrici sociosanitari del Cem (centro di educazione motoria) della Croce rossa, accusati di violenze, maltrattamenti e torture, oltreché di una violenza sessuale, ai danni di due pazienti disabili dello stesso centro.

Lo scorso aprile un operatore della stessa Croce rossa di Roma aveva visto infatti che uno dei pazienti aveva un occhio nero. È stata così fatta denuncia ai carabinieri, che hanno iniziato le indagini. A quella prima segnalazione del 12 aprile 2023, nel giro di pochi giorni ne è seguita un’altra, e successivamente altre ancora. I carabinieri del Nucleo investigativo di Roma hanno piazzato le telecamere e attraverso le attività tecniche, le acquisizioni documentali e l’ascolto dei testimoni, hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati. Sono stati riscontrati così costanti maltrattamenti e condotte vessatorie nei confronti in particolare di due pazienti ricoverati. Gli aguzzini in camice bianco si accanivano in particolare su di un uomo e una donna 35enni, con ritardi psichici dalla nascita. Naturalmente altri accertamenti sono in corso per escludere che ci siano ci siano altre vittime. Il Gip, nell’ordinanza che dispone i domiciliari, riporta le parole del pm, che definisce «una galleria degli orrori» il materiale raccolto nell’inchiesta. Le telecamere nascoste nella struttura hanno infatti documentato insulti, schiaffi sulle mani, pugni, bruschi risvegli nel cuore della notte. Cinque operatori socio sanitari devono rispondere del reato di tortura, altrettanti di maltrattamenti. Uno di loro inoltre è accusato anche di violenza sessuale: in un’occasione avrebbe infatti molestato una paziente.

Per il gip le modalità della condotta, «fornisce la misura dell’indole di ciascuno degli indagati che hanno non soltanto esercitato una violenza costante e inaudita su persone del tutto incapaci di reagire, ma hanno accompagnato le loro azioni inqualificabili con parole di scherno, che hanno stigmatizzato, mediante la derisione, proprio i deficit mentali da cui le persone offese risultano affette».

L’inchiesta dei carabinieri coordinati dalla procura di Roma avrebbe documentato che i maltrattamenti sarebbero andati avanti praticamente da quando Croce rossa ha fatto la prima segnalazione, alla era seguito il licenziamento dell’operatrice oggetto di quel primo esposto.

Croce rossa di Roma ha annunciato che si costituirà parte civile nell’eventuale processo. Di fronte ad atteggiamenti di questo tipo la politica di Cri è quella della tolleranza zero: «I carabinieri hanno condotto un’indagine discreta e professionale. Noi saremo parte civile perché di fronte ad atteggiamenti di questo tipo adotteremo tolleranza zero come normalmente facciamo nei confronti di chi si comporta male con le persone fragili o con disabilità importanti. - ha detto Daniele Caruso, direttore della Cri di Roma -Gli operatori sono nostri dipendenti. L’operatrice che è stata segnalata dal nostro dipendente è già stata licenziata. Non sappiamo ancora i nomi di tutti i dipendenti licenziati. Le persone maltrattate sono ancora qui all’interno della struttura. Non c’è nessun motivo per chiedere il trasferimento. Ai parenti delle vittime siamo e saremo sempre vicini come Croce Rossa», ha aggiunto

«Sapevamo che una denuncia interna ci avrebbe inevitabilmente esposti, ma la nostra priorità è mantenere sempre una condotta chiara e determinata in difesa delle persone fragili», ha sottolineato il presidente di Croce rossa Italia Rosario Valastro.

«Leggiamo con grande senso di smarrimento e sconcerto le vicende che hanno interessato il Cem di Roma, scoperte grazie alla correttezza e alla chiarezza con cui il Comitato Cri di Roma ha agito - ha sottolineato ancora -. Nel ribadire la massima fiducia alla magistratura e alle forze dell’ordine, confermiamo l’impegno della Croce rossa italiana e di tutti i suoi 671 Comitati ad operare nell’esclusivo rispetto per i più vulnerabili, e a combattere, sempre e in tutte le circostanze, chi agisce nell’illegalità e nel non rispetto dell’umanità» ha concluso il presidente di Cri.

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca: «La condotta orribile di alcuni dipendenti, se confermata, non potrà macchiare lo straordinario lavoro dei tantissimi volontari che quotidianamente si spendono nelle loro comunità - ha detto - auspico che la giustizia faccia il suo corso nel più breve tempo possibile e che coloro che dovessero essersi macchiati di reati così gravi, vengano puniti con il massimo rigore. È nostro dovere garantire che strutture destinate alla cura e alla riabilitazione siano luoghi di rispetto, sicurezza e dignità Episodi del genere non devono più ripetersi. La tutela dei più fragili è un principio fondamentale della società e deve essere difeso», ha concluso il presidente della Regione.