Torino. «L'utero in affitto è proibito». Rifiutata trascrizione di doppia paternità
La sede del Comune di Torino
Il bambino è stato concepito con l'utero in affitto in Canada; una volta tornato in Italia, il padre biologico ha ottenuto la trascrizione dell'atto di nascita, ma il suo compagno no. È accaduto a Torino, dove, a quanto è dato sapere fino ad ora, il rifiuto è stato opposto in virtù della legge 40 che vieta la surrogazione di maternità.
Il diniego va in controtendenza rispetto a quanto accaduto in altre occasioni: poche settimane fa, a Milano, erano state riconosciuti come genitore 1 e genitore 2 due uomini che avevano avuto una coppia di gemelli con maternità surrogata in California.
Ma non è impossibile che la mancata trascrizione di Torino sia solo temporanea: l'amministrazione comunale torinese ha fatto già sapere che "le indicazioni date agli uffici erano di eseguire la trascrizione senza indugio". Si tratterebbe dunque di una questione tecnica "che affronteremo e risolveremo" sia per il caso presente sia "per quelli futuri".
L'amministrazione spiega anche che "non appena si è avuto sentore di casi simili, la Città ha presentato una interrogazione al ministero dell'Interno e all'Anusca, l'associazione degli stati civili e anagrafi". "Inoltre - aggiungono - si sta valutando la possibilità di intraprendere una costituzione di parte civile a fianco delle coppie che richiedono il riconoscimento dei figli per far sì che le
decisioni dei tribunali valgano anche per gli uffici comunali".
Quanto ai tribunali, è ugualmente accaduto che la legge 40, che appunto vieta la gestazione per altri, sia aggirata dalle coppie infertili, sia eterosessuali sia omosessuali, e poi invece sancita dai Tribunal, come accadde a marzo 2017 a Bologna che ha mandatoe senti da sanzioni una coppia di coniugi che avevano fatto nascere un bimbo a Kiev dopo averlo commissionato nel 2010 a una clinica specializzata con regolare contratto (LEGGI QUI)
Va anche ricordato che la Corte Costituzionale, con la pronuncia 272 del dicembre 2017, firmata da Giuliano Amato, ha ribadito l’«elevato disvalore» riconnesso dal «nostro ordinamento a questa pratica» (la gravidanza per altri). Sottolineando pure, una volta di più, come la stessa sia «vietata da apposita disposizione penale».