Chiusura delle votazioni e inizio dello spoglio presso il seggio di via Le Chiuse a Torino
A Torino Lo Russo è avanti sullo sfidante Damilano, ma la forbice è stretta. I
l candidato del centrosinistra Stefano Lo Russo è arrivato al 43,86% e il candidato del centrodestra Paolo Damilano al 38,9%. È dunque testa a testa tra Lo Russo, il professore di geologia sostenuto da sei liste (Pd, Moderati, Sinistra Ecologista, Articolo 1, Lista Civica Lo Russo e Torino Domani) e Paolo Damilano, l’imprenditore appassionato di sport che poteva contare sull’appoggio di sette liste: Torino Bellissima, Lega, Forza Italia e Popolo della Famiglia, Fratelli d’Italia, Sì Tav Sì Lavoro.«
Si è conclusa la prima partita, da stasera ne inizia una seconda, non è un secondo tempo ma è una seconda partita. L'avversario da battere è Damilano, la destra di Salvini e Meloni, ed è su questo che caratterizzeremo i prossimi 15 giorni», il primo commento di Stefano Lo Russo.Per il centrosinistra poterebbe essere determinante un accordo in vista del ballottaggio con la candidata del M5s,
Valentina Sganga, titolare di un 9,01% di preferenze, che se fossero indirizzate su Lo Russo in teoria potrebbero portarlo alla vittoria.
I dati sull’affluenzaÈ il dato più basso della storia delle città. L'affluenza finale dei votanti a Torino infatti è rimasta abbondantemente sotto il 50%: nei 919 seggi si sono presentati 331.488 elettori,
pari al 48,06% dei 689.684 aventi diritto. Ed è appunto il peggior risultato della storia nel capoluogo piemontese,
in calo di nove punti rispetto alla precedente tornata elettorale per l’elezione del primo cittadino. Solo nel 2016 la percentuale degli elettori alle urne è rimasta sotto il 60%: al primo turno 57,18%, al ballottaggio 54,41%. Dieci anni fa a Torino l'affluenza finale è stata 64,73%, vent'anni fa 82,56%. Il dato più alto nel 1970, con il voto del 93,1% degli aventi diritto.