Attualità

EDUCAZIONE & SVILUPPO. Tirana, l'ateneo che parla italiano

Giovanni Ruggiero venerdì 23 dicembre 2011
​Dalla strada, quella che porta a Durazzo, il vecchio edificio dipinto di azzurro si nota immediatamente. Sulla facciata sta scritto Kompleksi spitalor universitar “Zoja e Këshillit të Mirë”. «Prendetelo voi e fatene un bell’ospedale per la mia terra»: con queste parole Madre Teresa esortò i primi religiosi dei Figli dell’Immacolata Concezione che erano a Tirana. Era il 1993, un anno storico per l’Albania: Giovanni Paolo II visitò il Paese che, imponendo un rigido ateismo, aveva chiuso le chiese e le moschee e condannato le fedi al silenzio. «Ma ci vorranno tanti soldi....», fecero notare i religiosi. «Non state a preoccuparvi per questo: – li confortò Madre Teresa – i soldi verranno. Ci penserà la Provvidenza». All’Università, l’unico ateneo cattolico del Paese la raccontano ancora così. Fatto sta che i religiosi del beato Luigi Monti accolsero subito l’invito del Papa e di Madre Teresa, e dal 1993 cominciarono a costruire intorno a questo vecchio ospedale. Dalla strada si intravedono adesso le nuove strutture, ma la Provvidenza è ancora attesa perché l’ospedale possa accogliere i primi pazienti. Certo, qui non dispera nessuno, a cominciare dal rettore, fratel Paolo Ruatti. C’è stato innanzitutto da sbrigarsela nella pesante burocrazia (nemmeno in Albania scherzano), e adesso l’Università “Nostra Signora del Buon Consiglio” ha tutte le carte in regola: dal 2004 ha iniziato i corsi, e il 18 maggio di quest’anno ha avuto il riconoscimento dalla Santa sede di università cattolica. L’ospedale ancora non c’è, ma dal 1995 sono funzionanti un poli ambulatorio, un laboratorio di analisi chimico-cliniche e una farmacia. Sono una benedizione in un Paese in cui l’assistenza sanitaria è tutta da costruire, dove il pubblico è inesistente e il privato (straniero) è riservato a chi ha molti soldi per curarsi. Chi ne ha ancora di più, poi, va sul sicuro e espatria per essere sicuro.L’università, che enumera quattro corsi di laurea breve, cinque di laurea magistrale, due master di primo livello e quattro di secondo, è stata istituita con decreto del Consiglio dei ministri albanese e rappresenta uno degli obiettivi principali previsti dall’accordo tra la Chiesa Cattolica e il Governo albanese del 1993. Il governo ha poi concesso gli spazi per costruire le nuove opere a titolo di parziale risarcimento per i beni che il passato regime aveva sottratto alla Chiesa albanese.L’ateneo è un centro di formazione d’eccellenza, grazie alla stretta collaborazione con le università italiane di Roma Tor Vergata, Bari, Milano, Bologna, Palermo e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tirana, nella facoltà di medicina come in quella di farmacia o scienze politiche, adotta gli stessi programmi e gli stessi testi delle università italiane. Questo consente di rilasciare titoli di studio congiunti, riconosciuti in Italia e negli altri Paesi europei. I primi 375 laureati di Tirana hanno dunque la possibilità, per il grado elevato di professionalità acquisito, di proporsi in modo competitivo su un ampio mercato, e tanti, infatti, hanno lasciato l’Albania per esercitare la professione all’estero. Italia compresa, perché la lingua dell’università è l’italiano. Italiano è poi l’ottanta per cento del corpo docente. Nei 15 corsi di studio di vario livello sono impegnati circa 1.200 studenti albanesi o provenienti da altri Paesi confinanti. In più – e la cosa di certo stupirà – studiano a Tirana 70 giovani italiani.In un Paese in cui la politica è giovane (comincia infatti dalle prime elezioni democratiche del 1991, ma ha già bisogno di ricambi), l’Università cattolica di Tirana si sta preoccupando anche della formazione delle nuove leve. Ha così creato l’Ufficio di Informazione Europea e il Centro per la Formazione dei deputati dell’Europa Sud-Est. Questa struttura è nata nel 2005 in collaborazione con la Camera dei deputati italiana e il Parlamento albanese. Il Centro ha già realizzato diversi cicli di conferenza e un corso di aggiornamento per i parlamentari albanesi. È in fase di programmazione (e di reperimento dei fondi) un secondo corso per i parlamentari degli altri Paesi balcanici (Kosovo, Macedonia, Montenegro e Bosnia). Sono certi che realizzeranno anche questo progetto perché qui non disperano e ricordano sempre Madre Teresa quando li esortava ad aver fiducia.