Frosinone. È morto Thomas, vittima della guerra tra bande. Le parole del vescovo
Lo striscione dedicato a Thomas dai compagni di scuola: i medici ne hanno accertato la morte clinica dopo oltre 48 ore in ospedale. Nel 2017 una tragedia analoga. «È una ferita enorme». Il vescovo Spreafico: non si può rimanere indifferenti, i giovani vanno ascoltati e capiti. L’amarezza del sindaco, che aveva già sollecitato maggiori controlli
L’assurda vendetta per un paio di risse avvenute per futili motivi nello scorso fine settimana o la punizione per uno sgarro nel mondo dello spaccio di droga, ma in quest’ultimo caso con uno scambio di persona perché la vittima designata era un’altra. Sono queste le due ipotesi maggiormente seguite dai carabinieri del comando provinciale di Frosinone, coordinati dal procuratore capo Antonio Guerriero, dopo quanto verificatosi nella serata di lunedì scorso ad Alatri, una cittadina a 10 chilometri dal capoluogo ciociaro, con il gravissimo ferimento di Thomas Bricca, 18 anni, raggiunto alla testa da un colpo di pistola. Il giovane è stato ricoverato al San Camillo di Roma e i medici, dopo che nelle prime ore avevano smentito la notizia della morte cerebrale, hanno dovuto accertare poco fa la morte clinica del giovane in coma irreversibile.
Studente all’ultimo anno dell’Istituto tecnico di Alatri, nessun precedente, da tutti definito il classico bravo ragazzo con la passione per il calcio e la Roma in particolare, Thomas Bricca nella serata di lunedì si trovava insieme a quattro amici in un largo dove di solito si incontrano i giovani del paese, sotto un bar, per scambiare due chiacchiere. All’improvviso, nella piazzetta sottostante arriva uno scooter T-Max, il passeggero scende ed esplode uno o più colpi di pistola all’indirizzo dei giovani, da una distanza di circa 25 metri, dal basso verso l’alto e in una zona scarsamente illuminata. Uno dei proiettili centra Thomas, mentre il feritore risale sullo scooter guidato dal un complice e i due si dileguano, ripresi però 100 metri oltre da una telecamera della sorveglianza cittadina.
Mentre Thomas viene portato in elicottero al San Camillo, i carabinieri avviano le indagini, seguendo le piste riferite all’inizio e convocando decine di giovani in caserma, ad iniziare da quelli presenti al momento dell’agguato. Intanto su Alatri cala un silenzio irreale, proseguito per tutta la giornata di martedì, anche per il ricordo di quanto verificatosi nel marzo del 2017, quando Emanuele Morganti, 21 anni, venne ucciso a calci e pugni da tre persone ora in carcere, in una piazzetta a 200 metri da quella teatro del fatto di sangue dell’altra sera.
Un silenzio che è anche specchio di quel disagio, sociale e giovanile in particolare, di questa come di altre province italiane e che viene così ben inquadrato da Ambrogio Spreafico, vescovo di Anagni-Alatri dal novembre scorso, dopo che la diocesi è stata unita “in persona episcopi” con quella limitrofa di Frosinone-Veroli-Ferentino: «Questa vicenda segna una ferita enorme nel cuore della nostra vita e della nostra società e fa emergere disagi a cui ci siamo troppo facilmente abituati. Non si può rimanere indifferenti né saranno giustificate le eventuali ragioni che si potrebbero trovare. La violenza è violenza! Non ha giustificazione. Purtroppo, questo episodio si inserisce in un clima che sta pervadendo la nostra convivenza e l’umanità intera. Il clima di violenza, anche tra i giovani, percorre anche le vie delle nostre città». Ma il presule aggiunge un alto elemento interessante, sempre sulla necessità di fermare questa spirale di disagio: «Ascoltiamo i giovani e le loro domande, il loro desiderio di protagonismo, di futuro? In un’inchiesta della diocesi di Frosinone fatta su più di 3000 giovani delle scuole superiori, domandando a chi non frequentava abitualmente la Chiesa: “Se la parrocchia ti proponesse di fare qualcosa per gli altri, cosa diresti?”. Il 51% ha risposto di sì. Cogliamo in loro il desiderio di aiutare, di costruire, o siamo sempre impauriti davanti alle loro domande? Proviamo a tracciare con loro il futuro, a costruirlo insieme, senza escludere, con la fantasia e l’amicizia del Vangelo».
Intanto qualcuno ad Alatri parla di tragedia annunciata, mentre riecheggiano le parole del sindaco, Maurizio Cianfrocca: «Nello scorso fine settimane c’erano state due risse, in centro e nel pomeriggio, quando la gente esce a passeggiare. La cosa mi ha molto colpito e ho allertato subito i carabinieri, come avevo fatto anche altre volte. Poi lunedì mattina ho anche mandato una Pec in caserma, risollecitando maggiori controlli al fine di assicurare l'incolumità e la serenità della cittadinanza intera». E di «una città ancora smarrita» parla anche Melissa, la sorella di Emanuele Morganti: «Se oggi ci ritroviamo a vivere esperienze simili significa che il sacrificio di Emanuele è stato inutile. Quello che accaduto mi indigna e mi ferisce. Non c'è solo dolore ma senso di sconfitta e di impotenza. Abbiamo cercato di trasmettere un messaggio per il recupero dei valori ma la città è ancora smarrita».