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I RACCONTI DEI SOPRAVVISSUTI . Le drammatiche testimonianze: pochi giubbotti, ce li rubavamo

sabato 14 gennaio 2012
"È stato allucinante. Nessuno ci diceva nulla e il personale straniero urlava per il panico tra di loro. Abbiamo preso da soli i giubbotti salvagente rompendo le vetrine nei corridoi. E siccome erano pochi ce li rubavamo tra noi". Questa una testimonianza di una crocerista di Aprilia (Latina), Antonietta Simboli, raccontando l'emergenza della nave Costa Concordia. "Mentre eravamo a cena, stavamo mangiando il primo, sono volati piatti e bicchieri all'improvviso, poi è andata via la luce più volte. Poi siamo caduti l'uno addosso all'altro e la gente si calpestava e la gente camminava sopra altra gente con la nave che andava sottosopra". La stessa turista ha riferito che "i pochi giubbotti disponibili erano per bambini e non per persone adulte". "Ora - prosegue il racconto della donna - sto cercando di contattare un'amica che era con me e non so più dove sia. Il suo telefono squilla a vuoto ma lei non risponde". Un problema, secondo la turista, è stato il fatto che "gran parte del personale non parlava italiano e non sapeva cosa fare e né ovviamente ci dava indicazioni"."Gente che si tuffava in mare, disabili e bambini che a fatica sono riusciti a salire sulle scialuppe di salvataggio. Siamo scioccati per quello che è successo, moralmente siamo a pezzi". È uno dei passaggi più drammatici del racconto di Valentino De Ascentis, di San Benedetto dei Marsi (L'Aquila), della notteda incubo vissuta a bordo della nave da crociera affondata questa notte a largo dell'isola del Giglio (Grosseto). Il marsicano era salito sulla Costa Concordia a Civitavecchia (Roma) insieme alla fidanzata, Mariangela Di Genova, da sole due ore. I due sono salvi per miracolo."Alle 19 ci siamo imbarcati, alle 21 è successo il finimondo - racconta con chiari segni dello choc nella voce - In quel momento ci trovavamo al ristorante. All'improvviso abbiamo sentito uno scossone, i piatti e i bicchieri hanno iniziato letteralmente a volare. La nave ha cominciato a inclinarsi, prima sul fianco sinistro, poi sul destro". "Ci siamo precipitati sulla terrazza della nave e siamo saliti sulla scialuppa - prosegue con la voce rotta - C'erano disabili, bambini. Intanto alcune persone, prese dal panico, si sono gettate in mare".A far paura, anche il black out e le luci che sono andate via. "La nave si è spenta piano piano. Per fortuna noi eravamo già arrivati sull'isola del Giglio quando tutte le luci della nave si sono spente completamente. Gli abitanti del posto ci hanno dato delle coperte, faceva tanto freddo e noi non indossavamo vestiti pesanti, io avevo solo la camicia. Sono stati gentilissimi e ci hanno aiutato tanto". De Ascentis spiega che i soccorsi sono stati ostacolati dal fatto che le scialuppe di salvataggio che si trovavano sul fianco destro, sul quale la nave si è inclinata, non erano utilizzabili. "Abbiamo avuto paura di finire in mare mentre venivamo calati con la scialuppa in acqua perché i ganci che sorreggevano la barca non si sono sganciati contemporaneamente". A un passo dalla salvezza Silvia Dessì, 29 anni, di Decimomannu (Cagliari), a bordo della Costa Concordia insieme al suo fidanzato Nicola Paderi, di 32 anni, ha rischiato di finire in acqua insieme ai tanti che si sono tuffati per raggiungere la riva a nuoto.Alla fine la scialuppa è riuscita in qualche modo a prendere il mare. Ora Silvia e Nicola sono all'hotel Hilton di Fiumicino, in attesa di un volo che li riporti in Sardegna dopo il viaggio da sogno diventato improvvisamente un incubo. "Eravamo al ponte nove - racconta - quando abbiamo avvertito l'urto: in quella sala c'era pochissima gente. Ci siamo resi conto di quello che stava succedendo quando abbiamo preso le scale: scene apocalittiche. Anziani e bambini in pigiama, disabili in difficoltà, scarpe e ogni tipo di oggetti che rotolavano. Siamo corsi verso il ponte tre e ci siamo sistemati davanti a una scialuppa. Ci dicevano: non è niente, non è niente. Ma noi avevamo capito tutto. Per farci dare il giubbotto salvagente senza andare a recuperarlo in cabina abbiamo dovuto alzare la voce. E ce l'hanno dato". Poi la traversata sino all'isola del Giglio: "Ho visto - continua il racconto Silvia - un ragazzo della scialuppa accanto in preda a una crisi epilettica e tanta gente che stava malissimo". Poi l'approdo e la salvezza: "Tante persone - racconta - avevano i vestiti fradici: erano quelle che si sono tuffate in acqua per raggiungere la riva a nuoto". Dall'Isola del Giglio a Porto Santo Stefano, poi stamattina il viaggio in pullman sino a Fiumicino: "Ci hanno dato tutto il necessario - spiega Silvia - per la permanenza anche perché noi non abbiamo più niente: carte di credito, bancomat, contanti sono rimasti in cabina". Ora l'attesa, prima dell'ultimo viaggio di una vacanza che doveva essere di relax e spensieratezza. E che invece si è trasformata in un'odissea.