Gli extracomunitari che vogliano aprire un negozio devono prima aver superato un esame di italiano: è quanto chiede la Lega, attraverso un emendamento al decreto legge incentivi, affidando alle Regioni il potere di introdurre i nuovi paletti. «Le Regioni – si legge nella proposta a firma della deputata leghista Silvana Comaroli – possono stabilire che l'autorizzazione all'esercizio dell'attività di commercio aldettaglio sia soggetta alla presentazione da parte del richiedente qualora sia un cittadino extracomunitario di un certificato attestante il superamento dell'esame di base dellalingua italiana rilasciato da appositi enti accreditati».La proposta ha sollevato immediatamente molte polemiche. «A sentire molti degli esponenti del Carroccio che vanno in, tv un corso d'italiano con relativo esame sarebbe utile proprio a tanti di loro», commenta ironico il senatore del Pd, Roberto Di Giovan Paolo, che aggiunge. Sulla stessa lunghezza d'onda il portavoce nazionale dell'Italia dei valori, Leoluca Orlando: «L'emendamento conferma la deriva d'intolleranza dell'attuale maggioranza, fortemente condizionata dalla "cultura" della Lega».Un altro emendamento al decreto legge, presentato in Commissione dal capogruppo della Lega Maurizio Fugatti, prevede che se per conseguenza delle misure per gli incentivi messe in campo dal governo le aziende si trovassero a dover fare nuove assunzioni, esse sarebbero «obbligate ad assumere prioritariamente personale con cittadinanza di uno degli Stati appartenenti all'Unione europea». Un ulteriore emendamento della Lega, sempre a firma di Maurizio Fugatti, prevede che i bonus stanziati dal decreto legge siano concessi «alle aziende che si impegnano a non delocalizzare al di fuori dei Paesi membri dello Spazio economico europeo la produzione dei beni per i quali sono previsti gli incentivi».