Terzo mandato. Lega isolata, bocciato l'emendamento. Meloni-Salvini, sale la tensione
L'esito non ribalta le attese: il fronte del "no" al terzo mandato per i govenatori prevale con 16 voti contro i 4 della Lega, isolando il Carroccio e creando una frattura forte dentro la maggioranza. Solo l'esponente di Italia Viva in commissione Affari istituzionali al Senato si aggrega alla proposta leghista, pensato soprattutto in funzione dello "Zaia-ter" in Veneto, mentre gli altri gruppi si compattano respingendo l'emendamento. E dunque dalla stessa parte del fronte si trovano Fdi, Fi, Udc, Pd, M5s e Avs, con un astenuto di Svp e Azione che non partecipa. Regge anche il fronte dem, dunque, oltre all'asse Fdi-Fi: nel Pd c'è chi è infatti favorevole al terzo mandato dei governatori De Luca e Bonaccini, ma il voto in Commissione, fortemente voluto dalla Lega, è arrivato prima che si esaurisse il lavoro di un'apposita commissione sul nodo costituita dalla segretaria Elly Schlein.
E il dato politico di giornata, nei fatti, è stata proprio la decisione della Lega di non ricorrere a più miti consigli (l'esito della votazione era molto prevedibile) e di andare fino in fondo, chiedendo il voto della Commissione. Nessun passo indietro. Nessun accordo. Nonostante il no di Giorgia Meloni. Di Antonio Tajani. Nonostante il parere contrario del governo.
LA GIORNATA PRIMA DELLA VOTAZIONE DECISIVA
Sono le dieci di mattina quando Matteo Salvini mette nero su bianco la linea della Lega: «Vota il Parlamento, andiamo avanti». La domanda è una sola: i parlamentari della Lega accoglieranno l'invito del relatore di Fratelli d'Italia Balboni di ritirare l'emendamento? La risposta di Salvini è netta: «No, non l'ascolteranno. Vota il Parlamento». Sono ore complicate per la maggioranza. Il viaggio insieme, Salvini e Meloni, dalla Sardegna a Roma non ha portato risultati. Le distanze tra il capo della Lega e vicepremier e la premier di Fratelli d'Italia sono profonde. E la sfida del Terzo mandato è solo un tassello di un mosaico. Per ore si prova a ricucire. A premere su Salvini per evitare la conta. Per evitare lo strappo nella maggioranza. Ma la Lega non molla. Anzi immagina la risposta a una possibile sconfitta sul terzo mandato ai governatori: uno stop al terzo mandato anche per i parlamentari. Calderoli lancia l'idea, Salvini la riprende mentre in Commissione Affari costituzionali del Senato si valuta l'emendamento "targato" Lega sul terzo mandato ai governatori: «Avanti - insiste Salvini - lasciamo che i cittadini decidano. Mi sembra sia questione buon senso... E poi i parlamentari non hanno limiti ai mandati...», annota minaccioso il capo della Lega sottolineando come la limitazione non riguardi gli eletti in Parlamento.
MELONI CONCENTRATA SUGLI ESTERI
Meloni non parla. Osserva con crescente fastidio le mosse del capo del Carroccio e prepara l'offensiva (sempre d'intesa con Tajani) sul versante estero: un viaggio lampo a Kiev insieme a Ursula Von der Leyen. L'obiettivo del governo italiano è chiaro: spiegare al mondo che con Putin non ci sono ambiguità. E. parallelamente, nelle prossime ore, Tajani ha fatto convocare l’ambasciatore russo in Italia, Alexei Paramonov. Per capire i retroscena sulla morte in carcere di Alexei Navalny. Due linee nel governo: la Lega da una parte, Fratelli d'Italia e Forza Italia dall'altra. Anche sul terzo mandato. Sono ore di trattative. Di telefonate. Di vertici. La Lega ha ritirato l'emendamento al dl elezioni per introdurre il terzo mandato per i sindaci delle grandi città, ma il cuore dello scontro è sui governatori. «Stiamo assistendo ancora una volta ad un gioco della destra sulla pelle delle istituzioni, con emendamenti presentati, e poi ritirati...», tuona Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd, al termine dei lavori della Commissione Affari costituzionali in Senato. Ma ora cosa succederà? Maurizio Gasparri, uno dei generali di Forza Italia ma soprattutto uno che conosce bene le dinamiche politiche la vede così: l'emendamento della Lega sul terzo mandato dei presidenti di Regione sarà «ragionevolmente respinto senza alcuna lacerazione nella maggioranza... Ha avuto più spazio sui giornali che ripercussioni nel dibattito politico. Le cose procedono come previsto». Si riprende tra poco e nel primo pomeriggio molto sarà chiaro. Intanto però Giovanni Toti, governatore della Liguria avverte: «Se non si mette ordine sul vincolo del terzo mandato rischiamo nei prossimi due-tre anni di avere un contenzioso tra governo centrale e Regioni quasi infinito. La Costituzione prevede che gli statuti e le leggi elettorali siano competenza esclusiva delle Regioni. Non so se vorrò fare il terzo mandato onestamente, vedremo se ci sono le condizioni per farlo, se è un vantaggio per la mia Regione e per la mia maggioranza politica. È una decisione che spetta ai territori, agli amministratori dei territori e soprattutto agli elettori».