Scienza. Il terremoto in Marocco non è collegato a quello avvenuto nei Campi Flegrei
Una casa sbriciolata dalla forza del terremoto tra Amizmiz e Ouirgane, in Maroco
Il violento terremoto che ha colpito nella notte il Marocco non ha nulla a che vedere con le scosse registrate il 7 settembre nel Napoletano, con uno sciame sismico che ha raggiunto nel suo picco la magnitudo 3.8, la più alta negli ultimi 39 anni.
Le cause del sisma in Marocco
Il sisma in Marocco è stato generato dallo stesso meccanismo che ha portato alla formazione della catena dell'Atlante, la grande catena montuosa che separa il deserto del Sahara dall'oceano Atlantico: "È una zona sismogenetica importante del continente africano e che in passato ha sperimentato eventi sismici di pari intensità», ha osservato Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Nel 1624, per esempio, nella stessa area era avvenuto un terremoto che stime a posteriori indicano di magnitudo 6,7 e perciò confrontabile con quest'ultimo terremoto, la cui magnitudo è indicata fra 6,8 e 7. «La sismicità della catena dell'Atlante ha origini legate al movimento dell'Africa», aggiunge l'esperta, riferendosi alla spinta verso Nord da parte della placca africana, le cui conseguenze si sono fatte sentire anche in Italia. Non è questo, però, il caso del recente sciame sismico nei Campi Flegrei, osserva Bianco.
I monti dell'Atlante sono stati lo scenario di un altro terremoto di magnitudo 5,8, avvenuto nel 1960 ad Agadir, nel sud del Paese. che fece circa 15mila vittime. Il terremoto di oggi è avvenuto sullo stesso asse-
Le scosse nei Campi Flegrei
"I Campi Flegrei sono una caldera e dal 2005 sta sperimentando il fenomeno noto del bradisismo, con il suolo da allora si è sollevato di 113 centimetri a partire dal Rione Terra. È un fenomeno completamente locale, che non ha una risposta geodinamica, non risponde alle grandi spinte delle zolle». L'esperta sottolinea che in quest'area completamente urbanizzata sono avvenute in passato eruzioni importanti, come quella esplosiva e dalla portata devastante avvenuta 40.000 anni fa, o la più recente, del 1538 e la più piccola osservata ai Campi Flegrei.
In tutti i casi, si tratta di fenomeni legati a meccanismi "estremamente locali", a una caldera che "ha una sua dinamica interna". Il problema, secondo Francesca Bianco, "è che la memoria di quelle eruzioni si è persa rapidamente, così come si dimenticano le fiorenti cittadine romane finite sotto il mare per effetto del bradisismo".