Sisma. «Ai Campi Flegrei l'allerta potrebbe salire». Cosa sta succedendo?
Il cratere della Solfatara a Pozzuoli
Sale ufficialmente, l'allerta sui Campi Flegrei. «Al termine della riunione del 27-28 ottobre scorso, la Commissione Grandi Rischi ha dato avvio all'audizione esperti italiani e stranieri, anche con specifica competenza - ha annunciato il ministro della Protezione civile e del Mare, Nello Musumeci, in audizione davanti all'VIII commissione Ambiente della Camera -. E in base a quando emerso, è rafforzata l'evidenza di un coinvolgimento di magma nell'attuale processo di sollevamento del suolo. Che non significa una sua presenza in superficie, ma un ruolo del magma nella dinamica del bradisismo che va continuamente monitorato, come si sta facendo». La commissione ha ritenuto «che il quadro complessivo faccia emergere che i processi in atto possano evolvere ulteriormente e ha ritenuto opportuno che le attività di monitoraggio e di prevenzione si intensifichino ulteriormente e si preparino a eventuale necessità di passare rapidamente verso il livello ulteriore rispetto a quello giallo».
Nessun allarme, precisa il ministro: «L'affermazione non è in contrasto con quanto riportato dall'ultimo bollettino dell'Osservatorio vesuviano dell'Ingv che dice che "non si evidenziano elementi tali da suggerire significative evoluzioni a breve termine"». La zona rossa del rischio bradisismo nei Campi flegrei in ogni caso è già stata identificata e il ministro della Protezione civile si confronterà anche su questo con le istituzioni del territorio.
Cosa sta succedendo nei Campi Flegrei?
Uno sciame sismico è in corso nell'area dei Campi Flegrei, nei pressi di Napoli. La scossa più forte è stata di magnitudo 4.2, si è verificata alle ore 3.35 del 27 settembre ed è stata avvertita in maniera chiara in alcuni quartieri del capoluogo partenopeo. L'ipocentro è stato localizzato a circa 3 chilometri di profondità. Il terremoto in quell'area è stato il maggiore degli ultimi 40 anni. Il sisma è stato avvertito in un'area ampia, con segnalazioni anche da Roma e Potenza.
A cosa è dovuto lo sciame sismico?
Lo sciame sismico in corso è dovuto alla risalita di gas, spiega Francesca Bianco direttrice del Dipartimento vulcani dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv): «Da millenni la caldera dei Campi Flegrei è sede di intensa attività vulcanica, manifestata anche dal rilascio concentrato di gas e dal lento sollevamento o abbassamento del suolo, un fenomeno accompagnato da attività sismica». Si tratta di un'area estremamente urbanizzata ed è questo il motivo principale per cui il terremoto è stato avvertito dalla popolazione con un certo allarme.
Il bradisismo si sta intensificando?
Dal 2005 è in atto un lento sollevamento del terreno. «Negli ultimi 18 anni si è sollevato di circa 113 centimetri, con una media che al momento è di circa 15 millimetri al mese» spiega Bianco. «Per avere un termine di paragone, durante la crisi del 1983-84 il suolo si sollevò di 108 centimetri in 2 anni».
Qual è la probabilità di un'eruzione vulcanica?
«Nessun dato suggerisce la presenza di magma vicino alla superficie, che è la condizione necessaria perché avvenga un'eruzione» spiega la ricercatrice dell'Ingv. «La risalita di magma, verrebbe annunciata da anomalie molto evidenti nelle misurazioni. Perturberebbe con bruschi scostamenti tutti i parametri registrati: cambierebbero, ad esempio, le temperature di rocce e fumarole, la deformazione del suolo e ci sarebbero accelerazioni nella gravità. Al momento, invece, il trend mostra un lento e costante incremento dovuto al fenomeno in corso dal 2005».
C'è un nesso con il recente terremoto in Marocco?
No, nessun legame. Il sisma ai Campi Flegrei è legato a meccanismi «estremamente locali», spiega l'Ingv, e a una caldera che «ha una sua dinamica interna».
Chi controlla? E c'è da preoccuparsi?
La dinamica dei Campi Flegrei è tenuta sotto osservazione dalle reti di monitoraggio dell'Osservatorio Vesuviano, in stretto contatto con il Dipartimento della Protezione Civile. «I parametri geofisici e geochimici analizzati - spiega il direttore dell'Osservatorio, Mauro Di Vito - indicano il perdurare della dinamica in corso, con sollevamento del suolo, che presenta nell'area di massima deformazione al Rione Terra una velocità media di circa 15 millimetri al mese dagli inizi del 2023, in lieve incremento negli ultimi giorni, e assenza di variazioni geochimiche significative nell'ultima settimana». Allo stato attuale «non si evidenziano elementi tali da suggerire significative evoluzioni del sistema a breve termine». Fermo restando che «un'eventuale futura variazione dei parametri monitorati (sismologici, geochimici e delle deformazioni del suolo) può comportare una diversa evoluzione degli scenari di pericolosità». Insomma: per il momento non c'è motivo di allarmarsi, se qualcosa dovesse cambiare saranno i dati del monitoraggio a dirlo.