Sicilia. La sfida dei media Cei: raccontare il bello, il giusto, la solidarietà
Un momento dell’incontro di domenica
La comunicazione del Papa e quella sulla sua azione. Come comunicare in un mondo in cui la comunicazione cambia rapidamente. E soprattutto come comunicare Dio. E in tutto questo quale è il ruolo dei media cattolici. Se n’è parlato domenica a Terrasini (Palermo) nell’ultimo giorno della Festa "Media Cei Insieme per… passione!", promosso dall’arcidiocesi di Monreale e dall’associazione "Così per passione". Protagonisti i direttori di Tv2000, Vincenzo Morgante, di Avvenire, Marco Tarquinio, del Sir, Amerigo Vecchiarelli.
La prima sollecitazione del moderatore, Massimo Bernardini, ha interrogato sul rapporto tra il Papa e la comunicazione. «Francesco ha il suo codice comunicativo ed entra di slancio nel lessico della nostra quotidianità – esordisce Tarquinio –. Ci spiazza perché ci mette in mezzo a una strada». «È una sorpresa continua», ammette Morgante, spiegando che «dobbiamo cambiare per stargli dietro. Siamo pronti ogni giorno a rivoluzionare la scaletta. Ha un sentire particolarissimo della quotidianità». Anche Vecchiarelli dichiara che «come agenzia siamo chiamati a fare sintesi ed essere tempestivi su quello che dice il Papa». Francesco, aggiunge, «non ha bisogno di mediazioni, è diretto! E quello che dice ci aiuta anche a fare meglio il nostro lavoro».
Proprio sul lavoro dei giornalisti, Morgante sottolinea come «quello che abbiamo davanti è esaltante e impegnativo. Far capire a tutti che Cristo lo segui, non lo precedi, non prendi solo quello che ti fa comodo». Ricordando che «se siamo minoranza dobbiamo essere una minoranza profetica e come diceva Rosario Livatino, "essere credenti credibili"». Per questo, afferma anche Vecchiarelli, «il nostro è un compito entusiasmante: raccontare il bello e il giusto». Come, riflette Tarquinio, «raccontare la solidarietà, che è uno dei modi in cui anche i non credenti possono vedere Dio. Nel povero, nel carcerato, nell’immigrato. Tanti sono ancora in grado di riconoscerlo, ma tanti no, anche tra chi si dice cristiano».
Ma come comunicare oggi? «Istagram e Twitter non hanno le nostre fonti e questo ci rende sempre competitivi, ma senza sottrarci dalla competizione mediatica», avverte Vecchiarelli. E Tarquinio lancia un allarme. «Nei nuovi mezzi di comunicazione si parla per slogan, con la realtà ridotta a propaganda che serve a rappresentarla. In questo caso, non c’è quell’esercizio di mettersi in discussione cercando la verità dentro i fatti». Invece, aggiunge, «noi cerchiamo di fare con un vecchio contenitore un’informazione interessante, su cose di cui altri non parlano. E fare un giornale non è fare slogan». Proprio per questo, è la proposta/appello di Morgante, «dobbiamo arrivare a una sinergia forte, a una "bocca da fuoco" potente. È bene che ci uniamo per essere più forti. Senza perdere la specificità del proprio mezzo. Ma puntando alla modernizzazione della fornitura di comunicazione». Dal canto suo Tv2000 «vuole fare servizio pubblico e per questo dobbiamo parlare a tutti, con contenuti credibili. Un’arena in cui confrontarsi e non scontrarsi».