Fondi europei per lo sviluppo territoriale della Campania e per la tutela delle coste e del mare: cinque Grandi progetti, per 610milioni di euro afferenti ai Fondi europei Por-Fesr 2007/2013, riprogrammabili nel periodo 2014-2020, di cui due coinvolgono l’area dell’alto casertano e le province di Benevento e di Avellino mentre tre riguardano più direttamente la cosiddetta Terra dei fuochi, prevedendo il risanamento dei laghi flegrei, della fascia territoriale compresa tra le province di Napoli e di Caserta attraversata dai Regi Lagni e della fascia costiera domizia, in cui i canali dei Lagni sfociano. I Regi Lagni, il bacino idrografico di oltre mille chilometri quadrati, che include più di cento comuni, costruito nel 1600 per la bonifica e la irregimentazione delle acque e per prevenire le inondazioni, rivestono carattere strategico per tutto il territorio campano anche sotto l’aspetto della sicurezza idro-geologica. Attualmente versano in «una situazione di grave degrado» riconosce Edoardo Cosenza, coordinatore per i Grandi Progetti. Il degrado ambientale si è andato aggravando nel tempo con criticità sempre più complesse, che rischiano di minare il diritto alla salute della popolazione interessata dal loro corso, oltre tre milioni. In particolare l’inquinamento dell’alveo e delle fasce spondali dei Regi Lagni è determinato dall’abbandono di rifiuti, anche delle aziende bufaline, e dalla sedimentazione di materiale infestante. Contaminanti che giungono al mare poiché i depuratori costruiti dopo l’epidemia di colera del 1973 non hanno mai funzionato a pieno regime e fino a due anni fa sono stati al centro di una lunga vertenza tra la Regione e l’ente gestore, la Hydrogest, che in pratica ne ha ridotto le capacità. Oggi la gestione degli impianti di depurazione regionali di Napoli Nord - Acerra - Cuma - Foce Regi Lagni e Marcianise è affidata ad un commissario straordinario. Gli impianti necessitano di importanti interventi di adeguamento tecnico e strutturale alle norme prescritte per legge, oltre alla realizzazione si strutture di collettamento e depurazione dei reflui industriali e urbani di cui diversi Comuni sono ancora privi. A queste opere sono finalizzati i 230milioni stanziati dai fondi europei, che trasformeranno i depuratori in impianti all’avanguardia funzionanti non solo con un sistema fisico-chimico, ma anche biologico cioè attraverso microrganismi che trasformano e rendono innocui gli inquinanti contenuti nelle acque reflue.«È però necessario - sottolinea Cosenza - eliminare gli abusi, rappresentati dagli scarichi fognari da parte di comuni e aziende, e dall’abbandono di rifiuti o dagli sversamenti illegali di materiale tossico». Oltre ad una costante manutenzione del canale principale che procede dall’area nolana fino al litorale domizio, per un tragitto lungo 55 chilometri, e dei 210 chilometri di canali secondari, che confluiscono «a spina di pesce» nell’alveo principale. Non essendoci sorgenti che forniscono le acque al sistema di canali, ad alimentare i lagni sono le acque piovane e gli scarichi fognari. Nati come opera di contenimento delle acque, gli alvei borbonici si sono infatti trasformati con il tempo in una comoda e sfruttata appendice del sistema fognario.