Reportage. Terra dei Fuochi: "rifiuti tour" e denunce inascoltate / Foto
Dall’interno del cumulo di rifiuti sale il fumo. Sono stati bruciati l’11 giugno ma la combustione continua ancora dopo quasi un mese. Sembra un piccolo vulcano sbuffante ma la puzza è quella chimica, tipica degli incendi di prodotti pericolosi. Siamo tornati nella Terra dei fuochi che brucia ancora, soprattutto il Casertano, dove i roghi in un anno sono quasi triplicati. E, infatti, siamo in località Cavone Amore, meglio conosciuta come Santa Maria a Cubito nelle campagne tra Villa Literno e Giugliano. Ci accompagnano Pasquale Cirillo e Biagio D’Alessandro, due volontari che non hanno mai smesso di denunciare gli sfregi ambientali nella loro terra. Purtroppo spesso invano, come abbiamo potuto osservare nel nostro nuovo "rifiuti tour".
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Attorno a noi, lungo la strada sterrata che corre in mezzo ai campi, altri resti dell’incendio: copertoni di auto e di camion, parti di automobili, scheletri di frigoriferi senza più le parti elettriche e metalliche, cumuli di guaine catramate, lastre sbriciolate di pericolosissimo eternit. E tantissime bottiglie. Al di sopra dei rifiuti bruciati, ce ne sono già di nuovi. Come se niente fosse accaduto. Lunghe lampadine al neon, barattoli di vernici, un water, sedili di auto, carcasse di televisori, sacchi pieni di bottiglie di birra, guaine di cavi elettrici privati del rame, sacchi di abiti usati. C’è perfino un bidoncino giallo per la raccolta differenziata di "plastica e metalli", come si può leggere. Tutto pronto per un nuovo rogo.
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Confinanti coi rifiuti un ruscello, un frutteto di pesche e un campo dove alcuni braccianti africani, sotto il sole, stanno raccogliendo zucchine. Mentre il "padrone" o "caporale" italiano li controlla all’ombra, seduto dentro un’auto. Proprio accanto c’è lo scheletro di un grande edificio non finito. Doveva essere una grande speculazione edilizia, con case, centro direzionale e centro commerciale. C’è ancora un traliccio dove alcuni cartelli pubblicizzavano questa "città", per fortuna mai realizzata, in mezzo alla campagna, lontano da tutti i centri abitati, senza strade e servizi. Sarebbe stato uno stravolgimento.
Non si è fatta ma i rifiuti, tra zucchine e pesche, crescono ancora. Lo confermano i dati del primo semestre 2021 riferiti dall’Incaricato di Governo per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania, il viceprefetto Filippo Romano. Rispetto allo stesso periodo del 2020 i roghi sono calati nella provincia di Napoli passando da 809 a 537, comunque sempre troppi, mentre hanno avuto un vero e proprio boom in provincia di Caserta salendo da 75 a 205. Numeri cresciuti soprattutto nel mese di giugno, e anche per Napoli. Ed è quello che abbiamo osservato in varie località.
A Masseria Annunziata nel Comune di San Marcellino, tra coltivazioni di meloni e serre, la strada di campagna è affiancata da decine di grandi lastre di eternit, materassi, perfino due passeggini. E anche qui grandi sacchi pieni di centinaia di bottiglie di birra e di bibite. Evidentemente sono i rifiuti di qualche bar o pub. E infatti gran parte dei rifiuti che abbiamo trovato provengono da attività commerciali e artigianali, o piccole imprese.
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Spesso attività in nero che scaricano in nero, o si affidano a chi lo fa per loro. E non è un caso che sempre il "Commissario antiroghi", viceprefetto Romano, nelle operazioni di controllo nei primi sei mesi dell’anno abbia sequestrato ben 133 attività produttive rispetto alle 56 del 2020, denunciando alla magistratura 258 persone, contro le 144 dello scorso anno, mentre altre 263 hanno avuto una sanzione amministrativa (solo 10 nel 2020).
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Ci spostiamo sulla Variante provinciale 340 Casapesenna-San Cipriano d’Aversa. Questa lunga strada, che tra le campagne collega i due Comuni, era stata quasi letteralmente coperta di rifiuti in anni di scarichi abusivi. Dopo varie denunce, nel 2014 intervenne il primo commissario antiroghi, l’attuale prefetto di Verona, Donato Cafagna. La strada venne sequestrata, chiusa al traffico e completamente ripulita. E addirittura sorvegliata dai militari dell’operazione "Strade sicure". Dopo 7 anni i rifiuti sono tornati, abbondanti e pericolosi. Sono partite nuove denunce e addirittura sono intervenuti l’attuale commissario, ad aprile, e la Asl di Caserta, a giugno, sollecitando il Comune di San Cipriano d’Aversa a rimuovere i rifiuti. Non si è fatto nulla e intanto sono stati appiccati due roghi. Gli effetti sono ben visibili. E al di sopra sono arrivati altri rifiuti. Divani, frigoriferi, varie sedie spaccate, filtri di auto, ritagli di stoffe di qualche azienda tessile, tubi di plastica, bidoncini di prodotti chimici, e tanto altro.
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L’ultima tappa è altrettanto grave, come danno ambientale e inefficienza amministrativa. Siamo nei pressi del quadrivio Ischitella-Villa Literno e questo luogo ormai lo chiamano "l’inceneritore". E si capisce perché. Il 20 febbraio l’associazione "Terra nostrum" segnala al 1515 che nei giorni precedenti a più riprese erano stati scaricati su un terreno privato più di 500 copertoni. Più volte viene sollecitato il Comune di Villa Literno a rimuoverli. L’amministrazione risponde che pur avendo un’isola ecologica e una convenzione con Ecopneus, il consorzio tra produttori di pneumatici che si occupa del loro smaltimento, non poteva intervenire perché il 26 febbraio il terreno era stato sequestrato dai carabinieri. Il 19 maggio interviene anche il commissario antiroghi chiedendo alla procura di Napoli Nord di dissequestrare il terreno per poter rimuovere i copertoni. Questo avviene a fine maggio. Ma non accade nulla. Così la mattina del 24 giugno un rogo brucia tutto. Dei 500 copertoni restano solo i fili metallici dell’intelaiatura e uno spesso tappeto di polvere grigia, che si alza a ogni passo o a ogni refolo di vento, mentre attorno si coltivano pesche e altra frutta. Sicuramente molto sana.
Lunghe lampadine al neon, barattoli di vernici, sedili di auto, carcasse di televisori, sacchi pieni di bottiglie di birra, guaine di cavi elettrici privati del rame, sacchi di abiti usati: lo scenario di degrado non è cambiato - Mira