Il governo si rende conto d’essersi mosso maldestramente, così si corregge e corregge anche il tiro. Quei 51 siti definiti «aree sospette» e quei 9,2 chilometri quadrati di terreni agricoli a rischio «sono soltanto un inizio», ha detto il ministro di Grazia e giustizia, Andrea Orlando, «nulla ci impedisce di ampliarli». Il suo collega all’Agricoltura, Maurizio Martina, prima ribadisce e conferma il concetto («è solo un passaggio di questa storia»), poi fa sapere che «domani (oggi,
ndr) si riunisce subito il tavolo tecnico interministeriale» e già «la prossima settimana partiranno i primi provvedimenti per bloccare la vendita dei prodotti agricoli» nei terreni considerati a rischio.Ci si aspettava qualche contestazione, ieri, al convegno organizzato a Castel Volturno, da Legambiente con il Corpo forestale dello Stato (“Oltre la Terra dei fuochi. Per una Campania terra felix”). Ce la si aspettava, dopo la "mappatura" presentata martedì, proprio per la presenza dei ministri, dei magistrati e praticamente tutto lo stato maggiore schierato da queste parti contro i rifiuti tossici. E contestazione, civile e breve, c’è stata. A colpi di qualche cartello e un po’ di urla, tutto all’insegna della vera tragedia da queste parti: «Lo Stato qui non c’è. Noi dello Stato non ci fidiamo». Don Maurizio Patriciello si fa interprete della gente: «Noi siamo al vostro fianco. Vi prego ancora una volta. Aiutateci».Va dritto alla questione il ministro Martina. «Non dobbiamo abbassare la guardia», attacca: «Si sono sviluppate delle iniziative», ma nessuno, «tanto meno io, vuol far maturare l’idea che tutto sia risolto». Morale? «Quel che abbiamo fatto nelle scorse ore è il primo passo di uno scenario di perimetrazione, è un passaggio, non certo il capitolo finale di questa storia. Per la prima volta siamo in gradi profilare una perimetrazione secondo livelli di guardia differenti». E non sceglie a caso quel "profilare". Si spinge oltre: «L’oggetto fondamentale del messaggio dell’altro giorno non era tanto quella percentuale (il 2% di territorio inquinato), ma che iniziamo una nuova fase», attraverso un decreto che «ci dà la possibilità di continuare quest’attività di controllo e approfondirla». Lo ripete: «Approfondirla».Il Guardasigilli come titolare dell’Ambiente, da un anno, è venuto spesso da queste parti: «Sono convinto che in questa vicenda può esserci e ci sarà il riscatto di un territorio», spiega Orlando. Ricorda che la prima volta venne qui lo scorso maggio. «Questa è una crisi ambientale delle più gravi nel Paese. Un crisi ambientale e insieme democratica». Da queste parti del resto sono stati provocati «danni incalcolabili all’ambiente e alle persone - aveva detto poco prima il capo della Procura di Napoli, Giovanni Colangelo - la cui valutazione compiuta potrà purtroppo essere fatta fra qualche decennio». Danni così gravi d’avere via via creato (insieme a illegalità, collusioni e complicità con la camorra e certe industrie) l’attuale «panorama sconcertante che affligge questo territorio: inquinato, devastato, violentato».Sembra vederla diversamente il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Aveva definito «rigoroso l’accertamento fatto adesso (le mappature,
ndr)» e soprattutto bacchettava chi - secondo lui - «aveva usato toni apocalittici per scopi non chiari e inaccettabili», vista la «situazione è oggettivamente molto grave, ma non giustifica le speculazioni che con evidenza si sono tentate di fare».