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Agcom. Pirateria dell'informazione, Telegram blocca 7 canali su pressione degli editori

Redazione Internet giovedì 23 aprile 2020

La sede dell'Autorità per le comunicazioni

Continua la battaglia per il rispetto del diritto d'autore e contro la diffusione illecita dei contenuti giornalistici. Gli editori da tempo lamentano un grave danno economico, dovuto all'utilizzo non autorizzato e senza alcun pagamento, di quanto da loro pubblicato.

Il Consiglio dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), in seguito all'istanza con la quale la Fieg (Federazione italiana editori giornali) ha chiesto la rimozione di tutte le edizioni digitali di testate pubblicate su alcuni su Telegram, ha avviato un confronto con la piattaforma per la rimozione dei canali la cui attività di diffusione di contenuti risulta violare la tutela del diritto d'autore online.

L'istruttoria dell'Autorità ha portato all'adeguamento parziale da parte di Telegram che ha rimosso 7 degli 8 canali segnalati da Fieg.

"L'Autorità - afferma Agcom - è consapevole del carattere illecito della diffusione di intere edizioni digitali dei giornali sui canali Telegram e del grave danno che ciò arreca all'industria editoriale e, conseguentemente, al pluralismo dell'informazione e al giornalismo di qualità. Nel ribadire il proprio forte e fattivo impegno a difesa della proprietà intellettuale, che ha dato luogo all'adozione del regolamento per la tutela del diritto d'autore online, ormai divenuto una best practice a livello internazionale, Agcom sottolinea che i suoi interventi devono però svolgersi nell'ambito e nei limiti del regolamento stesso, conforme alle leggi dello Stato e alla normativa europea".

Pertanto riguardo agli interventi di carattere autoritativo sollecitati dalla Fieg, "anche attraverso una campagna sulla stampa nazionale e locale, è opportuno segnalare che Agcom - si sottolinea - può adottare provvedimenti che hanno come diretti destinatari soltanto soggetti compresi nel perimetro dei propri poteri regolatori. Quando la violazione avviene sui canali di un sito ubicato fuori dal territorio nazionale, come nel caso di Telegram, l'Autorità non può che rivolgersi ai provider italiani che forniscono l'accesso a internet, ordinando loro di procedere alla disabilitazione dell'accesso all'intero sito. Non è infatti possibile ordinare la rimozione selettiva dei soli contenuti illeciti, in quanto ciò comporterebbe l'impiego di tecniche di filtraggio che la Corte di giustizia
europea ha giudicato incompatibili con il diritto dell'Unione. Per espresse disposizioni delle direttive europee, la disabilitazione dell'accesso alla piattaforma deve rispondere a criteri di proporzionalità che Agcom ha sempre applicato con rigore".

"Allo stato attuale della legislazione un eventuale provvedimento di blocco indiscriminato di accesso a tutti i canali Telegram - quale quello richiesto dalla Fieg - appare sprovvisto del necessario requisito. Per legittimare un intervento diretto di Agcom nei confronti di Telegram - si legge ancora - occorrerebbe una modifica della normativa primaria che consenta di considerare stabiliti in Italia - con riferimento ai diritti di cui all'art. 4, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 70 del 2003 - gli operatori che offrono servizi
della società dell'informazione nel territorio italiano utilizzando risorse nazionali di numerazione. Una tale norma permetterebbe all'Autorità di adottare ordini di rimozione selettiva dei contenuti caricati in violazione del diritto d'autore rivolti direttamente a operatori come Telegram".

Allo stato, "l'Autorità non può che applicare il proprio regolamento, a norma del quale il Consiglio ha deliberato di archiviare gli atti e di trasmetterli nel contempo all'Autorità giudiziaria, come stabilisce la legge sul diritto d'autore. Ciò consentirà alla magistratura - i cui poteri non soffrono le stesse limitazioni proprie di quelli di un'autorità amministrativa - di perseguire penalmente tutti gli autori delle violazioni. Contestualmente Agcom coinvolgerà anche alla Polizia postale e alla Guardia di finanza affinché perseguano - al pari di quanto è stato fatto in relazione alle IPTV pirata - gli utenti che caricano e condividono sulla piattaforma le copie dei giornali e segnalerà a Google Play ed Apple store, i principali negozi virtuali di app, di tener conto dell'utilizzo dell'app Telegram degli italiani, più che altrove destinato ad usi illeciti".