Per gli incidenti in Val di Susa "sono d'accordo con chi ipotizza il reato di tentato omicidio": così ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, a margine di una conferenza stampa nella sede della Regione Lombardia. Il ministro, che ha ringraziato le forze dell'ordine e chi ha gestito la "situazione difficile", ha detto di augurarsi che "la magistratura vada fino in fondo e colpisca duramente i responsabili". L'uso di bottiglie incendiarie con dell'ammoniaca, secondo il ministro, indica che si è trattato di "un gruppo di delinquenti che ha cercato la vittima". Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha voluto porgere il ringraziamento suo e di tutto il governo per come è stata gestita ieri la situazione in Val di Susa, "per aver saputo contrastare quello che Napolitano ha definito violenza eversiva e io aggiungo di stampo terroristico". Secondo Maroni, in questa occasione, le forze dell'ordine si sono comportate "in modo esemplare e senza eccessi". "Confermo che l'opera sarà fatta e saranno garantite le misure di sicurezza": così il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha assicurato parlando della Tav a margine di una conferenza stampa in Regione Lombardia, sul numero unico di emergenza.
Guerriglia in Valle di Susa. Nella giornata di protesta nazionale contro la Tav scontri violenti si sono susseguiti per ore attorno al cantiere di Chiomonte, dove nelle prossime settimane si comincerà a scavare il tunnel esplorativo della nuova ferrovia Torino-Lione. I black bloc sono entrati in azione, come si temeva alla vigilia, per tentare di entrare nel cantiere della Maddalena di Chiomonte. Il bilancio dei feriti tra le forze dell'ordine è molto alto: 204 in totale. Di questi 139 appartengono alla polizia di Stato; in 110 si sono fatti visitare o sono stati portati all'ospedale Cto di Torino, e uno di loro, che dopo lo scoppio di una bomba carta ha riportato una perforazione al timpano, dovrà essere sottoposto a intervento chirurgico. Tra i carabinieri i feriti sono 47, tra i militari della guardia di finanza sono diciassette; il Corpo forestale ne lamenta uno. Ferito anche un dipendente del cantiere e molti No Tav - qualche decina - il numero è ancora imprecisato. Quattro manifestanti sono stati arrestati e un altro denunciato a piede libero. Ma c'è stata anche una parte pacifica della manifestazione, sottolineavano in serata - a scontri ormai finiti - sindaci e molti No Tav della Valle di Susa. Le dichiarazioni di
Alberto Perino, storico leader del movimento No Tav, non smorzano però la tensione: «Le violenze le ha commesse chi ha sparato i lacrimogeni ad altezza d'uomo».Contro le forze dell'ordine schierate a difesa dell'area recintata nei giorni scorsi, dopo lo sgombero avvenuto lunedì, sono state lanciate grosse pietre, bastoni, petardi e altri pericolosi oggetti, come i martelletti usati sui mezzi pubblici per rompere i vetri in caso di pericolo. Alla fine si contano 188 feriti tra carabinieri (37), poliziotti (130 del reparto mobile, un dirigente, cinque funzionari) e finanzieri (15), alcuni in modo abbastanza grave. Tra i No Tav il conteggio dei feriti è invece difficile se non impossbile: uno è stato portato al Cto di Torino, sei hanno avuto bisogno del trasporto in ambulanza, un'altra quindicina è stata medicata direttamente alla baita del presidio No Tav. Uno studente veneziano di 19 anni è ricoverato all'ospedale di Susa con un «politrauma toracico e addominale»: sarebbe stato colpito da un candelotto lacrimogeno da distanza ravvicinata. Per la Questura i manifestanti in totale sono stati 6mila, per i No Tav dieci volte tanto: «Siamo oltre 50mila», avevano detto trionfalmente quando la situazione era ancora abbastanza tranquilla. I lavori al cantiere sono stati fermati, ma riprenderanno oggi; chiusa anche l'autostrada A32 Torino-Bardonecchia, mentre sulle statali si sono formate lunghissime code. In serata sono state riaperte l'A32 e la statale 24. Tra i manifestanti molti erano quelli arrivati da fuori, da molte regioni italiane e anche dall'estero (parlavano inglese), da Francia, Germania, Spagna. Tra di loro si annidavano i professionisti dello scontro violento. E sono quelli che hanno trasformato i boschi subito sopra il piazzale della Maddalena in un campo di battaglia. Lo scontro è stato violento e lo si è avvertito anche a chilometri di distanza, sentendo le esplosioni della bombe carta lanciate dai manifestanti più violenti e le scie dei lacrimogeni sparati dalle forze dell'ordine per allontanare gli aggressori tra i boschi di Ramats. Nel pomeriggio un nuovo fronte di tensione si è creato più a valle, nella zona della centrale idroelettrica, dove lunedì scorso la ruspa scortata dalle forze dell'ordine si era aperta la strada per spazzare via le barricate erette in oltre un mese di occupazione della "Libera Repubblica della Maddalena''. «Abbiamo vinto - ha detto a fine giornata Perino - perché volevamo assediare il cantiere e ci siamo riusciti». La calma è tornata nella serata, poco prima del calare del sole, quando sul ponte della Valle Clarea una delegazione di No Tav, a braccia alzate, ha incontrato dirigenti e funzionari di polizia. Ma la protesta No Tav non finisce, continuerà nel campo affittato lungo il fiume, ora trasformato in un campeggio. Si spera che le violenze siano finite, anche se l'avversione all'opera continua a essere molto forte e nessuno davvero sa cosa succedera».
NAPOLITANO, VIOLENZA EVERSIVA ISTITUZIONI CONDANNINO Giorgio Napolitano condanna con decisione quella che definisce «violenza eversiva» in Val di Susa e chiede a tutte le istituzioni e le componenti politiche democratiche a fare altrettanto. Il capo dello Stato interviene in serata, dopo una giornata campale che ha visto fronteggiarsi per ore forze dell'ordine e black bloc, con una durissima nota nella quale scarica la responsabilità di veri e propri atti di guerriglia verso «gruppi addestrati» a queste pratiche. Da qui l'invito alle forze dello Stato a «vigilare» e a intervenire con la «massima fermezza». Le parole del presidente della Repubblica chiudono anche la giornata di un animatissimo dibattito politico che è sfociato in un nuovo "strappo" a sinistra sulle parole del leader del movimento 5 stelle
Beppe Grillo, che aveva difeso indistintamente tutti i manifestanti, compresi i più violenti, parlando di «rivoluzione straordinaria», fatta da «eroi». Dichiarazioni che facevano da contraltare alle prese di posizione, quasi bipartisan, dal Pd al Pdl, che definivano gli atti violenti anti-tav come azioni «para-terroristische» condotte da un «manipolo di esaltati e di squadristi». Si sono smarcati dai «violenti», senza rinnegare la contrarietà alla Tav, anche Sel e Verdi, che hanno preso parte alle manifestazioni. Ma la sinistra si spacca comunque, con il Pd che condanna con forza gli scontri, e con Pdl, Lega e Terzo polo si schiera dalla parte delle forze dell'ordine. Mentre il leader di Prc,
Paolo Ferrero, difende i grillini dando piena solidarietà al loro leader. Intanto, il governo conferma l'intenzione di andare avanti. Denuncia uno «Stato di polizia», Beppe Grillo. «State facendo una rivoluzione straordinaria, siete tutti eroi», incita i manifestanti della Val di Susa. Mentre il suo blog si fa megafono di chi non esita a dire: «Alla guerra si risponde con la guerra, bisogna scatenare focolai di rivolta in tutte le maggiori città italiane. La Torino-Lione è la più grande truffa del secolo, sostiene Grillo, che accusa la polizia di «usare gas lacrimogeni proibiti, armi da guerra cancerogene». Di fronte alle scene degli scontri decidono dunque di dissociarsi, almeno in parte, Verdi e Sel. «Condanniamo senza esitazione e con forza gli episodi di violenza, ma vogliamo un'operazione verità su un'opera che costerà un'enormità. Alla manifestazione di sicuro non c'erano né corrotti, né mafiosi, né piduisti, ma tante famiglie, bambini, suore, agricoltori», sottolinea il presidente dei Verdi
Angelo Bonelli, che era tra loro. «Nessuno cerchi di strumentalizzare questo movimento popolare. Perciò condanniamo chiunque si sia reso protagonista di atti violenti», interviene in serata Sel, con
Monica Cerutti e Michele Curto, che hanno guidato la delegazione del partito di Vendola in Val di Susa. «Non sarà un ristretto gruppo di violenti e delinquenti a far cambiare idea al governo che intende realizzare la Tav nel rispetto degli accordi e degli impegni internazionali. La Torino-Lione è un'opera che genera sviluppo, crescita e occupazione e pertanto è prioritaria», è la risposta ferma del governo, con il ministro delle Infrastrutture
Altero Matteoli, mentre dure dichiarazioni di condanna degli scontri si levano da Pdl e Lega. Nella condanna unanime dei violenti diversi gli interventi di esponenti di Terzo polo, Pd e Idv: «In Val di Susa gli eroi sono i poliziotti e gli operai, non i manifestanti né tantomeno i delinquenti che tirano le pietre», afferma
Pier Ferdinando Casini (Udc) in risposta a Grillo. Mentre
Pier Luigi Bersani sottolinea che gli «attacchi violenti» alle forze dell'ordine sono «allarmanti e assolutamente inaccettabili». «Isolare, condannare la violenza e ripudiarne ogni presunta giustificazione - aggiunge Bersani, segnando le distanze dal partito di Vendola, che per lunghe ore tace - è un dovere elementare di tutte le forze politiche. Non è per noi tollerabile nessun equivoco».
Intanto, da Roberto Cota (Lega), Piero Fassino (Pd) e Antonio Saitta (Pd), presidente del Piemonte, sindaco di Torino e presidente della Provincia, arriva un comunicato congiunto per esprimere solidarietà alle forze dell'ordine, una «ferma condanna» della violenza e «la volontà di andare avanti senza farsi intimorire». «Non si può tollerare che a legittime manifestazioni di dissenso cui partecipino pacificamente cittadini e famiglie si sovrappongano, provenienti dal di fuori, squadre militarizzate per condurre inaudite azioni aggressive - chiude il suo ragioanmento il presidente della Repubblica - contro i reparti di polizia chiamati a far rispettare la legge». Napolitano esprime infine «plauso e solidarietà alle forze dell'ordine che hanno subito un pesante numero di feriti». E confida che «si accresca in Val di Susa, con chiari comportamenti da parte di tutti, l'impegno a isolare sempre di più i Non professionisti della violenza».