L'AZZARDO NON È UN GIOCO. «Tassiamo il gioco, non la benzina»
«A che gioco giochiamo? Mentre si sta discutendo la legge antiazzardo lo Stato ha già autorizzato nuove concessioni. Si continuerà a puntare anche vicino alle chiese». È forte il grido d’allarme di monsignor Alberto D’Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura. Il tema del gioco d’azzardo gli sta a cuore, e continua a ripeterlo. Un po’ per quei numeri spietati – già presentati lo scorso maggio all’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato – secondo cui su dieci casi di usura accertata, ben 4 sono da ricondurre al gioco d’azzardo. Un po’ perché lo Stato, di quei numeri, sembra non voler prendere davvero coscienza. E pensare «che è alla fine è quello che guadagna di meno dal gioco – spiega D’Urso – mentre i concessionari prendono soldi sia direttamente che indirettamente». Di qui la proposta, condivisa con il Cartello "Insieme contro l’Azzardo", coordinato da Attilio Simeone: abbandonare l’idea dell’annunciato aumento delle accise sulla benzina e aumentare la tassazione sui giochi d’azzardo attualmente esistenti per far fronte ai danni creati dal terremoto in Emilia Romagna. L’idea è suggerita «al governo e in particolare ai ministri Riccardi, in qualità di ministro delegato ai problemi della famiglia, e Passera» e darebbe un esito immediato, anche senza introdurre nuovi giochi. Anzi, «si innalzerebbe il prelievo sulle forme esistenti, alcune delle quali hanno aliquote comprese tra lo 0,1 e lo 0,6%». Un’ingiustizia, quest’ultima, perché «è impensabile che alcuni giochi siano tassati meno degli alimenti di prima necessità – spiega don Alberto –. Tra un pezzo di pane e un “gratta e vinci” bisogna dare priorità ai bisogni della gente». La Consulta nazionale antiusura si aspetta un cambio di rotta delle istituzioni, e lo invoca: «Ci attendiamo interventi che siano educativi, con un’attenzione vera alla famiglia – dice ancora don Alberto –. Lo Stato deve attingere dallo spreco: siamo di fronte a una patologia da gioco che dilaga e che colpisce i più poveri e una persona indebitata è anche al collasso». Con il volontariato poi «lavoriamo tantissimo – aggiunge –, ma in questo momento di crisi le famiglie sono tartassate, i suicidi aumentano». Della situazione, tra l’altro, si parlerà a Roma nel corso dell’assemblea delle Fondazioni antiusura indetta per il 26 giugno prossimo; «il 27 saremo anche in udienza dal Papa – spiega il sacerdote pugliese –, chiederemo una parola di incoraggiamento». Ma le risposte devono venire principalmente da chi governa la cosa pubblica, senza scappatoie. Perché, chiedono dalla Consulta nazionale antiusura e dal Cartello "Insieme contro il gioco d’azzardo", «non bisogna replicare il "decreto Abruzzo" e aumentare la tassazione sui generi di primo consumo, mentre le famiglie subiscono la stretta di una fiscalità sempre più soffocante con una contrazione seria dei consumi». In questi giorni di Imu, che fa ricadere sulle famiglie gli errori e le leggerezze commessi nell’amministrazione del Paese, «un maggior prelievo sui giochi comporterebbe un parziale riequilibrio», continua don D’Urso, andando ad incidere sui concessionari che, secondo i promotori dell’appello, «hanno trovato in Italia un vero e proprio paradiso fiscale».