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Rimini. Tajani insiste sullo ius scholae: essere italiani non è legato alle generazioni

Angelo Picariello, inviato a Rimini giovedì 22 agosto 2024

Antonio Tajani al Meeting di Rimini tra monsignor Paglia (a destra nella foto) e Bernhard Scholz

«Bisogna aumentare gli studenti africani che studiano in Italia per avere più esperti, “ambasciatori”, che parlano l’italiano oltre alla loro lingua madre. Ma non voglio parlare degli africani che poi intendono diventare cittadini italiani, sennò qualcuno si arrabbia. Mi riferisco allo ius scholae».

In realtà ha voglia di parlarne eccome il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, intervenuto al Meeting di Rimini a parlare di pace e cooperazione. Al suo fianco monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita, che esclama: «Viva lo ius scholae!». E la platea approva.

Per Tajani la cittadinanza e la pace nei conflitti viaggiano insieme dentro una idea diversa di Europa perché «noi abbiamo una visione da Ppe»: non burocrazia, ma valori comuni, quindi cultura. Stavolta sembra avercela proprio con FdI, il partito della premier Meloni, in particolare con il capogruppo alla Camera Tommaso Foti, il quale ieri mattina aveva ribadito che «nel programma di governo non c’è questo argomento e non c’è neanche nei singoli programmi dei partiti».

Nel Meeting che celebra Alcide De Gasperi con una seguitissima mostra a 70 anni dalla morte, Tajani riprende la sua idea di “patria europea”. Dove il sovranismo nazionale rischia di diventare un recinto antistorico. «Essere italiano, essere europeo, ed essere patriota non è legato a sette generazioni, ma a quello che sei tu. Non sono né un pericoloso sovversivo né un estremista di sinistra, ma dico che bisogna guardare alla realtà per quella che è. Io insisto sulla formazione, sull’identità, sulla cultura, perché se tu accetti di essere europeo nella sostanza, sei italiano ed europeo non perché hai la pelle bianca, gialla, rossa o verde, ma perché dentro di te hai quelle convinzioni, perché vivi quei valori – afferma Tajani – perché dentro di te hai quell’anima europea. Se poi i tuoi genitori sono nati a Kiev, La Paz o Dakar è la stessa identica cosa», aggiunge il titolare della Farnesina. E chiosa fra gli applausi: «Io preferisco quello che ha i genitori stranieri e canta l’inno di Mameli all’italiano da sette generazioni che non lo canta».

Oltre al nuovo fronte con FdI, quello già aperto con la Lega diventa incandescente. Si va addirittura sull’interpretazione corretta del pensiero di Silvio Berlusconi. La Lega rilancia sui propri social un video del 2017 del fondatore di Forza Italia in cui si diceva contrario allo ius soli. «Ascoltate le parole - inequivocabili - del grande Silvio. Ius soli e ius scholae? No, grazie», si legge nel post. Il video rilanciato sui profili ufficiali riporta un’intervista del Cavaliere: «No, lo ius soli noi non lo vogliamo. I trafficanti avrebbero un argomento forte per dire: “in Italia si ha la cittadinanza facile”». Ma dopo cinque anni di ciclo scolastico? «Bisogna vedere.. . - rispondeva Berlusconi -, alcuni vogliono la donna segregata. Alcuni odiano i cristiani. Non possiamo dargli cittadinanza solo perché hanno frequentato la scuola».

La replica di Tajani è piccata: «Io non faccio polemiche, credo di conoscere bene il pensiero di Berlusconi. E non credo che Berlusconi debba essere utilizzato per fare polemiche politiche. Io non ho fatto polemica politica, non intendo fare polemica politica con nessuno. So quello che diceva Berlusconi», è il suo commento, parlando a margine del Meeting . «Berlusconi - spiega ancora Tajani - si riferiva a un corso di studio di cinque anni, noi diciamo oggi che serve un corso di studio completo, cioè la scuola dell’obbligo, vale a dire fino a 16 anni, non con la semplice iscrizione ma con il raggiungimento del titolo che dimostri di fatto la conoscenza e lo studio della cultura italiana. Questa è una linea che garantisce molta più integrazione di quella che è prevista dalla legge attuale, che dice che a 18 anni puoi diventare cittadino italiano».

Poi, insiste Tajani, «preferisco uno che non ha il cognome italiano e che ha i genitori non nati in Italia e che canta l’inno», ripete prima di lanciare l’affondo finale rivolto agli alleati: «Non impongo niente a nessuno, ma non voglio neanche che nessuno imponga qualcosa a me, quindi sono libero di parlare. Siamo partiti diversi, sennò saremmo un partito unico», dice Tajani. Anche se poi rivolge pure una rassicurazione: «Sono leale al centrodestra, il governo può dormire sonni tranquilli».

Peraltro, in questa battaglia Fi ha dalla sua parte Noi moderati. Lo ripete Maurizio Lupi: «Siamo favorevoli allo ius scholae, riteniamo che sia giusto concedere la cittadinanza dopo due cicli di studio completi. Non c’è nessuna spaccatura nella maggioranza, si può affrontare il tema senza pregiudizi sia nella coalizione sia con un dialogo aperto in Parlamento. Invitiamo, per questo, l’opposizione a confrontarsi nel merito senza strumentalizzazioni», dice Lupi, anche nella sua veste di presidente dell’Intergruppo per la sussidiarietà.

Il tema Tajani lo riprende anche in giro fra gli stand, quando prende in braccio una bambina da poco arrivata dallo Zambia, giunta in Fiera con la sua nuova famiglia adottiva e con il sindaco di Monte Grimano Terme. I genitori hanno voluto ringraziare il ministro per l’impegno profuso nel processo di adozione. «Non conta il colore della pelle, - dice Tajani -, se veniva dalla Bielorussia era lo stesso. Sono cristiano e sicuramente la prima cosa che mi hanno insegnato è che siamo tutti uguali di fronte a Dio, il colore della pelle non c’entra. C’è un'anima europea, di cui fa parte anche l'identità cristiana. E non è una questione da parrocchia. Ci sono la centralità della persona, il fatto che non ci sia la pena di morte, in Europa, la separazione tra Stato e Chiesa...». Cita anche il tema delle carceri e conclude: «Vado avanti per la mia strada. Perché credo che sia questa l'identità di Forza Italia».