Attualità

Sulla rotta del nord, che resta sbarrata . «Così l'Europa continua a respingerci»

Paolo Lambruschi inviato a Oulx (Torino) domenica 5 febbraio 2023

I container attorno al Rifugio Fraternità Massi, a Oulx, dove i migranti vengono accolti e ricevono cure mediche e aiuti

I disegni dei bambini appesi con lo scotch sui muri del Rifugio Fraternità Massi raccontano di viaggi iniziati in terre lontane. Cammelli, deserto, sole, la neve della rotta balcanica e quella di Oulx, in alta Val di Susa, la valle dell’accoglienza, che nel giardino arriva a mezzo metro e salendo arriva ai due metri del valico del Monginevro, in Francia. Storie raccontate in lingue e alfabeti sconosciuti, dall’arabo al farsi. Il Rifugio ha registrato nel 2022 oltre 15mila passaggi di persone. In 5 anni è diventato uno dei due passaggi ad ovest della “rotta italiana” del nord, quella rete di “movimenti secondari” di profughi e migranti attraverso le frontiere che è al centro dell’attuale discussione tra Ue e Italia. Inizia a Trieste e prosegue verso Milano, dove il flusso si suddivide in tre direzioni: Como per la Svizzera e il nord Europa, scelto soprattutto dalle famiglie, Oulx e Ventimiglia per chi vuole raggiungere Francia, Belgio, Olanda e Regno Unito. Dalla rotta balcanica, da Ungheria e Serbia, sono arrivate nel capoluogo giuliano da ottobre a dicembre 2022 circa 2mila persone, in maggioranza afghani, pachistani e iraniani che si sono poi divisi.

Le giacche a disposizione dei profughi - .

«Afghani e iraniani, che se la cavano in montagna, preferiscono passare da Oulx – spiega Simone Alterisio, responsabile confini della Diaconia valdese la quale, grazie al progetto Open Europe finanziato anche da Acri, registra i passaggi dai centri alle tre frontiere oltre ad offrire assistenza legale e aiuto umanitario – mentre i pachistani scelgono Ventimiglia». Paradossalmente alla vigilia dell’entrata in vigore del trattato del Quirinale i respingimenti dalla Francia sono cresciuti su tutto il confine occidentale. Il recente rapporto Prab conferma che a Ventimiglia sono state respinte nel 2022 almeno 17.750 persone e 3.700 a Oulx. In tutto più di 20mila persone. « Da gennaio a febbraio c’è un calo fisiologico dei flussi. Comunque, con un metro di neve sulle montagne, almeno 30 persone al giorno provano a passare in Francia e la metà viene respinta».

Don Luigi Chiampo, parroco a Bussoleno, è il fondatore di Talità Kum, la realtà che ha iniziato nel settembre 2018 ad accogliere i migranti di passaggio in una piccola palazzina dei Salesiani. Dopo il Natale 2021 con il fondamentale contribuito della Fondazione Magnetto è stata acquisita l’ex casa vacanze dei salesiani, struttura più grande che arriva fino a 70 posti in accoglienza. Tre piani, aperta 365 giorni l’anno per 24 ore, è vicina alla stazione ferroviaria che trasporta i migranti da Torino e a quella degli autobus. Diversi volontari affiancano i nove operatori. E c’è un servizio di assistenza sanitaria giornaliera offerto dai volontari di Rainbow for Africa e di Medu. Il Rifugio Fraternità Massi è diventato uno spazio aperto a volontari di ogni orientamento e un osservatorio delle dinamiche migratorie « I flussi – commenta don Chiampo – sono come l’acqua, si disperdono per aggirare ostacoli. Così, da Ventimiglia sono saliti a Oulx e le famiglie da tre mesi scelgono Como per passare in Svizzera».

I nuclei con bambini, conferma Martina Cociglio, operatrice legale di Diaconia Valdese, vengono respinti più facilmente dai francesi perché non possono percorre sentieri difficili in montagna. Un esempio è un nucleo iraniano che aveva cercato di chiedere asilo in Italia. La mancanza di posti nella città dove avevano chiesto accoglienza li ha portati a decidere di raggiungere la Francia da Oulx. « Non immaginavano di trovare un confine tra due Paesi europei – aggiunge Martina –, così hanno provato a passare a piedi tra Claviere e Briançon, ma sono stati fermati da agenti che, secondo una prassi illegittima e consolidata dalla sospensione della libertà di movimento nel 2015, non hanno voluto ascoltare la loro domanda di asilo né la richiesta di ricevere assistenza legale. Sono rimasti chiusi diverse ore in un container prima di venire riportati in Italia . I respinti vengono portati dalla Croce Rossa di Susa al rifugio prima di mezzanotte o all’alba in queste sere d’inverno. Tra questi uno strano gruppo di indiani e pachistani che vengono dai due versanti del Punjab divisi dalla frontiera tracciata dagli inglesi nel 1947. Una storia che avrebbe reso felice Dominique Lapierre.

I disegni dei bambini che arrivano nel rifugio - .

«Ci siamo incontrati in viaggio – spiega uno di loro –, siamo tutti scappati per motivi politici in Europa. Dopo due mesi, siamo arrivati in Serbia e poi in Ungheria e quindi a Trieste. I francesi ci hanno respinto senza neppure averci ascoltato ». Ci sono anche tunisini appena sbarcati e marocchini partiti da Torino, tutti in cerca di fortuna Oltralpe. Nel refettorio ci sono 25 ospiti – tutti maschi ad eccezione di una ragazza –, la metà dei quali è stata respinta. Alle 19 si cena, poi gli ospiti sostano in refettorio usando il Wi-Fi per chiamare le famiglie. Possono fare una doccia, dormire in un letto caldo e cambiarsi. Il guardaroba è ben fornito grazie a generose donazioni di giubbotti, abiti impermeabili e pesanti, scarponcini da trekking. Molti arrivano dai Balcani con vestiti leggeri, scarpe distrutte con i piedi lesionati e rischierebbero la vita. Spesso vengono rimandati in Italia – cattiva abitudine transalpina – anche i minori stranieri non accompagnati.

«A Oulx – prosegue Martina – sono principalmente afghani. Solitamente viaggiano in gruppo, provenendo dalla rotta turcocalabra o da quella balcanica. Capita che, nonostante la minore età, siano respinti a causa di precedenti identificazioni errate come maggiorenni. La possibilità di una nuova identificazione per una immediata messa in protezione, infatti, non avviene in frontiera, dove la verifica delle impronte è l'unico criterio che definisce la presa in carico o meno da parte francese. Un indizio trovato sul cellulare o nello zaino di chi si dichiara minore può portare al respingimento». Alla mattina presto si prende l’autobus per Claviere. Chi non vuole rischiare la traversata di giorno tra gli sciatori, scende prima, a Cesana, e aspetta il buio in due case occupate. Chi può permetterselo paga 200 euro un passeur senza, però, garanzie. Chi non ha soldi cammina invece fino a Claviere per prendere, dietro alla chiesa o all’imbocco della pista di fondo, la montagna dai due versanti, cercando di salire per sfuggire alla vista dell’arcigna polizia di frontiere francese e poi scendere verso la salvezza, il Refuge solidaire di Briançon. I sentieri diventano molto pericolosi con neve e ghiaccio, solo con il disgelo di primavera si saprà se qualcuno si è perso per sempre.